Vercelli è mutata più dei vercellesi di Francesco Rosso

Vercelli è mutata più dei vercellesi JVOiV Sì RICONOSCE PIÙ' LA VECCHIA CITTA9 Vercelli è mutata più dei vercellesi (Dal nostro- inviato speciale) Vercelli, aprile. Tornare a casa dopo qualche anno, c quasi non riconoscere la propria città, provoca un trauma violento. Dilatata verso la campagna da una inarrestabile colata di calcestruzzo; Vercelli imita le metropoli coi palazzi alveare, sventra e annulla i decrepiti quartieri .centrali per erigere centri direzionali, grandi' alberghi, (un Grahd Hotel per Vercelli, capitale europea del riso, pare fosse indispensabile), sedi bancarie sempre più monumentali. Sono pochi anni, ma il tempo è passato su Vercelli come ' una bufera. ,Sono scomparse le antiche case basse, col muro di cinta dietro cui crescevano misteriosi giardini affollati di gatti e, nelle ore calde, popolati da vecchine tremule che si vedevano soltanto a Vercelli dove, nonostante il clima sgradevole, la percentuale dei nonagenari è elevatissima. Poco male, il danno è soltanto per la memoria nostalgica; ma ciò che è stato eretto al posto dell'antico non mi . pare degno di molta lode. Il presunto modernismo dei nuovi edifici ha una sfrontatezza pacchiana che stride coi bei monumenti architettonici di cui Vercelli è beh dotata, umilia la verticale eleganza del bel Sant'Andrea, lo slancio possente, ma agile, della Torre degli Angeli. Agraria, ma non più contadina, Vercelli è radicalmente mutata anche nel temperamento dei vercellesi, ancora accademici, e sofisti, nel discutere di ogni argomento, pi gri e aggressivi nello stesso tempo, tesi al futuro più che al presente, con interessi eco nomici e commerciali sempre più vasti. Discutono passionalmente della composita eco nomia della provincia (tessi ture in crisi nel Biellese, terreni a pascolo ed a colture varie ai confini con la provincia di Torino), ma parlano soprattutto del riso, che ha aperto nuovi orizzónti. Entro in un ristorante ed ascolto, ad un tavolo, alcuni signori che conversano in inglese; ad un altro parlano tedesco, ad un .terzo jugoslavo. ! La dilatazione su scala europea del mercato risiero, la meccanizzazione sempre più massiccia dell'agricoltura convogliano a Vercelli venditori stranieri di macchine ed acquirenti stranieri di . riso Quindi, il Grand Hotel ci voleva proprio, anche se con la sua mole soffoca il bel por tale neoclassico del vecchio Ospedale Maggiore, anch'esso in. via di demolizione e sostituito da uno dei più moderni ed attrezzati complessi ospedalieri lungo la strada verso Trino Vercellese. Il centro, diciamo mondano, della vita vercellese si spostato; non più in piazza Cavour, sotto i bassi portici medioevali, e nemmeno lun go il corso Carlo Alberto; il bel viale Giuseppe Garibal di, su cui si affacciano armoniosi palazzotti residenzial (ma quanto dureranno?) ospita i caffè alla moda, che ostentano attrezzature balneari sotto gli alberi curati con amore. Vago per le vie della città guidato dalla memoria; chiù so il museo Leone, visibile soltanto di giovedì e domenica. Chiuso il museo Borgogna, chiuso San Cristoforo con gli affreschi di Gaudenzio Ferrari. E' già molto se riesco a entrare nel cortile dei Centori, forse il più bel cortile rinascimentale del Pie monte. Eppure, nonostante là scarsa frequenza a musei chiese ricche di oggetti ed opere d'arte, quasi sempre chiusi per mancanza di visi tatori, non si può dire che Vercelli sia città estranea a cultura, pigramente immersa nel benessere che le deriva dalle pingui risaie. Basterebbe, per riscattarla quel concorso musicale Viotti di risonanza, internazionale Eppoi l'opera davvero infati cabile del « Piccolo Studio » che, nei suggestivi locali del chiostro di Sant'Andrea, prò muove incontri, dibattiti, con ferenze ad alto livello. E c'è la « Famiglia Vercellese *, an ch'essa benemerita per molte attività culturali, fra cui un concorso giornalistico per valorizzare le bellezze turistiche ed artistiche di tutto il Vercellese, dalla Valsesia al Biellese. t Città non taccagna, quindi, né contadinescamente amorfa; se arriva lo Stabile di Torino, la sala del teatro va sicuramente esaurita, c si sa che lo Stabile presenta sempre spettacoli impegnativi. Direi che i vercellesi, più che indifferenti alle cose non economiche, affettino di esserlo per una sorta di snobismo un tantino provinciale, che li induce a trascorrere le ore libere a discutere senza fine su questo e su quello (ma poi ci scappa sempre il riso), ed una congenita inclinazione a denigrare un po' tutti, ma in modo particolare gli uomini in vista, specialmente se uomini politici; che siano vercellesi. Sono difetti o qualità? Non saprei dire, come non saprei scegliere fra là nuova Vercelli, irta di palazzoni funzionali, e quella di un tempo, dove l'esistenza scorreva su ritmi quasi campagnoli. Forse è meglio questa città nuova, aggressiva, che pur nei limiti della sua vita provinciale si apre sul mondo, non importa se per vendere riso e macchine agricole. A mezza strada esatta fra Torino e Milano, direi che Vercelli non subisce l'influenza di nessuna delle due metropoli, che sorgono quasi alle sue porte. Ha una sua vita e funzione autonome, è città personalissima; possono rammodcrnarsi i quartieri, cambiare le strutture urbanistiche, ma Vercelli non rinuncerà ad essere se stessa, autonoma, originale. Francesco Rosso

Persone citate: Gaudenzio Ferrari, La Vecchia, Viotti