Trovato vivo uno dei possidenti scomparsi La moglie del Petretto supplica i banditi di Giuseppe Fiori

Trovato vivo uno dei possidenti scomparsi La moglie del Petretto supplica i banditi Trovato vivo uno dei possidenti scomparsi La moglie del Petretto supplica i banditi L'allevatore Nicolli (unico testimone del rapimento di Pittori u e sparito lunedi scorso) è stato rinvenuto ieri sera su un monte in Gallura: privo di sensi, aveva mani e piedi legati col fil di ferro - Lucia Petretto s'è rivolta ai fuorilegge con una patetica supplica lètta alla radio: « Restituitemi mio marito, la nostra è una famiglia povera » - Un medico ricattato abbandona la condotta e fugge con la famiglia a Cagliari (Dal nostro inviato speciale) Ozieri, 12 aprileLino Nicolli, il trentaseienne allevatore di Calangianus scomparso nel tardo pomeriggio di lunedi scorso dalla sua tenuta in località Ussargia, a due chilometri dal paese, è stato rinvenuto esanime oggi alle 18,30 nei pressi del centro trasmittente Rai-tv di Monte Limbara, in Gallura. Un operaio addetto alla manutenzione dei ponti dell'Enel, Giovanni Maria Ruggero, rincasava a Tempio alla guida di un motofurgone « Ape » quando ha visto un uomo steso a terra e privo di conoscenza. Aveva le caviglie e i polsi legati con filo di'ferro e altro filo di ferro alla gola. Il signor Ruggero lo ha raccolto portandolo al centro Rai. Dopo aver detto di chiamarsi Lino Nicolli, l'uomo è svenuto. La sua scomparsa aveva aggiunto elementi di mistero al « giallo » di Calangianus: qui la cera di S. Giuseppe era stato rapito il possidente Paolino Pittorru, al ritorno da una visita compiuta insieme col Nicolli alla sua azienda agraria di Putzu di Rana. Alla guida dell'auto c'era il Nicolli. Ad un paio di chilometri dal paese i due amici ebbero uno strano incontro. Due persone — indica' poi come d'aspetto distinto, sulla cinquantina —- chiesero al Pittorru se ayesse maiali da vendere. Il possidente, a sua volta, chiese a Nicolli e, avuta risposta negativa, disse: « Allora vai pure in paese, io rimango con loro ». Non tornò più. Venti giorni dopo, lunedì 8 aprile, il secondo fatto sconcertante: la sparizione di Lino Nicolli, unico testimone oculare di quell'episodio. Il mistero è fitto, forse domani potrà essere in parte svelato. Adesso col ritorno dell'allevatore, gli ostaggi dei fuorilegge sono tre: il commerciante piemontese Luigi Moralis, prigioniero da ventotto giorni, Nino Petretto da ventisette e Pittorru da ventiquattro. Stamane la moglie di Petretto, Lucia Farina, ha rotto il silenzio. Per lei parlavano, in questi giorni d'ansia e di drammatiche alternative, il suocero comm. Giovann'Antonio, commissionarlo Fiat di Ozieri. e i cognati Marcello, Alberto e Mario. Infine si è rivolta ai banditi, attraverso la radio, lei personalmente. Ed ecco l'accoratp appello diffuso dal « Gazzettino Sardo » alle 14: « Sino a ventisette giorni fa ero una sposa felice, adesso invece sono la più infelice della terra. Vivevo serena; vìvevo per mio marito e per ì miei tre piccoli tigli. Voi che mi avete rapito lo sposo conoscete Marcello, ma non conoscete la bambina di quattro anni e non sapete nulla del terzo bambino di appena pochi mesi. Con Marcellino voi siete stati umani: potrei e vorrei dire buoni. Gli avete fatto qualche carezza, gli avete da to i soldi perché era stato buono, gli avete anche pro¬ messo che presto avrebbe rivisto suo padre. Ma questa promessa tarda ad