Acolloquio con i tre grandi caricaturisti i che da oltre 40 anni fanno ridere i russi

Acolloquio con i tre grandi caricaturisti i che da oltre 40 anni fanno ridere i russi A colloquio con i tre grandi caricaturisti i che da oltre 40 anni fanno ridere i russi i UN UMORISMO ISTINTIVO. SEMPRE EFFICACE E POPOLARE Sono Michail Kuprianov, Porfiri Krilov e Nicolay Sokolov: il pubblico li conosce come una persona sola che firma «Kukriniski » - Hanno un grande studio in comune, nella lussuosa via Gorkij - Ogni giorno, arrivano tutti e tre con un'idea, poi la discutono e scelgono la migliore - Durante la guerra disegnarono i manifesti lanciati ai partigiani per incitarli alla resistenza - Stalin li sopportava perché non si occupavano mai di politica interna, Hitler li aveva segnati sul suo libro nero (Dal nostro corrispondente) Mosca. 17 aprile. I russi amano ridere. Forse hanno conosciuto più privazioni e sofferenze di ogni altro popolo europeo, ma hanno conservato intatto un fondo di allegria. Il loro umorismo è una garanzia di vita, una espressione di speranza e una forma di difesa. Makslm Gorkij, morente, faceva proiettare nella sua dacia i film di Charlie Chaplin, inviatigli dagli Stati Uniti. Zóscenko, ammalato, dimenticava la sua infermità ironizzando, nei suoi racconti, sul dolore. I proverbi di Kruscev altro non erano che il prodotto dì un truculento umorismo contadino. Rìdevano perfino, ai lavori forzati sotto Stalin,.i prota¬ gonisti di « Una giornata nella vita di Ivan Denissovic» di Solzenitsin. Prima della rivoluzione, Cecov e Gogol nobilitarono l'umorismo con la tenerezza, col mistero, e a teatro Ovstroskij lo suggerì come motivo d'arte. Più tardi Ilf Petrov e lo stesso Zóscenko raggiunsero le virtù di Mark Twain e di Jerome K. Jerome. Ma l'umorismo continuò ad essere considerato in Russia un bene comune, e una virtù artigianale. Diceva Zóscenko con umiltà: «Mi sono limitato a lavorare sul materiale scontato dell'ozio, degli ubriachi, della stupidità, della marioleria, della trascuraggine, del tetto che fa acqua, insomma di tutte quelle spicciole e meschine vicende quotidiane che sfuggono all'esame della letteratura aurea ». Oggi ì russi ridono per le satire di Boris Yegorov, o gli isolati capolavori di Tvardoski, come « Tyorkin all'altro mondo ». Ai circo, non sono gli acrobati o gli orsi o ì cavalli a suscitare un entusiasmo irrefrenabile, ma il pagliaccio Popov, un maestro nel suo genere. Fiorisce il teatro dì rivista: lo coltivano Mironova e Mìnaker, marito e moglie, moscoviti, e Shtepsil e Torapunka, vecchi comici dell'Ucraina. In Arkadi Raikin, il pubblico ha trovato un critico attento dei difetti nazionali, come Sordi in Italia; e Nikilin, Margunov e Viznin rinnovano al cinematografo, forse con minor genio, la formula fortunata dei fratelli americani Marx. Sensibile agli umori popolari, la Literaturnaia Gazeta ha proposto di proclamare il f apVile « Festa del riso », come il 1" maggio è « Festa del lavoro »: i cinema, i teatri, la televisione, la radio dovrebbero presentare solamente farse e commedie, anziché quei film di guerra che qui sostituiscono i western hollywoodiani o . italiani. Ne ha sorriso anche Krokodil, la più celebre rivista umoristica del mondo, quarantasei anni di vita, quasi cinque milioni di copie di tiratura. Krokodil, a suo modo, è uno specchio della Russia: non insegna solo come e3sa ride, ma anche come cambia, e rappresenta perciò un periodico documento politico e sociale. Vi sono oggi nell'Urss un umorismo armeno, uno ebreo, uno georgiano, e così via, ciascuno con sue caratteristiche ma uniti da una grande semplicità ed immediatezza. I.-, sovietici. non amano le , introverse-tenuità dei sorrisi inglesi, sono un popolo estroverso, sanguigno, la loro allegria è cameratesca e gioviale. Il loro riso viene d'istinto, non è cerebrale, sa di buon umore prima che di esercizio di bravura. Lo testimonia tutta l'arte che si regge esclusivamente su di esso, quella della caricatura e della vignetta. Essa non possiede forse la duttilità e varietà britanniche, ma è copiosa, massiccia ed efficace. Per quanto riguarda la politica, vanta una tradizione risalente ai famosi manifesti del poeta Majakovski, esposti negli anni Venti nelle vetrine del telegrafo di Mosca. ' Da oltre un quarantennio, tre personaggi dominano la caricaturistica /sovietica: Michail Kuprianov, Porfiri Krilov e Nicolay Sokolov, noti ovunque come i « Kukriniski». Alcune generazioni di russi hanno riso guardando le loro opere. Come il cartoonist inglese David Low essi erano segnati sul « libro nero » dì Hitler. I « Kukriniski » avevano disegnato i manifesti lanciati dagli aerei russi per incitare i partigiani alla resistenza; e i manifesti stessi erano diventati lasciapassare per gli oppositori del nazismo, ansiosi di unirsi agli alleati. Al processo di Norimberga gli imputati sì coprirono