Berlino si spegne di Massimo Conti

Berlino si spegne DECLINI) DELLA METROPOLI ISOLATA E DIVISA Berlino si spegne (Dal nostro inviato speciale) Berlino, aprile. Berlino si spegne, vittima del suo isolamento. Lo sviluppo demografico segue il pasco. I vecchi per numero cominciano a sopravvanzare i giovani. Karl Schiitz, il borgomastro socialdemocratico, dà la casa alle giovani coppie che si impegnano a fondare una nuova famiglia a Berlino, oltre a un prestito di quasi mezzo milione di lire, che si estingue con la nascita del terzo figlio. Ma sembrano espedienti vani. Amare, un po' iperboliche, suonano le previsioni: « Fra breve i soldati alleati di stanza a Berlino difenderanno la libertà d'un popolo di vedove e di pensionati*. Con la scarsità di giovani acuita dalla loro emigrazione nella Repubblica federale — dove l'avvenire appare più sicuro — sono cominciate anche le difficoltà per l'economia. Difettano i tecnici, gli specialisti, i semplici operai. Grandi industrie si sono viste costrette a ridurre poco per volta i loro programmi di lavoro; oppure a trasferire gran parte della loro attività nelle filiali delle altre città tedesche, la cui produzione oggi supera quella delle centrali berlinesi. Il flusso di merci che da Berlino Ovest si riversa nella Rcpubbllica federale è sempre cospicuo, se si guardano le statistiche. La verità è ùn po' diversa: dei prodotti con l'etichetta di Berlino una buona parte proviene dalle industrie della Germania Ovest. E se queste merci passano per Berlino, acquistandovi diritto di cittadinanza, è per via degli alleggerimenti fiscali disposti in favore dell'ex capitale. Tutti -sanno che una grande industria tedesca risparmia milioni in tasse completando il montaggio delle sue macchine per scrivere a Berlino Ovest: alle macchine, quando arrivano qui, mancano soltanto i nastri. E' un esempio fra i tanti, una delle molte finzioni indispensabili alla vita fittizia di questa metropoli un po' assurda. Sessantamila operai ed impiegati venivano a lavorare a Berlino occidentale dai quartieri sovietici prima che fosse eretto il c muro ». Tonnellate di merci venivano vendute dai negozi di Berlino Ovest agli abitanti dell'altra Germania, a corto di beni di consumo. Persino i cinematografi prosperavano con i quattrini dei tedeschi orientali, affamati oltre tutto anche di buoni film (otto milioni di biglietti, in media, venivano venduti in un anno ai cittadini dei settori orientali). Il « muro », tagliando Berlino dal suo naturale Hinterland, ha messo in crisi l'economia; e con le difficoltà economiche è maturata la crisi politica. I disordini scatenati da Dutschke, lo studente ribelle, hanno preso le mosse da un sottofondo torbido di inquietudine sociale fomentata dalla mancata soluzione dei nuovi problemi di Berlino. Fu dopo i primi tumult degli studenti, l'estate scorsa, che il borgomastro Heinrich Albertz cedette il suo posto a Karl Schiitz. Ad Albertz era venuto a mancare il coraggio: il coraggio di riconoscere che la vita di Berlino Ovest, simbolo prestigioso dell'Occidente, era condizionata dal suo Hinterland, la Germania comunista. E alla lunga nessuna città, neanche Berlino, poteva resistere all'isolamento. Un tempo a Berlino Ovest arrivavano duemila turisti al giorno, solleticati da molta curiosità ed emozioni, non ultima quella di trovarsi su una specie di isola in mezzo alla Germania comunista. Ora neanche il « muro y fa più tanta impressione. Con i turisti giungevano molti uomini d'affari, cineasti, capi politici tedeschi che facevano di Berlino la loro tribuna elettorale. Berlino viveva ancora della sua gloria di capitale provvisoria, spavalda e sempre eccitata. Adesso la prima sensazione di chi arriva qui dopo un certo tempo è quella di trovarsi in una città un po' spenta, in lotta per .a sua sopravvivenza. I visitatori si sono fatti più rari, più scarse sono le occasioni di convegni. Nella tiepida atmosfera di serra che avvolgeva la metropoli, si è avvertita una folata d'aria fredda. Il fondo che emerge da questo processo di demistificazione è brutale, torvo. Ora che la vita artificiosa della città accenna al declino perché le è venuta a mancare la tensione politica (calano anche le sovvenzioni), ci si è posti alla ricerca di nuòve formule. L'unica possibilità sembra quella di trasformare Berlino in una specie di Hong Kong europea, centro di commerci ed anche di contatti fra le due Germanie, fra l'Est e l'Ovest. Ma per arrivare a tanto occorrerebbe farne una città indipendente: in pratica il « terzo Stato * tedesco. Kiesinger, però, si oppone al progetto, perché Berlino deve restare, idealmente, la capitale della Germania, pegno per la riunificazione. Questa ipoteca ha finora impedito a Berlino di inserirsi nelle condizioni di normalità poste dalla coesistenza. Massimo Conti

Persone citate: Albertz, Dutschke, Heinrich Albertz, Karl Schiitz, Kiesinger