Le prigioni in Grecia sono sempre affollate

Le prigioni in Grecia sono sempre affollate Chi paria di politica è arrestato Le prigioni in Grecia sono sempre affollate Nei locali pubblici (che pullulano di spie) la 'gente , discute soltanto di calcio e canzonette: azzardare un giudizio sui colonnelli significa carcere e bastonature - Ma il paese è tranquillo - Solo nell'isola di Creta sembra che si stia creando un centro di resistenza (Nostro servizio particolare) Atene, 19 aprile. Nel vecchio quartiere di Plaka, la Montmartre di Atene, il carnevale è appena finito. Sono scomparse le maschere, ma non i poliziotti, che pattugliano in jeep, a gruppi di tre, le strade dei quartieri popolari. Anche in pieno centro, piazza Syntagma e piazza Omonia, c'è una jeep ogni venti auto. Un po' dappertutto, grandi manifesti anti-comunisti il cui stile ricorda curiosamente il « realismo socialista »: rappresentano un soldato rosso, faccia di bruto dagli occhi crudeli, che sembra minacciare i passanti con il fucile a baionetta inastata (modello 1870). Alcuni rammentano le « atrocità comuniste durante la guerra civile ». Ma gli affari sono affari: al Pireo i mercantili sovietici sfiorano' le petroliere di Onassis e le vecchie navi-scorta della Marina reale. In avenue Attikon, gli eu, toni in minigonna montano la guardia davanti al Palazzo reale dai cancelli chiusi. Il re? La maggioranza dei greci ignora dove si trovi Costantino: in' qualche angolo d'Europa, sì, ma in Danimarca, in Italia, in Svizzera? Forse potrebbe apprènderlo dai giornali, ma da tempo i quotidiani sono d'una tale noia... Gli intellettuali comprano i giornali stranieri (ammessi, ad esclusione di quelli comunisti) o ascoltano la radio inglese. La gente del popolo non sembra preoccupata della situazione politica: nelle taverne si discute della prossima partita di foot-ball, di « pro-po » (il totocalcio greco) o dell'ultimo disco di Voula Palla, la regina del sirtaki. Parlare di politica del resto è pericoloso: ne ho avuto una prova una sera in un caffè di via Satovriandou. Un gruppo di avventori discuteva animatamente, e nomi familiari risuonavano nella sala quasi vuota: Pattakos, syntagma (Costituzione), Theodorakis, koukouedès (i comunisti)... D'improvviso,' le uniformi grigio-topo dei poliziotti irruppero nel, locale, chiamati da qualche spia: senza neppure proteggersi il volto dagli schiaffoni degli agenti, il gruppetto sparì, imbarcato a forza sulle auto. «Se avranno fortuna — mi assicurarono — usciranno dal carcere Averoff tra un mese o due ». La denuncia è frequente in tutto il paese. Quell'imprudente che si prestò — anonimo, e col viso coperto — a farsi intervistare da una televisione straniera (che lo presentò come un membro importante della resistenza al regime dei colonnelli), conobbe, per più di sessanta giorni le angosce del « secondo grado » in una cella di polizia... La resistenza? I greci, quelli almeno che accettano di parlarne, ci credono poco. Nessuno ha dimenticato gli anni terribili della guerra civile, né la miseria spaventosa che ne è seguita. I piccoli commercianti, gli impiegati e persino gli operai ragionano press'a poco così: « La Grecia ha sofferto abbastanza dalla guerra per augurarsi che nulla venga a turbare la pace. Certo, c'è il regime militare, ma finora non abbiamo di che lamentarci: la corruzione è scomparsa, l'amministrazione funziona meglio, la dracma è solida ed i prezzi sono fermi. Allora, cosa dovremmo fare? Aspettiamo... ». Ma gli spiriti più avvertiti deplorano a buon diritto la manovra che certa « moralizzazione » nasconde. « Vede come sono abili — mi ha detto un funzionario che pure si è piegato ai nuovi padroni —. Mettono nello stesso fascio, e gettano sul lastrico, gli insegnanti, gli impiegati dello Stato, gli ecclesiastici effettivamente compromessi in traffici illeciti, ed un buon numero di persone oneste la cui unica colpa è di criticare la Giunta dei colonnelli ». Ecco perché le prigioni sono sempre piene: a tal punto, per esempio, che nel carcere di Egina si è dovuto riattare delle celle le cui finestre (non mascherate) danno direttamente sulla strada, ad altezza d'uomo. Malgrado la bonomia apparente delle guardie, è raro che i parenti degli internati osino avvicinarsi... Nella notte del 21 aprile 1967 (giorno del colpo di Stato) e nelle settimane seguenti vi furono in tutta la Grecia più di 16 mila arresti; e ad Atene almeno dodici persone furono uccise per non avere rispettato il coprifuoco. Ma è a Creta che si ha la sensazione precisa che la Grecia viva oggi nello smarrimento e nel disordine, nell'angoscia e nella paura. Gli abitanti sono assai più fieri dei loro compatrioti del continente o delle isole più piccole. Da Ghania a San Nicola, parecchi ex partigiani, antifascisti da sempre, intellettuali e studenti sono stati arrestati nel 1967; alcuni sono tuttora in carcere. Di tanto in tanto gli agenti della polizia militare scoprono una bomba rudimentale o pacchi di volantini... Na nessuno ne parla. Neppure se uno degli ordigni esplode. Ci sono stati tre attentati ad Heraklion dal giorno del putsch: non c'è chi se ne ricordi. Qui il numero del soldati e dei poliziotti è proporzionalmente assai più alto che ad Atene. Un amico mi conferma che «in tempi normali » si vedono molto meno uniformi. Poi, guidandomi per le vie di Ghania, mi fa notare che i passanti sono pochi e bar e taverne — fatto insolito in Grecia — sono quasi deserti. La spiegazione è semplice: qui il tribunale militare giudica i colpevoli di attività sovversive. I processi sono pubblici, ma per assistervi bisogna dare solide referenze, o essere testimoni o parenti degli imputati. Come questa donna di una quarantina d'anni, Lidia X..., il cui marito è stato condannato a quattro anni di prigione come .membro del movimento clandestino « Difesa democratica di Creta ». « Mio marito era là con altri cinque accusati — racconta —. Giuro che l'hanno bastonato. Era pallidissimo e non poteva neppure parlare. E' un mese che cerco dì vederlo, ma loro non mi danno il permesso ».- Ci vuole del resto un processo, od una dichiarazione del governo, perché il popolo greco apprenda l'esistenza di movimenti politici clandestini. E non pare che essi abbiano un appoggio effettivo nella popolazione. Qualche settimana fa, tuttavia, è stato scoperto in uno stabile di Salonicco un deposito d'armi. Più recentemente la polizia ateniese ha annunciato il sequestro di una radio clandestina in un magazzino di primizie del quartiere Potanikos. Alain Gouédard Copyright di «Lo Monda » a par l'Italia de «La Stampa»

Persone citate: Alain Gouédard, Lidia X., Monda, Onassis, Pattakos, Plaka, Theodorakis