la faccia per sfuggire alla loro satira spietata. La bonomia, infatti, abbandonava i tre personaggi quando era in gioco la lotta per la patria. I « Kukriniski » si sono sempre attenuti ad una linea partitica ortodossa. Ma al di là delle contese politiche o tra nazioni, è innegabile che nella loro lunga attività hanno lasciato un segno nella storia della caricatura. Essi impersonano oggi l'umorismo russo. Li ho visitati nel loro studio all'ultimo piano di un palazzo di via Gorkij: un ampio ingresso adibito ad ufficio, due stanzoni con molti cavalietti, riproduzioni anche religiose alle pareti, qualche tavolo, un letto, una enorme fotografia di Majakovski, busti, statue, libri, premi. Mentre parlavamo, un curioso dialogo di uno contro tre, Sokolov faceva il mio ritratto, poche linee decise, azzeccate, un modo di mantenersi in esercizio. Non sono personaggi di 5fr*,ttiMiie: «hoto'mò ip«ht«ifl.ópo» sj»«*hn««.,'mw» Hw dfct'apiwmil. Questa vignetta è riprodotta dal giornale umoristico russo « Krokodil ». La didascalia dica: « Indovinate quante generazioni di architetti si sono succedute nel tempo per portare a termine questo edificio? » ogni giorno. Fisicamente paiono uno l'antitesi dell'altro e inducono ad un amififievia^^orriso. Un gìgan'te dài::capelli appena radi, ancora scuri, burbero di aspetto, Kuprianov. Bianco, affabile, persia timido ma pronto al sorriso, Sokolov. Krilov è dì statura modesta. Veste in modo giovanile, parla poco, è irrequieto, capace di disegnare senza fermarsi mai. Sposati tutti e tre da quarant'anni circa, hanno l'orgoglio di una figliolanza che segue le loro orme. Le loro caricature recano una firma sola, tratta dalle iniziali dei loro nomi, e non hanno perciò mai una paternità individuale, né gli autori lo vorrebbero. « Abbiamo fatto le nostre cose migliori tutti insieme », mi hanno detto. In un Paese dove tutto è statalizzato, lavorano in proprio, pittori, prima che cartoonits: le loro vignette comunque vanno a ruba. Abitano in un quartiere residenziale moscovita, nello stesso edificio ma in appartamenti separati, e si recano al lavoro insieme, la mattina. Hanno dichiarato: « Il tragitto ci serve per pensare. Giunti in studio, ognuno prepara una caricatura a parte e dopo le paragoniamo e discutiamo. Approvata la migliore, gli altri due vi apportano il loro contributo ». Hanno adottato questa tecnica nel lontano 1923, l'anno dell'inizio della loro collaborazione. In questo modo essi hanno raggiunto un'intesa e una perfezione di rado eguagliate nel campo della vignetta. La satira politica, non li ha assorbiti incondizionatamente. Hanno serbato tempo libero per la illustrazione delle principali opere letterarie contemporanee: «Klim Samghin» di Gorkij, edito nel '32, « Anime morte » di Gogol del 1937, « La signora col cagnolino » di Cecov del 1946, « Il ritratto », ancora di Gogol, nel 1951, il «Don Chischiotte » di Cervantes nel 1952, e infinite altre. Tra le loro serie più celebri di caricature, poi raccolte in un volume, la migliore è forse quella de « La vecchia Mosca », risalente al 1933, graziosi e intelligenti appunti in chiave satirica sulla vita sovietica e la trasformazione industriale della capitale. Come Zóscenko, i « Kukriniski » hanno sempre scelto la vita quotidiana: le piccole contraddizioni dei ménages a due, a tre; gli inci¬ denti nei negozi, nei treni, le sciocche disonestà, le incongruenze della civiltà moderna. « Se qualche cosa abbiamo evitato — mi hanno detto — è stato di eccedere nella caricatura delle donne. Noi riteniamo che certi difetti non debbano essere sottolineati quando si tratta delle compagne più preziose della nostra vita ». Le loro mogli, hanno aggiunto con un sorriso malizioso, sono i loro critici più ferrati e più severi. Sokolov da ben trentotto . anni sottostà al giudizio della consorte, una pittrice. Mi hanno mostrato una caricatura di Sophia Loren: era un disegno decoroso, che semmai metteva in risalto la bellezza della nostra attrice. Abbiamo discusso della caricaturistica e della pittura: mi hanno detto di ammirare, nel loro campo, soprattutto Low, Daumìer e, tra gli italiani, Danilo. Hanno concluso congedandomi: « L'umorismo deve essere di immediata comprensione. Il nostro ideale è il disegno senza la didascalia, che illumini e colpisca con pochi tratti essenziali ». Il segreto del loro successo forse è stato questo: di solito, essi hanno respinto artificialità intellettuali e sacrificato particolari decorativi ma superflui. In tal modo hanno rispecchiato la semplicità e l'immediatezza dell'umorismo russo. Ai lettori è piaciuta anche l'idea di un caricaturista con tre teste e con sei mani, come i «Kukriniski» amano spesso raffigurare se stessi. Sarebbero delusi se sapessero che la passione nascosta del loro : idoli è dipingere paesaggi. Ennio Carette

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