«Le SS giocavano coi bimbi ebrei in attesa del giorno della strage» di Tito Sansa

«Le SS giocavano coi bimbi ebrei in attesa del giorno della strage» Drammatica rievocazione dell'eccidio di Melna «Le SS giocavano coi bimbi ebrei in attesa del giorno della strage» La signora italiana Liliana Cariseli racconta: «I soldati nazisti distribuivano cioccolata ai ragazzi, ridevano e scherzavano. Li illusero per 7 giorpi e poi li uccisero» - Alcuni ebrei avrebbero potuto scappare, ma non lo fecero per non abbandonare gli amici (Dal nostro inviato speciale) Monaco, 25 aprile. Sgomento e orrore hanno gravato oggi nell'aula gr'dh- Mònaca, di ' Baviera, al prò-Cesso per le stragi delle SS svi Lago Maggióre. Fuori pio-' veva è la sala era affollata, come'mai'prìina era decaduto ad OsnabrUck, sede del processo. Uomini è donne di tutte le età erano Venuti per ripararsi dal maltempo e sono rimasti fino alla fine dell'udienza,, rapiti dagli spaventosi e pietosi racconti fatti da tre testimoni, venute dall'Italia. Le signore Liliana Carisch-Di Nola, Carla Robecchi-Polettì e Florio Pisa, che vissero le terribili giornate ■di. Meina, hanno ricordato le loro esperienze.. con accenti semplici'e sinceri. Una più austera rievocazione dell'anniversario{ della liberazione dal nazismo non sarebbe stata possibile. « Alcuni del sedici ebrei tenuti' prigionieri dalle SS nell'albergo "Meina" di Meina avrebbero potuto salvarsi — ha rivelato la signora CarischDi Nola —. Nei sette giorni in cui rimasero rinchiusi, parecchi di loro pensarono di fuggire, ne discussero, ma scartarono quell'idea. O salvarsi tutti o andare tutti insieme contro un destino sco¬ nosciuto. Poiché era impossibile fuggire, tutti e sedici (le SS nei primi giorni li lasciarono ; usqiré dall'albèrgo presagli? sugli altri se 'non. fossero tornati-puntuali) decisero dirimanere tutti quanti; Il loro fu uri nobile gesto di coraggio, si potrebbe dire di eroismo». ; « Sapevano tutti ha continuato la signora Carisch-Di Nola — che sarebbero stati uccisi, nessuno s'illudeva di finire in un campo dì concentramento. Si preoccuparono soltanto di mettere in salvo le proprie gioie, affinché almeno servissero ai loro parenti. Ma benché ciascuno fosse convinto della fine imminente, si mantennero sereni fino all'ultimo, tranquillizzando i bambini. Giocavano a carte, per passare il tempo. Cosi si comportarono fino alla sera del 22 settembre quando le SS armate - vennero a prelevarli ». «Lunedi 20 settembre, quando andai al "Meina" per ritirare le gioie di alcuni ebrei (le feci uscire in una borsa per la verdura), la situazione era completamente mutata rispetto ai giorni precedenti — ha ricordato la teste —. Non più elasticità nella sorveglianza, ma sentinelle ad ogni pianerottolo, e tutti gli ebrei raggruppati all'ultimo piano, i Lassù l'atmosfèra era incredibile: salii con uno stratagèmma e trovai le SS che giocavano a nascondino con i bambini, che distribuivano cioccolatini, che ridevano con tutti, che servivano a tavola. All'interno della fortezza erano gentilissimi e - umani, gli ebrei prigionieri erano sereni e con qualche speranza. Uno di essi mi raccontò che i soldati gli avevano chiesta in prestito il rasoio elettrico, e disse: "E' un buon segno che non gli ripugni di usare un oggetto adoperato da uno sporco ebreo". Ma era un'atmosfera ingannevole: due giorni dopo i soldati che giocavano con i bambini, distribuivano cioccolato e servivano ridendo a tavola, tornarono con .l'elmo e col mitra ed uccisene tutti quanti ». Più tardi la signora Carisch-Di Nola venne a sapere dalla signora Laura Mondadori (figlia dell'editore), la quale abitava in una villa sul Lago presso Meina, di aver visto una mattina due giovani SS su una barca, l'una suonava l'armonica a bocca, l'altra con la baionetta forava un cadavere che galleggiava sull'acqua. Altre SS, raccolte sulla riva, tiravano sassi mirando ad un'altra salma galleggiante. Un altro episodio di bestialità degli uomini che oggi seggono sul banco degli imputati: la mattina del ventidue settembre, il loro ultimo giorno di vita, le signore ebree dell'albergo Meina mandarono a chiamare una parrucchiera. Questa si presentò all'albergo e disse ad un ufficiale la ragione per cui era venuta. L'ufficiale scoppiò in una clamorosa, incontenibile risata e le disse: «Vada pure a farle belle» e continuò a ridere da solo. Alla sera quelle signore vennero assassinate. La signora Carla RobecchiPoletti, che era fidanzata di Vitile Cori (ucciso dalle SS), assistette alla partenza verso la morte di dodici dei sedici prigionieri dell'albergo di Meina. Ricorda con esattezza straordinaria date, ore e minuti e due fatti: il signor Pompas, una delle vittime, il quale nell'uscire disse ai non israeliti « Vendicateci », La terza testimone italiana, Floria Pisa, impiegata dell'albergo di Meina, inorridisce al solo ricordo del vecchio Fernandez Diaz che venne prelevato dalle SS insieme con i tre nipotini la sera dopo che erano stati uccisi gli adulti. « Non dimenticherò mai — dice — il bastone del povero vecchio che rimbombava nell'albergo silenzioso, dove ciascuno di noi tremava e origliava rinchiuso nella propria camera. Quel bastone copriva anche i passi di tutti i militari. Picchiava, poveretto, con forza, sembrava che dicesse " aiuta- teci....!"». Dopo le deposizioni le tre testimoni hanno assistito alla .proiezione.di diapositive con i ritratti di quarantaquattro uomini delle SS. Le signore Robecchi e Pisa hanno riconosciuto tre degli imputati, la signora Carìsch ne ha. indicato un altro, il solo Leithe (tra i cinque del processo) non è stato identificato nelle fotografie. Tito Sansa Il nazista Leithe, imputato a Osnabrùck (Tel.)

Luoghi citati: Baviera, Italia, Meina, Monaco, Osnabrùck, Pisa