Professore italiano segnò in un diario le date ed i nomi della strage nazista di Tito Sansa

Professore italiano segnò in un diario le date ed i nomi della strage nazista GII imputali schiacciati dalla precisa testimonianza Professore italiano segnò in un diario le date ed i nomi della strage nazista Vittorio Acconterò, 72 anni, di Casale, ricorda ogni particolare con assoluta precisione - Ha riconosciuto senza alcun dubbio gli accusati, che non hanno osato ribattere le sue parole - Un altro teste italiano racconta il disperato tentativo di salvare la cognata, che era abrea - Il comandante delle SS lo tranquillizzò : « Non abbiamo ucciso donne e bambini. Le dò la mia parola di ufficiale tedesco» - L'eccidio era già avvenuto (Dal nostro inviato speciale) Monaco di Baviera, 23 aprile «Con..gli elementi, di accusa venuti alla luce in tre mesi "e mezzo* la Corte, dovrèbbe ,. èsisere in grado di mandare v gl'ergastolo ' «alméno tre dei cinque imputati — mi ha detto oggi un magistrato del processo d{ Osnabriick — per le, stragi del settembre 1943 sul lago Maggiore ». il magistrato ha tuttavia aggiunto, prevenendo una. domanda: « Non è però detto che. verranno j emesse delle condanne all'ergastolo. Il processo non è. terminato, possono sempre accadere delle sorprese, e infine non bisogna dimenticare che ad. emettere la sentenza è la Corte, la quale è composta da tre giudici togati e da sei giudici popolari. Ogni decisione deve venir presa con una maggioranza di due terzi, cioè con almeno sei voti contro tre. Tutto è ancora possibile ». Il colloquio avveniva nel monumentale palazzo di giustizia di Monaco di Baviera, dove la corte di Osnabriick si è trasferita per quattro giorni per interrogare testimoni italiani, austriaci e tedeschi che non sono in grado o non vogliono affrontare il lungo viaggio fino alla Germania settentrionale. Sono stati ascoltati oggi, tra gli altri, tre testimoni italiani, attesissimi, il pittore scenografo e scrittore professor Vittorio Accornerò, di 72 anni, nato a Casale Monferrato ma residente a Milano (il quale abitò all'albergo Meina di Meina dall'ottobre 1942 fino alla primavera del '44) e i fratelli avvocato Mario e Giampiero Mazzucchelli (rispettivamente marito e cognato della signora Lotte Froehlich, assas¬ sinata dai nazisti)., rispettivamente dì 72 e 63 anni, residente l'uno a Gallarate e l'altro a Milano. I tre testimoni non sono mancati all'attésa. Hanno fornito^ deposbtioni-'-'assai precise "è '.— quel che più conta — Hanno identificato in aula due degli imputati, Roehwer e krueger. Il prof. Accornerò ha por¬ tato in aula il famoso-lunario del 1943 (di cut «La Stampa » ha parlato diffusamente domenica), al margini del .quale ha annoiato giorno per giorno in stile telegrafico gli avvenimenti aèll'anno. E' bastato, al vittore di scorrere col dito lungo le righe, per riportare alla memoria i tragici avvenimenti di Meina. Aiutato poi da una straordinaria memoria 1 visiva, che egli attribuisce alla propria professione. VAccornerò ha descritto gli. ufficiali delle SS di Meina con una precisione anatomica che ha dell'incredibile. Ha detto, per esempio, che l'ufficiale che occupò l'albergo zoppicava in maniera quasi inavvertibile. Poi ha riconosciuto costui a prima vista tra dieci persone Jsi tratta dell'ex tenente Boldt, che è uno dei principali testimoni di accusa), obbligandolo ad ammettere dì zoppicare lievemente. Nessuno che nei giorni scorsi aveva visto il Boldt si era accorto di quel difetto fisico. Di fronte ad un testimone che porta particolari così esatti, il riconoscimento