Masaryk sapeva di dover morire non volle mettersi in salvo a Londra

Masaryk sapeva di dover morire non volle mettersi in salvo a Londra Sensazionali rivelazioni d'un giornale a Praga Masaryk sapeva di dover morire non volle mettersi in salvo a Londra Invano la sera dell'assassinio un agente dell'« Intelligence Service» (che aveva scoperto il complotto) lo ammoni: «Signor ministro, devo portarla subito in Inghilterra. La sua vita è in pericolo» - Masaryk rispose: «No, amico mio, il mio posto è qui» - Poco dopo la residenza del ministro piombò nel buio, due sicari entrarono, le guardie del palazzo udirono forti rumori - Masaryk fu trovato nel cortile; la posizione del corpo rivelava che era stato gettato dalla finestra (Dal nostro inviato speciale) Praga, 11 aprile. La sera del 9 marzo 1948, a poche ore dalla sua morte, Jan Masaryk fu avvertito che si stava preparando il suo assassinio, e fu esortato a fuggireste Inghilterra. Il ministro degli Esteri rifiutò di lasciare il suo paese. La nuova sensazionale testimonianza sulla fine di Masaryk è apparsa oggi in forma di let- tera di un anonimo lettore sul quotidiano di Praga Svobodne Slovo. Ed è servita a confermare una volta di più l'opinione comune che il ministro venne ucciso perché era di ostacolo all'assoggettamento della Cecoslovacchia all'Unione Sovietica. Il racconto del testimone è drammatico. La sera del 9 marzo Masaryk, rientrato da un breve viaggio, si recò nell'abitazione del suo sottosegretario Vlado Clementis (quello che venne poi impiccato con Slansky nel 1953 dopo il famoso processo). Sul pòrtone di casa attendeva uno sconosciuto. « Era un uomo di robusta complessione e portava un cappotto di pelle. Masaryk appena lo vi: de si fermò. « Signor ministro — furono le parole dello sconosciuto — il maggiore Khlumsky mi incarica di portarle quésto messaggio: stasera non torni a Palazzo Cernin... (la - residenza di Masaryk) ». Chi era questo maggiore Khlumsky? Il testimone non lo spiega con precisione. Dice soltanto che era un personaggio in elevata posizione 'al'ministero per'la Difesa Si Praga, e. che durante-la guerra aveva mantenuto i cóntat- y Ira- la resistenza, eeca-eò} il governo in esilio costituito a Londra dopo la invasione nazista, di cui aveva fatto parte lo stesso Masaryk. Khlumsky con tutta probabilità aveva avuto contatti con l'Intelligence Service. E probabilmente li manteneva ancora. Racconta infatti il testimone: «All'invito dello sconosciuto, Masaryk si schermì. Ma l'uomo del maggiore Khlumsky insistette: « Signor ministro, devo portarla subito all'aeroporto. C'è un aereo in partenza per Londra. Laggiù sarà al sicuro ». Masaryk: « Crede davvero che vi siano per me dei luoghi sicuri? ». — «A Londra in ogni caso lei sarà più sicuro che a Praga ». Masaryk: « No. A Londra ci sono già stato tanto tempo. Il mio posto, ora, è qui, in Cecoslovacchia. O riuscirò a spuntarla, o cadrò. Diteglielo, a Khlumsky ». Masaryk taglia corto e si avvia verso l'appartamento del sottosegretario Clementis. Vi resta due ore e all'uscita si imbatte di nuovo nell'uomo del maggiore: «Il maggiore Khlumsky — riprende lo sconosciuto — conosce bene la.situazione. Ho-parlato don lui poco 'fa. Égli mi ha detto: ,è necessario per, la sua incolumità che il ministro non rientri stasera a Palazzo Cernin in nessun caso. E che lasci al più presto la Cecoslovacchia. Il maggiore Khlumsky la scongiura: non torni al palazzo». Masaryk scuote la testa. E' irremovibile nella sua scelta. Sale in automobile, una «Taira » nera, e si reca da Gottwald, il Presidente della Repubblica. L'uomo del maggiore Khlumsky lo