Gli ultimi pagani contro il cristianesimo di Guido Piovene

Gli ultimi pagani contro il cristianesimo ATTUALITÀ DI UNA STORIA DI SEDICI SECOLI FA Gli ultimi pagani contro il cristianesimo Una traduzione italiana di Ammiano Marcellino, il principale storico romano del IV secolo, fu pubblicata l'anno scorso. Ne parlammo in questo giornale. Recentemente è stato ripubblicato un altro tipico scrittore, Macrobio. Le molte somiglianze tra i tempi attuali e quel periodo della storia ci inducono a ricercarne i testi e gli studi che ne discutono; è impossibile leggerli senza un paragone continuo con le vicende nelle quali siamo coinvolti, e senza introdurre nella lettura un po' delle nostre passioni. Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo nel secolo IV è stato l'argomento di otto vasti saggi di studiosi diversi, letti come conferenze all'Istituto Warburg di Londra nove anni fa. Arnaldo Momigliano, che è uno degli otto studiosi, raccogliendo i saggi tradotti in edizione Einaudi, avverte nell'introduzione che in seguito gli studi sull'argomento hanno fatto molti progressi; il libro tuttavia resta pienamente valido, affascina e turba il lettore, elimina luoghi comuni tenacemente abbarbicati nella cultura media. Sarebbe sciocco il tentativo di raccogliere i risultati di questi studi in qualche formula. L'argomento è attaccato da molti angoli diversi, e si presenta infinitamente complesso. Le situazioni sono fluide, variano da luogo a luogo; in alcune questioni, lo studioso si trova al buio, per mancanza di notizie certe. Qui possiamo dare soltanto indicazioni stenografiche. Un angolo da cui è condotta l'indagine è lo sfondo sociale della lotta tra i due avversari (Jones). Il cristianesimo è basato sui ceti bassi e medi più che sui ceti alti; la rivoluzione sociale che, unita alla crisi economica, sta demolendo le barriere di classe e porta in alto individui di bassa origine, dischiude al cristianesimo la via del potere. Per alcuni aspetti, il conflitto tra pagani e cristiani è un conflitto di classe; il paganesimo perdura tra aristocratici, intellettuali, studenti, respinti anche dallo stile delle Sacre Scritture, che ritengono plebeo e volgare; ma rappresentare il conflitto soltanto in termini di classe sarebbe errato. I confini non sono così netti né così costanti. Un altro angolo (Momigliano) è nelle relazioni del mondo romano coi barbari. Un motivo di forza della Chiesa cristiana è che sa trattare coi barbari meglio, con più duttilità e più tempismo: il pagano, di fronte al barbaro, prova soprattutto paura. Si mescola al contrasto religioso (Barb) la lotta contro la magìa, considerata il più grave dei crimini e un atto di lesa maestà. Ammiano Marcellino ha lasciato testimonianza di questa feroce e frenetica caccia ai maghi e ai presunti maghi, in cui il possesso casuale di un libro o di un amuleto era una prova «ufficiente per essere messi a morte dopo atroci torture. Vi furono massacri specialmente nelle classi alte. Anche qui non esistono confini netti tra i due campi; si può dire però che i pagani, legati spesso a culti esoterici, erano i più colpiti. Le antiche istituzioni si erano svuotate del loro contenuto: « Gli intellettuali e gli aristocratici colmavano questo involucro vuoto... con l'astrologia fatalistica, con la demonologia spiritualistica, e anche con la magìa bianca ». Un caso di radicale sostituzione d'una cultura con un'altra è quello esaminato dal Momigliano nel saggio, molto bello, che pone a confronto la storiografìa pagana e quella cristiana del secolo. Le due storiografie si muovono su terreni diversi, senza punti d'incontro. Mai la storiografia cri stiana entra in competizione diretta con quella pagana come racconto di una successio ne di eventi di ordine politico; la storia tradizionale è bandi ta, non esiste un Ammiano Marcellino cristiano. Più che un