È morto a 86 anni Armando Borghi il più conosciuto anarchico d'Europa di Michele Tito

È morto a 86 anni Armando Borghi il più conosciuto anarchico d'Europa VITA AVVENTUROSA D'UN INQUIETO FIGLIO DELLA ROMAGNA È morto a 86 anni Armando Borghi il più conosciuto anarchico d'Europa Dall'infanzia trascorsa tra le visite, della polizia alle prime condanne - Sempre tormentato, esaltò il regicida Bresci, invocò lo sciopero generale per rovesciare il «sistema borghese» - Dopo la guerra di Spagna si rifugiò negli Stati Uniti dove lo arrestarono Tornato in Italia, la sua voce si fece sempre più debole, superata dai tempi - Il sovversivo si è spento tranquillo, nel suo letto (Dal nostro corrispondente) Roma 22 aprile. A ottantasei anni è morto a Roma Armando Borglii; e si è conclusa l'esistenza straordinariamente avventurosa di uno dei più noti esponenti anarchici d'Europa. Si è conclusa com'egli, che rimpiangeva il carcere tante volte vi era entrato e ne era uscito, non prevedeva: nel suo modestissimo, buio appartamentino, dopo quattro mesi di malattia, vegliato dalla terza compagna della sua vita, la signora Catina La sua non era, come potrebbe sembrare, la figura di un romantico sognatore. Armando Borghi era piuttosto il figlio più autentico del proletariato romagnolo di fine secolo. Della sua gente aveva parlato con nostalgia struggente in un libro bellissimo, pubblicato, per consiglio di Salvemini, nel 1945: « Mezzo secolo di anarchia ». Così descrive il suo ambien te: « Romagna rossa. Tipi tagliati con l'ascia. Odi politici insanabili. Per un voltagabbana non c'è remissione. Ogni borgo ricorda tragiche rappresaglie contro il "rinnegato" e adora l'uomo di fede. Ai miei tempi il rinnegato non era più pugnalato, ma rimaneva un lebbroso morale ». « Lebbrosi morali » erano diventati tutti i suoi amici e compagni, via via che passavano i decenni: Armando Borghi troverà amici d'infanzia tra i commissari che lo ammanettano, tra i giu¬ dici che lo condannano, tra i leaders politici che invitano le folle a diffidare di lui, tra i socialisti marxisti, « quelli dei metodi elettorali ». E ricordava più volentieri il padre, il nonno, la madre: il nonno bottegaio che nascondeva gli anarchici e dava loro soldi, il padre amico di Andrea Costa, la madre sorella di un condannato all'ergastolo che aveva ucciso un « rinnegato » repubblicano passato ai socialisti. L'infanzia era trascorsa tra perquisizioni' e irruzioni improvvise della polizia. Le prime avventure politiche di Armando Borghi si [ondano con le manifestazioni non tanto di un movimento quanto della realtà anarcoide della Romagna e delle Marche di fine secolo. Nel 1900 Umberto I fu ucciso da Bresci. Tutti, socialisti, repubblicani, anarchici della federazione nazionale, deplorarono il delitto: Borghi insorse contro l'ipocrisia di una «deplorazione indegna» e si fece applaudire esaltando il regicida. ,Gli stessi vecchi anarchici erano sgomenti. Poi i processi, le condanne; ancora una fuga, e ti soggiorno nei casolari tra contadini complici che ascoltavano compiaciuti le storie del giovane ricercato. A ventiquattro anni direttore del settimanale anarchico « L'Aurora »: non aveva fatto studi regolari ma, come si usava tra 1 giovani ribelli dei paesi di Romagna, aveva seguito assiduamente alcuni corsi uni- versitari. Si trovò al centro della polemica furibonda che I opponeva riformisti e rivoluzionari te li opponeva, in Romagna, non solo a parole): si trattava di stabilire se fosse lecito o no al movimento operaio lasciare che i deputati socialisti appoggiassero un ministero borghese. Nasceva l'idea, di cui Borghi andò fiero tutta la vita, dello sciopero rivoluzionario concepito come « azione diretta » per rovesciare il « sistema borghese ». Nasceva la strategia dello sciopero generale, iniziata a Genova nel 1904, e i vecchi leaders furono subito superati, il socialismo di Turati si trovò al bivio, minacciato dàlia crisi che poi doveva, di sciopero generale in sciopero generale, attraverso la « settimana rossa » di Ancona, giungere alle incertezze successive all'occupazione delle fabbriche Nel 1920, la rivoluzione bolscevica trionfava in Russia. Lenin diventava un simbolo e convocava gli esponenti dei movimenti rivoluzionari d'Europa. I socialisti, i repubblicani, i sindacalisti si recarono a Pietroburgo in delegazione. Borghi, privo di mezzi, viaggiò solo: si finse prigioniero russo reduce dalla prigionia in Germania, e sordomuto. Ma quando rivelò la propria identità scoprì d'essere notissimo tra i bolscevichi. Non mangiava, non dormiva insieme agli altri delegati italiani, rifiutò di strìngere la mano a Togliatti. Ebbe da solo a solo un colloquio con Lenin, che somigliava, secondo lui, a Salvemini, il sorriso in meno. Lenin lo investì accusandolo d'essere nemico della centralizzazione, e Borghi reagì chiedendogli che razza di rivoluzione stava diventando quella russa con l'abolizione delle libertà. Il fascismo, la lotta attiva, da isolati, contro le squadracce, ancora il carcere insieme a Malatesta, gli ultimi anarchici che passavano, per un istinto di difesa, al comunismo; e l'inutile battaglia di Borghi contro il « parlamentarismo » in cui accomunava fascisti, socialisti, comunisti, repubblicani, liberali, cattolici. Contro di lui, perseguitato dai fascisti, infierivano i comunisti. Infine, la fuga a Berlino, insieme a Virginia, la prima compagna, e altre persecuzioni; il trasferimento in Francia, ed il tentativo di costituire una legione di volon¬ tari da far penetrare in Italia: le armi dovevano venire dalla Cecoslovacchia, ma non ven nero; e, sempre fuggendo, Lisbona, Amsterdam, Madrid, e dopo la guerra di Spagna, l'America. Allo scoppio della guerra fu arrestato, e messo in cella insieme ad esponenti fascisti. Il suo furore fu tale da far notizia sui giornali americani. E, quando, finalmente, nel 1944 potè tornare in Italia, vi tornò da « deportato », aiutato soltanto da Gaetano Salve mini e Arturo Toscanini. Ritornò nella « irriconoscibile Italia », entrò in polemica coi comunisti, poi la sua voce si fece via via più flebile. Michele Tito