Chiesti 10 anni di manicomio per l'uomo che gettò la sua bambina dal sesto piano

Chiesti 10 anni di manicomio per l'uomo che gettò la sua bambina dal sesto piano La pietosa tragedia di via Guido Reni a Torino Chiesti 10 anni di manicomio per l'uomo che gettò la sua bambina dal sesto piano Il P. NI. lo ritiene completamente pazzo e non punibile - L'imputato è un operaio trentatreenne, ottimo lavoratore, marito esemplare e molto affezionato all'unica figlia di 16 mesi - Ma soffriva di continui mali di testa e capogiri, era già stato ricoverato a «Villa Cristina» - Dice: «Quel giorno ero solo in casa. Presi la bimba in braccio e andai al balcone; poi non ricordo cosa accadde » - La sentenza è attesa per stasera Dieci anni di manicomio giudiziario sono stati proposti dal p. m. dott. Ferrara per l'operaio trentatreenne Luigi La Gamba, da Vibo Valentia, che il 22 febbraio 1966, a Torino, uccise la propria bimba. Patrizia, di 16 mesi, gettandola dal sesto piano della sua abitazione, in via Guido Reni 213. Secondo l'accusa il La Gamba è totalmente pazzo, e quindi non punibile, ma deve essere ricoverato in casa di cura. Il processo è cominciato ieri mattina alla Corte d'As¬ sise torinese. Il La Gamba, da oltre due anni in osservazione al manicomio di Collegno, è giunto in aula scortato dai carabinieri e da due infermieri. E' un uomo di aspetto mite, che si esprime con singolare pacatezza. Ogni tanto scoppia in pianto e si accascia sulla panca. Il presidente dott. Luzzatti ha rievocato la vicenda: «Luigi La Gamba, immigrato a Torino dalla Calabria, sposò una compaesana. Alba Caccamo. Lavorava alla " Pininfarina " ed era considerato un operaio serio, un modello di disciplina. Anche in casa si comportava come un marito esemplare. Nacque una bambina, Patrizia, e il papà le era particolarmente affezionato. Tutto andava per il meglio. Verso la metà di febbraio il La Gamba si licenziò perché aveva trovato un posto, a condizioni migliori, alla Fiat. Proprio in quei giorni la fortuna gli confermò il suo favore facendogli vincere quasi un milione al Totocalcio. « Eppure, il 22 febbraio, poco dopo mezzogiorno, Luigi La Gamba suonò all'appartamento dei coniugi De Grassi, suoi coinquilini, e scoppiando in lacrime disse: " Ho buttato giù la mia Patrizia ". La signora De Grassi scese in cortile e raccolse la bimba, ormai esanime. Giaceva sul cemento, a circa 7 metri in diagonale dal punto dove sarebbe caduta precipitando normalmente. Le indagini stabilirono che l'imputato soffriva di frequenti mal di testa, era stato ricoverato due volte a Villa Cristina, una clinica per malattie nervose, ed era anche in cura presso il Centro di igiene mentale ». L'imputato ha detto: « Mia moglie era scesa per telefonare a sua sorella. Presi la bimba in braccio e mi recai sul balcone per farle prendere un po' d'aria. Era una bella giornata, c'era il sole ». Presidente — Lei si sbaglia. Il cielo era coperto, faceva freddo ed era anche caduta un po' di pioggia. Imputato — Non so cosa accadde, non ero più io. Ho visto come una nebbia e, d'un tratto, mi sono accorto che la bambina non c'era più. Suonai dai De Grassi, ma non ricordo cosa mi uscì dalla bocca. Presidente — Lei ha detto al p. m. che, ogni tanto, sentiva l'istinto di bastonare qualcuno, compresa la sua bambina. Imputato — Forse l'ho detto, ma erano soltanto idee, che poi mi passavano. Mi sentivo molto depresso. In ogni caso, non mi è mai venuto in mente di buttare qualcuno dal balcone. * La giovane moglie, ancora sconvolta per la tragedia, en tra in aula e fa uri gesto di minaccia al marito. « Quando vidi la bambina In braccio alla signora De Grassi — dice — non mi resi conto di quanto era accaduto. Tutto potevo pensare, ma non che il suo papà l'avesse buttata dal balcone ». Il sopralluogo della Corte nel cortile di via.Guido Reni non aggiunge nulla a quanto già sì sapeva. I dubbi, e le perplessità sono sulle condizioni mentali del La Gamba che .il, perito d'ufficio prof. Mqssa giudica 'pazzo; mentre il ì^uienié^di-iàne, dott. Bonfante, lo ritiene' sano. Per il prof. Mossa l'imputato era ed è affetto da « psicosi ossessiva » e da una gravissima manifestazione dì «nevrosi da angoscia». Il dott. Bonfante, che cura il La Gamba da oltre due anni, sostiene invece che « è pienamente capace di intendere e di volere ». « Ma è un insicuro, che ha paura di se stesso e da anni soffre di vertigini. Dopo il fatto si comportò in modo assurdo perché fu colto da una comprensibile " psicosi traumatica ", dovuta al senso di colpa ». Su queste opinioni punteranno oggi i difensori, gli avv. Gino Obert e Giusto Astore, per dimostrare che il La Gamba, colto da uno dei suoi improvvisi capogiri, lasciò cadere la bambina causandone involontariamente la morte. La sentenza è attesa in serata. Gino Apostolo L'infanticida Luigi La Gamba e la moglie Alba Caccamo ieri durante l'udienza

Luoghi citati: Calabria, Collegno, Torino, Vibo Valentia