Sondaggi di Bonn per l'apertura di rapporti diplomatici con Pechino di Tito Sansa

Sondaggi di Bonn per l'apertura di rapporti diplomatici con Pechino Parziali conferme dopo le «rivelazioni» del giornale di Slrauss Sondaggi di Bonn per l'apertura di rapporti diplomatici con Pechino «Circoli governativi» hanno smentito che la Germania stia per riconoscere la Cina comunista: « Il problema non è attualmente in discussione; se ne parlerà dopo la fine del conflitto vietnamita» - Ma si è ammesso che l'esponente democristiano Barzel sta compiendo sondaggi in Asia e che una delegazione parlamentare si recherà a Pechino e Hanoi (Dal nostro corrispondente) Bonn, 11 aprile. L'allarme per un progettato asse Bonn - Pechino suonato ieri da due giornali sovietici, le Izvestia e la Literaturnaja Gazeta, ha costretto oggi il governo federale a una smentita. E' stata fatta in forma ufficiosa da circoli governativi, ma è soltanto una messa a punto che vorrebbe tranquillizzare. La ripresa di contatti diplomatici con la Cina comunista — è stato detto — non è al momento in discussione. Uno scambio di ambasciatori sarà possibile soltanto dopo la fine del conflitto nel Vietnam. La proposta di riaprire le relazioni diplomatiche con la Cina di Mao era stata fatta ieri dal settimanale Bayern Kurier, edito dal ministro delle Finanze, Strauss. Sotto il titolo «Ambasciatore tedesco a Pechino? », il segretario personale del ministro, Hepp, aveva scritto che la Repubblica Federale non può rinunciare più a lungo a riconoscere la Repubblica Popolare Cinese. L'articolista metteva in rilievo che per Bonn il fare amicizia con il primo nemico dell'Unione Sovietica potrebbe servire come «efficace leva» per la propria politica di apertura a Oriente. Negli ambienti diplomatici di Bonn l'articolo viene considerato un siluro del mini-1 stro Strauss contro la politica del governo del quale fa parte, ma soprattutto contro il rninistro degli Esteri Brandt animatore dell'apertura a Est e della normalizzazione dei rapporti con Mosca. L'articolo appare grave perché è uscito soltanto ventiquattr'ore dopo che il governo tedesco aveva consegnato all'Unione Sovietica una nota pacifica e ragionevole con la proposta di scambiare dichiarazioni di rinuncia alla forza. Alla Cancelleria e al Ministero degli Esteri l'amarezza è grande. Per questo sono state fatte soltanto precisazioni ufficiose. E' stato detto che per riprendere le relazioni con la Cina di Mao il governo deve tenere in considerazione gl'interessi di diversi Paesi: non soltanto degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, ma anche dell'India e del Giappone. I circoli governativi che hanno fatto questo chiarimento hanno precisato che un riesame sarà possibile soltanto dopo la fine della guerra nel Vietnam, la quale avrà influsso durevole sulla costellazione internazionale. Per tranquillizzare gli alleati occidentali è stato aggiunto che il governo di Bonn attribuisce più importanza alla solidarietà atlantica che ad una rappresentanza a Pechino. E' stato ammesso che Bonn ha esaminato diverse volte il problema di normalizzare le relazioni con Pechino. Ne par larono a lungo nell'autunno scorso anche il cancelliere Kiesinger e il presidente pakistano Ayub Khan, amico di Mao. Ayub Khan offerse i suoi buoni servigi di mediatore. Non se ne fece tuttavia nulla, per non turbare le possibilità di un colloquio di Bonn con Mosca. Ora che la bomba Brescia, e l'operaio Lorenzo Longa, 44 anni, di Casazza, in tirata da Strauss è scoppiata, è stato precisato che sondaggi sono in corso. Proprio in questi giorni il capo del gruppo parlamentare democristiano Barzel sta facendo un viaggio in Asia e tratterà ! il problema con diversi go-1 verni. Inoltre tre deputati socialdemocratici, tra cui il vice presidente del gruppo parlamentare Franke, si recheranno prossimamente a Pechino e a Hanoi. E' dubbio, si dice stasera a Bonn, che questa messa a punto fatta oggi riesca a tranquillizzare l'Unione Sovietica e altri Paesi. Tito Sansa