Punti fermi dell'Università

Punti fermi dell'Università Caro Direttore, il prof, .temolo ha pubblicaco nel suo giornale di giovedì 18 aprite un articolo molto giusto su alcuni « punti fermi » a proposito delle questioni universitarie oggi tanto agitate e pesanti. Non si può non dargli ragione e non avvertire quanta pena egli stringe sotto la calma della sua saggezza. E poiché tutte te cose che egli dice sono di molta importanza e meritano l'attenzione generale, e tuttavia tra te più importanti ve ne sono due o tre che non si possono condividere così come egli te pone, mi consenta di segnalarle nel suo stesso giornale, unitamente alle relative osservazioni, per quel tanto che queste possono valere, motivate come le sento nella mia esperienza. Il prof. Jemolo crede che basterebbero « tre » università per la formazione di futuri studiosi nei diversi campi dello scibile, e che tutte le altre dovrebbero essere dedicate alla formazione di professionisti (inclusi tra questi gli insegnanti). Ma in realtà te leve dei futuri studiosi si identificano e si sono costituite e manifestate fino adesso proprio dal seno della preparazione professionale e durante o sul fondamento degli studi fatti per essa: cosa che si compie e deve potersi compiere ancora in tutte te università, perché se ne abbia un vivaio ampio, generoso e naturale, e non tre vivai che diverrebbero presto ristretti e artificiali, e forse anche ingiustamente privilegiati. Io poi, mentre consento che al buon esercizio di mol te attività possa essere sufficiente garanzia la sola preparazione professionale (e la cosa è tuttavia da intendere cum grano salis, perché, per esempio, un medico, un avvocato, un ingegnere veramente bravi non usciranno mai fuori da un semplice « professionista »), escluderei in modo assoluto che ciò possa bastare alla formazio ne degli insegnanti. Se questi non hanno una scuola di grado elementare 0 quasi, com'è per esempio oggi la cosiddétta scuola dell'obbligo (oh, terza elementare di mio padre intorno al Iéf5!'), 'per potere essere"o divenire dei bravi insegnanti, hanno bisogno di ben altro che di ima preparazione puramente professionale: hanno da essere cultori di quello che insegnano e perciò, perpetuamente e ciascuno secondo la propria vocazione, studiosi veri e propri: per l'appunto quello che furono quasi tutti i nostri vecchi professori di licei e di istituti tecnici superiori ed anche di istituti magistrali, e quel che oggi sono ancora, per nostra residua buona fortuna, anche 1 più tra i giovani professori di quel grado. Un tempo, veramente, era no valentissimi studiosi anche tanti professori di ginnasio inferiore e persino di scuole tecniche: Gandiglio non volle mai staccarsi dal suo ginnasio inferiore, MoiiiiiiiiiniiHiiiiiiiitiiiiiiiniiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiUB Punti fermi dell'Università Il prof. Spongano di Bologna risponde a Jemolo - Non crede opportuno destinare tre atenei per gli studiosi e gli altri per la formazione di professionisti - La sola formazione professionale, scrive, non basta per fare un bravo medico o un insegnante migliano cominciò la sua I Paese e rendersene responsa carriera insegnando nelle scuole tecniche. Infine, non darei la facoltà al ministro di lasciar correre e di tacere, quando non ha la forza politica di costringere i professori a vivere in sede ecc. ecc. Se non ha la forza politica, si dimetta. Perché è chiaro che chi non ha la forza politica e tuttavia si mette a governare con la « politica » debolezza del lasciar correre e tacere, non può che procurare gravi danni al bile. Senza dire che, a mio giudizio, la forza politica occorrente per simili rimedi è davvero minima, perché sono convinto che non mancherebbe, a sostenerla, il pieno consenso generate. Se mai, occorre forse solo -una maggiore forza morale, e questa è indispensabile anche più di quella nell'esercizio di ogni pubblico potere. Raffaele Spongano (Orci, di Letteratura Italiana nell'Università di Bologna) I, B T T B R E A. Tv OIRI^TTOrei^

Persone citate: A. Tv, Gandiglio, Orci, Raffaele Spongano

Luoghi citati: Bologna, Spongano