Moralis narra la sua prigionia la famiglia ha pagalo 85 milioni di Giuseppe Fiori

Moralis narra la sua prigionia la famiglia ha pagalo 85 milioni I*Oberato in Sardegna dopa 32 giorni Moralis narra la sua prigionia la famiglia ha pagalo 85 milioni Il commerciante quarantanovenne, d'origine piemontese, racconta: «Mi portarono in una grotta dove ero obbligato a stare sdraiato. Non parlarono mai di Petretto. Una sera mi dissero: "Hanno preso Mesina", nient'altro» - Per due volte l'imprenditore rischiò di essere ucciso dai banditi perché la polizia s'era avvicinata al loro covo - La liberazione ieri l'altro sera, dopo il versamento del riscatto (Nostro servizio particolare) Cagliari, 17 aprile. Luigi Moralis, il commerciante piemontese liberato dai banditi ièri sera, trentadue giorni dopo il rapimento, è il terzo ostaggio che nel giro di una settimana torna dalla prigionia. Mercoledì scorso i fuorilegge avevano rilasciato il possidente trentunenne di Ozieri Giovanni Campus; venerdì l'allevatore trentaseienne di Calangianus Lino Nicolli. Adesso gli ostaggi sono due:' Nino Petretto, da 32 giorni, e Paolino Pittorru, da 29. La liberazione è costata a Luigi Moralis un prezzo-record: ottantacinque milioni. Nato ad Alessandria, quarantanove anni fa, era venuto in Sardegna nel '33, quattordicenne. Il padre affittava le trebbie ai coltivatori del Campidano e poi si era messo nel commercio dei rottami di ferro. Morto lui, Luigi aveva ampliato l'azienda. Commercia in ferro con depositi a Cagliari, Iglesias e Nuoro. I banditi lo prelevarono dal suo ufficio di viale Monastir, alla periferia di Cagliari, la sera di venerdì 15 marzo. Soltanto mercoledì 20 marzo, dopo giorni d'ansia, giunse alla moglie Rosa Benazzo — una signora appartenente ad una famiglia di Acqui trasferitasi a Savona — la prima lettera dei rapitori con la cifra del riscatto e le modalità per il versamento. Era imbucata a Nuoro. Vi si indicava una cifra folle: 200 milioni. Partì da Cagliari una macchina. L'emissario dei Moralis aveva con sé cinque milioni: disse ai banditi.che quella prima, somma :essi dovevano'' cotìtìderarlà'turia prova di buona volontà. Ma rivedessero la richiesta iniziale. «Duecento milioni, è pazzesco», disse. I fuorilegge non parvero disposti a discutere e s'allontanarono rinnovando seccamente l'ingiunzione di versare l'intera cifra. Intanto Moralis giaceva in una grotta. « Ero costretto a stare sdraiato — racconta — in una fenditura di roccia lunga meno di due metri e larga settanta centimetri. La volta era bassa e si innalzava in un altro punto della grotta. Poche volte mi è stato permesso di stare in piedi in quel punto, e nemmeno lo chiedevo. M'ero accorto che la mia capacità di soffrire li disponeva ad un'alta considerazione di me. Dicevano: "E' un uomo ". E con riguardo formale, senza brutalità gratuite, sempre dandomi del " lei ", facevano di tutto perché non provassi disagi superiori a quelli da essi ritenuti necessari. Andavano anche a caccia a procurarmi la selvaggina». Arriva ai Moralis una seconda lettera, scritta dallo stesso ostaggio. I banditi sono disposti a rilasciarlo per 100 milioni. E' una let-, tera .imbucata a Cagliari: il commerciante dà alla moglie le istruzioni sul modo di procurarsi la cifra, sull'espediente per far sapere ai rapitori che la somma è pronta, sull'itinerario da seguire e sulla particolarità della macchina con l'emissario a bordo. Cento milioni sonanti non è facile ad alcuno metterli insieme su due piedi. La signora segue le vie indicate dal marito e intanto trascorrono i giorni. «Potevo leggere il quotidiano di Cagliari — racconta il reduce dalla paurosa avventura — e così ero informato degli altri episodi di banditismo. I miei custodi, però, non li commentavano. Non una parola sulla sfida dei Petretto ai fuorilegge. La sera della cattura di Mesina si sono limitati a darmene notizia. Una bat tuta laconica: "Hanno preso Mesina". Nient'altro». Luigi . Moralis ha corso due volte il rischio della fine tragica: « Un giorno sento nell'aria qualcosa di diverso. Ero