In carcere l'agricoltore che uccise due contadini con l'olio avvelenato

In carcere l'agricoltore che uccise due contadini con l'olio avvelenato Una fosca vicenda scoperta nelle campagne di Palermo In carcere l'agricoltore che uccise due contadini con l'olio avvelenato Altri tre braccianti sono gravi - Ha confessato - Voleva sopprimere il mezzadro - il condimento è stato usato in un'insalata mangiata anche dagli altri (Dal nostro corrispondente) Palermo, 26 aprile. Salvatore La Fata, l'anziano agricoltore di Terrasini che per uccidere il proprio mezzadro ha mescolato un insetticida con l'olio in una bottiglia, provocando la morte di due contadini e l'avvelenamento di altri tre, è entrato stamane nelle carceri dell'Ucciardone. Appariva tranquillo e per nulla pentito del crimine di cui si è reso responsabile. La tragica fine di Giuseppe Pagano di 42 anni e di Salvatore Tamburello di 36 — fulminati dall 'anticrittoga¬ mico contenuto nell'olio usato per condire l'insalata — e il fatto che altri tre uomini si dibattano ancora tra la vita e la morte in ospedale per avere consumato la stessb colazione, non ha lasciato in lui traccia alcuna. Dell'avvelenamento dei cinque braccianti agricoli bagheresi si era parlato come di una disgrazia. Nessuno poteva immaginare che l'antiparassitario finito nella insalata consumata dai cinque uomini durante - l'ora di colazione era frutto di un diabolico piano criminoso architettato dal La Fata per liberar- si del suo mezzadro Pietro Garofalo di 40 anni e affidare così la terra ad altri che si lasciassero sfruttare senza ribellarsi. Il fatto che lo stesso Garofalo e gli altri due avvelenati, Giuseppe Provino di 66 anni e Giuseppe Provenzano di 43, siano sopravvissuti all'azione fulminante del potente insetticida, ha materialmente tradito l'omicida sul conto del quale gli intossicati, tra gli spasimi del gravissimo malore che li ha colti, hanno avanzato i loro sospetti. Sospetti che raccolti dai carabinieri hanno portato al fermo del La Fata il quale è poi crollato, confessando tutto, durante gli interrogatori. L'anziano agricoltore ha poi guidato egli stesso i militi dell'Arma verso il rustico del suo podere di Partinico per indicare il luogo ove aveva nascosto la lattina con i resti dell'insetticida usato per portare a termine il crimine. « Volevo uccidere Garofalo, Il mio mezzadro — ha egli spiegato agli inquirenti — perché lui non voleva andarsene dalla mia terra alla scadenza del contratto di mezzadria ». La tragedia dei cinque braccianti è avvenuta mercoledì mattina in contrada « Parrini » territorio di Partinico. Pietro Garofalo e i suoi compagni, come lui nativi di Bagheria, alla mezza, hanno deciso di sospendere il lavoro per andare a consumare una frugale colazione a base di patate bollite. Raccoltisi attorno ad un albero i cinque uomini, dopo avere condito l'insalata con abbondante olio di oliva, hanno cominciato a mangiare. Fin dai primi bocconi i contadini si sono resi-conto che il. cibo aveva uno strano sapore e lo hanno messo da parte. Era però bastato che ne ingoiassero un solo boccone per rimanere avvelenati. Colti da atroci dolori addominali si sono messi a correre per i campi gridando aiuto. Prima che qualcuno potesse loro prestare soccorso; Giuseppe Pagano stramazzava a terra fulminato. Salvatore Tamburello spirava durante il tragitto verso l'ospedale di Partinico. I medici potevano prestare le loro cure, invece, al Garofalo (vittima predestinata), al Provino e al Provenzano, che pur gravissimi reagivano alle terapie rianimanti e disintossicanti. f. d.

Luoghi citati: Bagheria, Palermo, Partinico, Terrasini