La vicenda dell'uomo con due nomi in carcere per reati forse non suoi

La vicenda dell'uomo con due nomi in carcere per reati forse non suoi SOSPCSO PER ALTRI ACCERTAMENTI II PROCESSO D'OPPEllO A GENOVA La vicenda dell'uomo con due nomi in carcere per reati forse non suoi Sostiene di chiamarsi Paolo Baudo - Per la legge, invece, è Luigi Donati, nato ad Asti, re- ai sponsabile di furti e rapine - Dovrebbe restare recluso altri 21 anni, oltre i due già scontati (Dal -«stro corrispondente) Genova, 26 aprile. Da più di due anni un uomo è in carcere per rispondere di un'accusa che, se provata, lo obbligherà, a restarvi per altri ventuno. Per la legge, quest'uomo si chiama Luigi Donati, nato ad Asti il 31 gennaio 1931 e perseguito da dieci ordinU di carcerazione per altrettante condanne a complessivi 18 anni di reclusione subite in contumacia; egli, invece, sostiene di essere Paolo Baudo, nato a Niguarda.(Milano) il 22 dicembre 1925 e di non avere nulla che vedere con le rapine e. i furti attribuiti dai dieci ordini di carcerazione a Luigi Donati. Il Tribunale di Genova, a conclusione d'un lungo processo, lo aveva assolto con formula piena dall'accusa di sostituzione di persona, ma oggi l'ingarbugliata vicenda giudiziaria è tornata in alto mare: al processo d'appello, il procuratore generale dott. Enzo Moretta non ha creduto alle affermazioni dell'imputato ed ha proposto la sua condanna a 3 anni e 3 mesi di -reclusione in aggiunta ai 18 ancora in sospeso. Dopo due ore di camera di consiglio, la Corte d'Appello .ha deciso di sospendere il processo, demandando l'accertamento della vera identità dell'imputato alla magistratura civile. Innocente o colpevole, l'uomo dai due nomi dovrà pertanto restare in carcere ad attendere che altri giudici risolvano l'enigma. Lo sconcertante caso venne alla luce nel gennaio '66. allorché la polizia genovese arrestò un uomo nel quale, su indicazione d'una lettera anonima, aveva ritenuto di identificare il pregiudicato Luigi Donati, ricercato per furti e rapine avvenute in Toscana e che avevano comportato tante condanne per diciott'anni di carcere. A quell'epoca l'arrestato viveva a San Cipriano, un paese dell'entroterra genovese, dove si era sposato, sotto il nome di Paolo Baudo, con una giovane del posto, Caterina Mocci. E come Paolo Baudo egli aveva ottenuto non soltanto i documenti per sposarsi, ma anche una carta d'identità e una patente di guida rilasciata dalla prefettura di Torino. « Non sono Luigi Donati — dichiarò l'uomo — ma Paolo Baudo. Mi sono servito del primo nome nel 1944, per sfuggire alla chiamata alle armi della repubblica di Salò ». Nell'agosto del '66, quando comparve per la prima volta davanti ai giudici del Tribunale sotto l'accusa di sosti-, tuzìone di persona, BaudoDonati disse: « Non so nulla delle rapine e dei furti compiuti da Luigi Donati. Io sono Paolo Baudo, figlio di zingari. Mio padre Eugenio si spostava da un punto all'altro della penisola, mia ma¬ dre lo aveva abbandonato. Ho avuto tanti fratelli. Ricordo una sorella, Cristina, ma di lei so 'Soltanto che abita nei dintorni di Torino. Ero assieme a lei quando mio padre morì, cinque anni fa, all'ospedale di Torino ». Quattro mesi dopo, durante un intervallo del processo, il difensore dell'imputato, avv. Antonino Juvaraf rintracciò a Grugliascò la sorella di Paolo Baudo, Cristina Baudo in Fasoli, 48 anni, abitante in via Silvio Pellico 15, e la condusse davanti ai giudici. Appena entrata nell'aula, la donna corse ad abbracciare l'imputato. « Sì, è lui, mio fratello!» disse. All'udienza conclusiva, si fece' vivo un altro fratello, Maurizio Baudo: risiedeva a Parma dove era stato appunto rintracciato dal difensore dell'imputato. Il teste riconobbe subito il proprio fratello. « Non ci sono dubbi — disse — è proprio Paolo ». L'intervento del pubblico ministero fu brevissimo: assoluzione dell'imputato per insufficienza di prove. L'avv. Antonino Juvara puntò invece sulla formula piena e in questo senso il Tribunale decise assolvendo « Paolo Baudo dall'accusa di sostituzione di persona perché i fatti a lui ascrìtti non costituivano reato ». Baudo-Donati non potè però riacquistare la libertà perché la procura generale della Repubblica interpose appello contro la sentenza del Tribunale. Oggi, al processo di secondo grado il rappresentante della pubblica accusa ha dato scarso credito alle testimonianze che hanno favorito l'assoluzione dell'imputato: « Luigi Donati e Paolo Baudo sono la stessa persona che per anni è riuscita a sottrarsi alla giustizia ». Quando il presidente della Corte d'Appello ha letto l'ordinanza di sospensione del processo, l'uomo dai due nomi è scoppiato in lacrime. f. d. L'uomo dai due nomi: Luigi Donati e Paolo Baudo