dell'imputato Krueger da lui fatto ha pertanto assunto un valore di prova capitale. Giampiero Mazzucchelli ha riconosciuto pure lui a prima vista il Krueger e il Boldt (di questi non è mai stata pubblicata nessuna fotografia) e più tardi, con qualche incertezza, ha identificato il comandante dì Baveno Roehwer. « Una settimana prima della strage — ha raccontato — andai al comando di Ba-' veno per intercedere a favore di mia cognata. Il comandante, gentilissimo, dal por- tamento aristocratico, mi disse di star tranquillo, il destino degli ebrei arrestati sarebbe stato deciso entro otto giorni». Cinque giorni dopo avvenne la strage, .ijj Una settimana dopo -* ricorda- il Mazzucchelli — tornai a Baveno e chiesi notizie di, Lotte che era stata prelevata con gli altri. Sapevo che nel lago Maggiore erano venute a galla delle salme. Quell'ufficiale mi disse, sempre garbatissimo, "Le donne non sono state uccise e neppure i bambini. Le dò la mia parola d'onore di ufficiale tedesco ". Me ne andai tranquillizzato. Più tardi appresi che anche Lotte era tra i morti ». Mario Mazzucchelli, che è venuto a Monaco benché stanco e malfermo, ha ricordato le corse disperate fatte nel '43 per salvare la moglie: a Milano, a Torino, da un comando .all'altro, ha ricordato una supplica a Mussolini, una visita all'ambasciatore tedesco Rahn, un'altra al comandante Wolff. Tutto fu inutile, i comandi giocavano a « scaricabarile », l'uno lo mandava all'altro, negava la strage che era già avvenuta. Tra gli ufficiali di Meina c'era uno che suonava il pianoforte con grande sensibilità artistica. Un giorno gli domandarono:' « Lei che ha un animo di artista, come fa a tenere prigionieri dei bambini? » Quello rispose improvvisamente duro: « I bambini crescono e diventano schifosi ebrei » e s'irò i tacchi. Il 22 settembre, poche ore prima dell'eccidio che era già nell'aria (gli ebrei prigionieri dicevano che li avrebbero fatti fuori a colpi di mitra) l'avv. Mazzucchelli. andò dal comandante dell'albergo Meina per chiedere di poter uscire. Voleva correre a chiedere soccorso. « L'ufficiale stava giocando a biliardo, s'interruppe e, mentre passava il gesso sulla stecca, mi disse: "Stia tranquillo, per stavolta se ne vada, ma se rimette piede nell'albergo, avrà da fare i conti con me ". Uscii, partii per chiedere aiuto ai cardinali di Milano e di Torino Schuster e Fossati. Non sapevo che pochi minuti prima avevo visto mia moglie per l'ultima volta ». Prima di queste tre deposizioni, che dovrebbero essere decisive perché le identificazioni fatte in aula sono state incontestabili e incontestate, era tornato sulla sedia dei testimoni l'italiano Clemente Perazzi, che fece da interprete alle SS, Oggi — come già due mesi fa — il tPerazzi è stato nuovamente messo in difficoltà da un altro testimone suo parente. Ha detto di nuovo cose non vere e incredibili e di nuovo gli è stato rifiutato il giuramento. Clemente Perazzi ormai è inutile ai fini del processo perché « assolutamente inattendibile ». Anche se sotto la minaccia dell'arresto accusasse, non verrebbe creduto. Per questo motivo non è1 stato urrestatoHn aula. E' però quasi certo,che in Germania verrà aperto un procedimento penale contro dì lui, sotto l'accusa dì com¬ partecipazione alle, stragi delle SS sul Verbàno. Domani la Corte ascolterà tra gli altri l'ex capitano delle SS Gottfried Meier, direttore didattico in una scuola austriaca^ ine dal Tribunale militare di Torino fu condannato nel 1955 all'ergastolo per il massacro di Intra. Tito Sansa li prof. Vittorio Accornerò, teste a Monaco