bendato ma avvertivo la pesantezza del clima. Silenzio teso. Un solo uomo vicino a me. Avevo V impressione che nervosamente picchiasse le dita sul calcio del mitra. Ho dovuto L'industriale Luigi Moralis, a destra, accanto al suo medico, mentre racconta la paurosa avventura (Telefoto) «incere la tentazione di urlare. Poi mi spiegano: s'era vista nei dintorni la polizia. Se gli agenti fossero arrivati al covo, l'intesa era di scappare, ma dopo avermi liquidato. Poi l'altro momento bestiale. Aspettavano i soldi. Anziché arrivare l'emissario, passa la polizia. Una pura coincidenza. Ma erano pronti a farmi fuori ». Per il resto, i trentadue giorni di prigionia sono ricchi di particolari curiosi: «M'era riuscito di familiarizzare e di tirarli in lunghe conversazioni., Sono uomini dalla psicologia complessa. Disprezzano un certo tipo di delinquenza urbana e vorrebbero ripristinare la pena di morte per gli sfruttatori di prostitute. Tutti i reati connessi al sesso gli appaiono ripugnanti. Degradante è dal loro punto di vista anche la rapina. Avevo al dito un anello con brillante e non gli è mai balenata l'idea di portarmelo via. Non mi hanno frugato. Quello che poteva esserci nel portafogli era per essi di nessuna importanza ». «E quali erano i temi trattati?», chiediamo. «La narrativa. Uno aveva letto il "Dottor Zivago" e voleva sentire il mio giudizio. Quel personaggio che si tiene a galla ugualmente in regime zarista e dopo la Rivoluzione d'Ottobre gli era fortemente antipatico. "L'ipocrisia — diceva — è il peggior vizio. Questi opportunisti dovrebbero impiccarli". Ho colto nei banditi contraddizioni che non si possono facilmente spiegare. Hanno un'etica tutta loro. Credo che sia genie disperata. Una sera uno mi fa: " Beato lei che ha un lavoro e può starsene con la moglie e i figli". "Ci stia anche lei in famiglia", ho replicato. E lui: "E come posso averla io una famiglia? ". Non recitava e diceva questo con tristezza». Il venerdì avanti Pasqua esce sul quotidiano di Cagliari uno stravagante annuncio economico: « Da Gigi Fazi chiedete insalata mista con rughetta». E' una frase convenzionale. La signora Moralis avverte i banditi che i quattrini sono pronti. Ed ecco presto una terza lettera: l'emissario dovrà seguire con i milioni un determinato itinerario da San- tulussurgiu al cuore della Barbagia. La prescrizione è che l'itinerario deve essere percorso quattro volte da una utilitaria con un certo segnale sul portabagagli. L'emissario dei Moralis parte da Cagliari la vigilia- di Pasqua. Viaggio a vuoto: dei banditi neanche l'ombra. « Dico'' ai custodi -- riprende Moralis — di avvertirmi quando scocca la mezzanotte. "E perché?", domanda. "Perché a quell'ora risorge Cristo e voglio ringraziarlo d'essere ancora vivo ". A mezzanotte in punto mi toccano alla spalla. " E' risorto " dice uno e iva l'aria di farmi compagnia nella preghiera ». Il contatto avviene la sera di Pasqua. L'emissario è fermato. Scénde. I banditi sono due. « Ho con me 80 milioni: non è stato possibile procurarne di più», dice. Un fuorilegge s'allontana, parlotta nell'ombra, ritorna e con un movimento del capo annuisce. « Va bene — conclude —. Vada tranquillo. Lo rilasceremo». Ieri pomeriggio, verso le 18, Luigi Moralis ha sentito entrare nella grotta i fuorilegge. Poche parole: « Può togliersi la benda». E poi: « Ciao', vada ». Dopo alcune ore di cammino, intorno alle 23, vede un'automobile sulla strada per Ottana. Fa ampi gesti, ma l'auto passa diritta. Il pilota, un autonoleggiatore di Gavoi, il cinquantottenne Francesco Cogusi, ricorda la volta che nel dicembre 1966 fu rapinato durante un assalto all'ufficio postale di Orgosolo e ha paura di fermarsi. Poi ci ripensa. Torna indietro. Luigi Moralis, inginocchiato nella cunetta, gli tende le mani giunte e non ha più la forza di parlare, stroncato dalla fatica. Semplicemente dice: « Sono Moralis ». Ed è la fine dell'avventura. Giuseppe Fiori

Persone citate: Gigi Fazi, Giovanni Campus, Lino Nicolli, Luigi Moralis, Mesina, Paolino Pittorru, Pasqua, Rosa Benazzo