avverarsi». Torniamo, per la comprensione di ciò che Lucia dice, alla sera di sabato 16 marzo. Sono quasi le 21. All'uscita dal. lavoro nell'officina paterna Nino Petretto s'avvia in auto verso casa, quattro chilometri fuori Ozieri. A bordo dell'utilitaria ha con sé Marcellino, di sei anni. All'improvviso, da dietro i pi- lastri del cancello di una vii la, spuntano tre fuorilegge E' l'inizio di una paurosa av ventura. Ma prima di allontanarsi con l'ostaggio 1 rapi tori vogliono essere sicuri che Marcellino sia consegna to alla mamma. Raggiungono Patfada, svegliano due pasto ri sconosciuti e ad essi dàn no l'incarico di accompagna re il bambino alla caserma dei carabinieri. Prosegue l'appello: « Se Marcellino piange nell'attesa, io mi consumo. Allatto il mio bambino, ma ormai deb bo dire allattavo. Il mio seno si sta disseccando ». L'ul | timo nato, Giovann'Antonio. ha quattro mesi e mezzo. Ancora Lucia: « Voi credete che nella mia borsa ci siano dei soldi. Vi siete sbagliati. Se qualcuno che sta vi cino, voglio dire nella mia città, vi ha così informato egli vi ha volgarmente ingannati. E questo inganno non merita scusa ». «L'officina non è di mio marito: comunque, è ancora da pagare. La nuova casa sorge a poco a poco con un prestito. I lavori sono fermi per mancanza di mezzi. Legalmente la casa non è nostra, finché il prestito non sarà restituito, e non possiamo venderla». Tutte cose verificabili facilmente: non sono argomenti inventati per impietosire i banditi. Figlio di un padrone di bettola, Giovann'Antonio fece da ragazzo il barista e poi il noleggiatore di rimessa. Ha la commissionaria Fiat solo dal '64. L'officina se l'è costruita con un mutuo del « Credito Industriale Sardo » ancora da estinguere e ci lavorano tre figli. Per la casa, ha avuto un mutuo dall'Assessorato regionale ai Lavori Pubblici ed anche questa somma è da restituire. Nino, meccanico, ha poco di suo; ma nemmeno il padre può dare ai banditi i milioni che essi pretenderebbero. «Io spero che questo mio accorato appello, che viene dal cuore di una povera madre, arrivi al vostro cuore. Vi dico che avete commesso un grave sbaglio. Voi non po¬ tete, e certo non vorrete distruggere una famiglia povera. Dio perdona molte cose per un'opera di misericordia. Ebbene, fatela quest'opera di misericordia: restituitemi lo sposo. Il vostro orgoglio non può essere ferito se riconoscerete di aver commesso uno sbaglio ». « Se un giorno, non si sa mai, voi doveste rendere conto alla giustizia delle molte lacrime che ci avete fatto versare, forse nessuno si leverebbe a vostra difesa. Ebbene, io vi dico che almeno una voce vi difenderà. Liberate il mio sposo, restituite il padre a tre bambini ed io vi giuro che una voce si leverà a vostra difesa: la mia ». Con questa implorazione si chiude l'appello di Lucia Petretto. In Sardegna l'atmosfera è pesante; non si ricorda vigilia pasquale altrettanto cupa. Ad Orroli, villaggio di contadini di 3800 abitanti in provincia di Nuoro, è stato preso di mira il medico condotto, Giovanni Caboni di 48 anni. Stamane gli è giunta una lettera estorsiva con una richiesta di dieci milioni da versare secondo modalità che gli verrebbero indicate successivamente. La lettera minaccia rappresaglie sulla bambina del dottor Caboni, se la richiesta dovesse rimanere insoddisfatta. Ma il medico ha subito abbandonato la condotta trasferendosi nella stessa mattinata a Cagliari con tutta la famiglia. Giuseppe Fiori