Deliziosi ed ignoti incanti poetici nella letteratura dell'antico Egitto

Deliziosi ed ignoti incanti poetici nella letteratura dell'antico Egitto Deliziosi ed ignoti incanti poetici nella letteratura dell'antico Egitto Sono almeno due i motivi che ci inducono a segnalare la Letteratura egizia di Sergio Donadoni, un volume della bella « Enciclopedia universale1'.delle letterature » edita dà j Sansoni (pag. 298, lire 1000). In primo luogo il coraggio dell'illustre egittologo: ed è quello di affrontare tremila anni dì storia, affidandosi a testi preservati talora dal caso, per lo più anonimi e scritti1, in una lingua' di cui si conoscono imperfettamente i connotati. stilistici. In realtà, un disegno coerente riesce a profilarsi al termine deila ricerca. Espressione di una « cultura d'oasi», la letteratura egizia mantiene fino ai tempi tardi un carattere arcaico e ap¬ partato) il senso di una esperienza alta e privilegiata.' Questo vale per gli iscritti religiosi e rituali che hanno i loro archetipi nei remòti « testi delle piramidi »; per gli scritti sapienziali, dove il proverbio é l'apologo si tendono talora incanalisi scientifica e in speculazione filosofica; per la stilizzata poesia d'amore; per la nar- rativa, che sembra preferibilmente svilupparsi su concrete esperienze individuali, turbate da storiche inquietudini e calamità. Ma per il profano, il libro del Donadoni riveste un interesse più immediato, grazie alle citazioni e traduzioni dai testi originali che compongono una preziosa, medita antologia. Per invogliare alla lettura, basti qui riferirci ad alcuni scritti esemplari. Le avventure di Sinuhe, intanto, che arieggiano in qualche modo la storia biblica di Giuseppe ebreo: la fuga all'avvento di un nuovo faraone, foriero di oscuri pericoli: su nei deserti .di Siria, tormentato da sole, fame e sete (« Stavo soffocando, la mia gola era arsa; dissi: Il sapore della morte è questo»); l'ospitalità e l'adozione di un capo beduino, insidiata però da un rivale geloso con il quale- occorre battersi a duello. «La mia freccia si ficcò nel suo collo. Gridò e cadde sul ,suà naso. Lo uccisi con la sua stessa ascia, e lanciai il mio grido di vittoria sul suo dorso, e ogni Asiatico muggì»); il ritorno, infine, vinto dalla nostalgia, nell'Egitto nativo', Oppure il Poema di Qadesc. A Qadesc, nel territorio degli ruttiti, dove lo ha condotto la sua politica espansionistica, Ramesse II cade in una imboscata. Soltanto con il suo coraggio personale, gettandosi fieramente nella mischia, il giovane sovrano riesce ad evitare una rotta disastrosa. Quando tornerà al campo, madido di sudore e di sangue nemico, Ramesse II avrà parole di rimbrotto per i suoi soldati e di elogio per i suoi cavalli, i soli che non abbiano avuto paura: « Stabilirò che mangino biada in mio cospetto quotidianamente quando sarò a Palazzo ». Sotto la spinta di una storia avventurosa che ha commosso la fantasia dei contemporanei, dalle rigide epigrafi trionfali si sprigiona, fresca e nuova, la: poesia epica. j mo. Ouesto «Busto di donna», antico di 4500 anni, appare in una delle 110 tavole che illustrano la bella «Storia della civiltà dell'antico Egitto» edita da Sansoni (360 pagg., 12.000 lire). Il testo e di Jacques Pirenne, un insigne specialista; esso ricostruisce la vita dell'Egitto «faraonico» in tutti gli aspetti, religioso e politico, sociale ed economico, artistico e familiare, in modo tanto rigoroso quanto chiaro ed interessante

Persone citate: Deliziosi, Donadoni, Jacques Pirenne, Sergio Donadoni

Luoghi citati: Egitto, Qadesc, Siria