I parenti degli ostaggi in Sardegna trattano (in segreto) con i banditi di Giuseppe Fiori

I parenti degli ostaggi in Sardegna trattano (in segreto) con i banditi Una Pasqua amara per tre famiglie I parenti degli ostaggi in Sardegna trattano (in segreto) con i banditi Nessuno parla; tutti temono che un'indiscrezione possa pregiudicare l'esito degli incontri L'uomo rilasciato dai fuorilegge (e rinvenuto legato col fìl di ferro) avrebbe portato un messaggio di Pittorru: il possidente di Calangianus sarebbe vivo e custodito in una grotta (Dal nostro inviato speciale) Ozieri, 15 aprile. Pasqua amara per i tre ostaggi dei banditi e i loro familiari in estenuante attesa. S'era creduto che almeno Luigi Móralis, il commerciante piemontese prelevato dal suo ufficio alla periferia dì Cagliari giusto un mese ad oggi, sarebbe tornato a casa. Invece la sua drammatica avventura continua: e così per gli altri: Petretto è prigionie¬ ro da trenta giorni, Pittorru da ventisette. Rivolgersi alle famiglie per tentare di sapere qualcosa sullo stadio delle trattative, se si siano avviate e con quali speranze di sollecita conclusione, è inutile. Tutti temono che una indiscrezione possa essere di qualche pregiudìzio e si ritraggono in un silenzio ermetico. Sono impenetrabili anche i Petretto, inizialmente disposti alle confidenze. Domandiamo a Mario, il minore del fratelli di Nino Petretto, se la presa di contatto con i banditi è già avvenuta. Lo esclude. «Ma In quel che scrivono i giornali cosa c'è di vero e cosa di inventato? ». « Tutte fantasie » risponde. Invano replichiamo: «Hanno scritto che ancora rifiutate il versamento di un qualsiasi riscatto, che vi accingete a pagare, che avete già pagato. Almeno una di queste tre versioni è la giusta. Quale? ». Non risponde. Nota dominante è comunque la fiducia. Dopo settimane d'umori volubili, un momento di pessimismo e un altro di speranza, la liberazione di Giovanni Campus ha confermato una vecchia ipotesi: fra un cadavere infruttuoso e un uomo vivo dal quale si possano spremere decine di milioni, i banditi scelgono il tornaconto e dominano gli istinti. O meglio. All'interno della banda finisce col prevalere sempre il più calcolatore, l'uomo freddo: ieri Mesina; oggi, a quanto sembra, Campana, il bandito di Orane da tre anni latitante e con dieci milioni di taglia. Il paradosso è che t familiari degli ostaggi sono ridotti a fare affidamento sul professionismo criminale dei rapitori: quanto più abili e freddi sono, aumentano le speranze di rivedere vivi i propri cari. E che la nuova delinquenza, nuova se non nel quadro in cui si colloca almeno per generazione, non sia per così dire viziata da passionalità irriflessiva e da dilettantismo lo dimostra l'andamento delle ultime vicende. I banditi hanno un fine — realizzare il frutto del riscatto — e lo perseguono con lucida determinazione, consapevoli d'essere i più forti. Non si spazientiscono, sanno aspettare, possono trattenere in ostaggio un uomo per il tempo che vogliono. Anche nella tecnica criminale si mostrano evoluti rispetto al brigante analfabeta di una volta. - Venerdì e sabato è apparso sul quotidiano di Cagliari uno strano avviso economico. Un ristorante romano, che potrà essere conosciuto al massimo da un centinaio di sardi, invita i clienti a chiedere insalata mista con «rugheta ». Che senso ha la stravagante pubblicità? Semplice, è una inserzione voluta dai familiari di un ostaggio; in pratica un messaggio cifrato ai fuorilegge: significa « abbiamo appreso che i soldi del riscatto sono pronti » I banditi d'oggi leggono i {giornali, guidano le automo bili, hanno la radiolina a «transistors». Sebbene espressione del mondo pastorale, sono la frangia delinquente della società dei consumi in un'area arretrata. Avidi di denaro sembrano poco inclini ai cedimenti sentimentali. Venerdì molti in Sardegna hanno provato un brivido ascoltando alla radio l'appello che Lucia Petretto rivolgeva ai rapitori del marito. Ma dalle montagne non è venuta la risposta desiderata. Perciò suscita interrogativi la strana liberazione di Lino Nicolli, l'allevatore trentaseienne di Calangianus scomparso nel tardo pomeriggio di lunedì 8 aprile e rinvenuto esànime venerdì alle pendici del Monte Limbara. 1 banditi lo avrebbero abbandonato senza alcun corrispettivo in moneta: un rilascio davvero senza precedenti. Gli è stato chiesto come possa spiegarsi l'anomalia. Ha risposto: « Non posso dir niente ancora. Quando libereranno Paolino Pittorru molte cose si potranno capire». « Quali cose? ». « Non posso parlare. Vedrete, però, che si capirà tutto». Dunque Pittorru, scomparso la sera di San Giuseppe mentre insieme col Nicolli tornava a Calangianus da una sua tenuta, è senz'altro vivo? Un'agenzia di stampa ha notìzia che, nei quattro giorni di prigionia in mano ai banditi, Nicolli lo ha visto in una grotta. C'era anche un uomo con il braccio fasciato. Nicolli lo ha riconosciuto: era uno dei due uomini « distinti » coi quali Pittorru si intrattenne la sera di San Giuseppe al ritorno dalla tenuta. Nuovi elementi di mistero che si aggiungono a un « giallo » ancora aperto a una infinità di ipotesi. Comunque Nicolli, che per tutta la giornata di sabato era piantonato nell'ospedale di Tempio, è stato dimesso ed ha trascorso la Pasqua in famiglia. Domenica pomeriggio è andato a visitare la moglie di Paolino Pittorru. Poco dopo il suo ingresso in casa, sono partite a grande velocità due macchine, forse dirette in qualche punto indicato dal reduce dalla prigionia. Ma automobìli della polizia le hanno seguite e le due vetture con gli emissari del Pittorru sono tornate indietro rinunziando alla ricognizione. Giuseppe Fiori

Luoghi citati: Cagliari, Calangianus, Ozieri, Sardegna