Aspre critiche a Johnson per il mancato accordo con Hanoi di Nicola Caracciolo

Aspre critiche a Johnson per il mancato accordo con Hanoi Attacchi dei repubblicani e (fra i democratici) delle «colombe» - Il « N. Y. Times » afferma che il Presidente si è lasciato prendere la mano dai fautori della politica dura - Il ministro della Difesa, Clifford, è ottimista: prima o poi, dice, si comincerà a discutere Aspre critiche a Johnson per il mancato accordo con Hanoi (Dal nostro corrispondente) Washington, 20 aprile. Sono trascorse tre settimane da quando Johnson in un discorso alla televisione annunciò che non si sarebbe ripresentato alle elezioni per la presidenza e che i bombardamenti contro il Nord Vietnam, per facilitare i negoziati, erano stati parzialmente sospesi. L'effetto del discorso sull'opinione pubblica americana è stato immediato. La popolarità del Presidente, che a marzo era scesa al suo livello più basso — al di sotto del 36 per cento — è risalita rapidamente. L'ultimo sondaggio dimostra che il 56 per cento degli americani giudica positivamente la sua opera. Ciò ha molti motivi. Il sacrificio di Johnson, che per convincere l'opinione pubblica della sincerità delle sue intenzioni rinuncia alla presidenza, è forse il principale. Ma non bisogna dimenticare le speranze di pace per il Vietnam e la moderazione di cui Johnson ha dato prova al momento delle rivolte dei negri per l'assassinio di Martin Luther King. E' difficile valutare ciò che sta succedendo in questo momento. Certo è che il Paese comincia di nuovo a dare segni di inquietudine. Gli attacchi a Johnson sono ricominciati. Gerald Ford, leader della maggioranza repubblicana alla Camera, è tornato a mettere in dubbio la « credibilità » del Presidente. Il New York Times questa mattina sostiene che Johnson si è di nuovo fatto convincere dai sostenitori di una politica dura in Vietnam. Le « colombe » sono tornate a criticare la presidenza. Alla base di tutto c'è la questione della sede dei negoziati. Il problema è semplice: Johnson, si dice, ha certamente ragione nel chiedere che i negoziati abbiano luogo in una sede neutrale. Ma perché ha cominciato con il promettere che sarebbe andato dovunque? E poi: giovedì Rusk ha suggerito, per l'incontro, dieci altri Paesi, nessuno dei quali ha rapporti diplomatici con il Nord Vietnam, mentre in precedenza gli americani avevano rifiutato di andare in Cambogia appunto perché in quel Paese non c'è un'ambasciata americana. Come mai gli americani propongono delle località che secondo i loro stessi criteri (discutibili, ma pur sempre espressi pubblicamente) non rappresentano delle scelte eque? Il Segretario alla Difesa Clifford, tornato oggi dall'Europa, si è sforzato di sdrammatizzare la situazione. Il Nord Vietnam prima o poi si decider? ad accettare che il primo ir' itro con gli ameri cani abbia luogo in una sede neutrale. Gli americani devono rendersi conto che Hanoi sta conducendo sulla questione una battaglia psicologica e non devono quindi perdere la calma. L'inquietudine tuttavia rimane. Dopo la prima risposta positiva di Hanoi al discorso di Johnson tutti erano certi che i negoziati fossero imminenti. Oggi si continua a sperarlo, ma la certezza se ne è andata. Nicola Caracciolo Incertezza sull'inizio dei colloqui