contrasto di culture nell'interpretazione dei medesimi fatti, si hanno due culture del tutto eterogenee, in cui la nuova fa il vuoto tra sé e quella antica, ed i fatti stessi appartengono a un ordine differen te. La storia è un'altra storia; essa prende le mosse dagli eventi narrati nel Vecchio e Nuovo Testamento, estranei al panorama storico dei pagani, e ha origine nel trascendente; le vicende maggiori sono le traversie della Chiesa che ne discende, persecuzioni ed eresie; i santi sono i personaggi centrali, non gli eroi, gli imperatori e i sapienti. E' una storiografia di carattere apologetico, inferiore culturalmente, ma col vantaggio d'essere suggestiva e propagandistica; mentre gli storici pagani si rivolgevano soltanto alle minoranze colte. Negli alti e bassi del conflitto, nella vittoria dei cristiani dopo la conversione di Costantino, nella breve restaurazione pagana di Giuliano l'apostata, la parte che prevale tende all'intolleranza; sebbene il migliore pensiero pagano si riveli disposto ad accogliere il cristianesimo nella sua concezione sincretistica ed imparziale dell'esperienza religiosa e ne respinga soprattutto l'esigenza di essere una religione esclusiva. Un saggio (Courcellc) raccoglie gli argomenti pagani contro il cristianesimo. Dopo quelli più popolari (il cristianesimo, offendendo gli dei, ha portato invasioni, sconfitte, carestie), si hanno le contestazioni razionaliste su punti di dottrina, specialmente sull'incarnazione. Che Dio possa farsi uomo, è un'idea che il pagano colto rifiuta; così l'esistenza di una fede unica della quale tutte le altre siano espulse. « Non si può penetrare — dice Simmaco — un così grande mistero per una sola via ». Nel complesso, mi sembra che uno dei pregi maggiori di questa raccolta di studi sia una grande giustizia. Certo il cristianesimo aveva dalla sua tutte le ragioni per vincere. Causa ormai soccombente, il paganesimo soccombe però con dignità, anzi con dignità che cresce man mano che il suo potere declina. Le sue ultime difese sono coraggiose e anche utili. Se una riflessione se ne può ricavare, è come nel l'economia della storia le resistenze estreme della parte perdente si rivelino spesso utili in vista del futuro, non meno del movimento in avanti che giustamente le travolge. La coscienza del mondo le tiene in serbo e le ricupera. In quell'ultimo scorcio del paganesimo morente, vi sono alte figure, caratteri religiosi autentici, martiri per la loro fede. Flaviano, prima di iniziare, con Arbogaste e Eugenio, la battaglia contro Teodosio sul Frigido presso Gorizia, fa porre sulle1 alture ai lati della valle le statue di Giove, e portare avanti stendardi con la figura d'Ercole. Sconfitto da Teodosio l'ultimo esercito pagano del mondo antico, « non vuole sopravvivere alla causa con cui si era identificato e si dà la morte, benché Teodosio fosse pronto a salvargli la vita *. Osserva uno studioso francese, il Marrou, che il vero rivale del cristianesimo non fu un complesso di dottrine, di riti, di divinità, né una filosofia, ma la filosofia in se stessa, « la ricerca individuale della perfezione interiore > mediante la cultura e l'affinamento mentale, la religione insomma della cultura e l'orgoglio dell'intelletto. Questo il vero motivo della resistenza usque ad mortem dei pagani più no-' bili. Essi fecero la loro parte, che era di salvare (Bloch), «in un mondo che si disgregava, la parte più preziosa dell'eredità degli antichi »; non tanto le loro credenze, né una specifica cultura, ma lo spirito critico e l'amore per l'intelligenza. E' una parte, quella di Simmaco, di Flaviano, di Pretestato, che qualcuno deve pur svolgere, anche nei grandi e necessari sommovimenti della storia. Guido Piovene

Persone citate: Ammiano Marcellino, Arnaldo Momigliano, Bloch, Einaudi, Jones, Momigliano

Luoghi citati: Giuliano, Gorizia, Londra, Teodosio