segue in auto. Dopo la visita a Gottwald, l'inviato di Khlumsky compie un altro tentativo di persuasione. Alle insistenze dello sconosciuto, Masaryk stavolta risponde: « No, amico mio. Io sono un ministro e debbo tornare a Palazzo Cernin. E' quello il mio posto. Torni da me domani mattina. Potremo parlare con calma». L'uomo di Khlumsky replica: « Temo che domani mattina, signor ministro, sarà troppo tardi». Lo sconosciuto segue 'Masaryk fino a Palazzo Cernin. All'ingresso il ministro gli tende la mano. La tesi del racconto è che l'Intelligence Service era a giorno del complotto per l'assassinio di Masaryk; e che sui consigli di prudenza prevalse nel ministro degli Esteri la dignità dell'uomo politico consapevole dei suoi doveri di fronte al paese. L'impegno era chiaro per Masaryk: lottare per l'indipendenza della Cecoslovacchia già minacciata dalia Russia. Il suo diniego di lasciare Praga, seguendo la tesi del racconto, fu un gesto di eroismo politico. A parte la testimonianza di oggi, è sicuro ormai che Masaryk sapeva di avere i giorni contati come ministro degli Esteri. Le sue idee erano in contrasto con quelle di, altri personaggi allora molto influenti, che erano mclini a seguire la volontà di Mosca. L'avvertimento datogli dal maggiore Khlumsky (che dicono viva tuttora in Cecoslovacchia) deve avergli tolto ogni dubbio. Masaryk, dunque, rientrò a Palazzo Cernin intorno alle 23 ritirandosi nel suo appartamento al quarto piano. Che cosa accadde nelle ore seguenti? L'altro giorno un ex impiegato del palazzo svelò che poco dopo le 23 ci fu una misteriosa incursione. Arrivarono automobili, seguì un certo trambusto, i telefoni del palazzo vennero bloccati. Ed oggi l'anonimo testimone conferma quelle romanzesche circostanze completandole con alcuni particolari. «Intorno alle 23, Masaryk ricevette due telefonate anonime. Gli sconosciuti lo in- saltarono e lo minacciarono, forse per fargli perdere il controllo dei nervi. Subito dopo le linee, telefoniche del palazzo vennero tagliate. Vidi entrare nell'androne del palazzo due uomini in tuta. Sembravano operai e si misero ad armeggiare attorno ad un contatore. La luce si spense di colpo nella camera da letto del ministro. Un agente di polizia che era di guardia al palazzo dovette sospettare qualcosa perché corse fuori per dare l'allarme. L'oscuramento durò fino alle 23,45 (intanto secondo il testimone dell'altro giorno erano arrivati i sicari). Da quel momento fino all'alba la camera da letto del ministro restò illuminata... ». Alle 2 i misteriosi personaggi lasciarono' il. palazzo.' Il corpo di Masaryk' giaceva nel cprtile... . . , , . ". ; Il dr.. Zdenek Dytrych, uno dei personaggi che si sta occupando del caso Masaryk per incarico della magistra; tura, ha praticamente escluso che il ministro degli Esteri possa essersi ucciso in se; guito a contrasti politici. Evidente che egli fu buttato dalla finestra. Naturalmente c'è gente a Praga che insiste sulla vecchia tesi del suicidio tentando di - coprire responsabilità'. Fra costoro c'è Joseph No; votny .(non è parentejdel"ditj tatore destituito).:che sostiene. di. essere statpj urj..-ju^ttm'o amico-di' Masaryk; •'((■fiòsso coii(èJntare',Lr "dice-rfavòmy — che Jan Masdryk q'pìp. 'ri-, prete mi parlò di suicidio». Perché il ministro avrebbe dovuto porre fine alla ' sua; esistenza? «Perché —".dice Novotny — si trovò in disaccordo con l'ex presidente della repubblica Benesh, i Masaryk aveva promesso a suo padre (che fu Capo dello Stato ceco durante la repubblica durata dal 1918 al 1938) di non abbandonare mai il suo amico Benesh. Nel febbraio del 1948, quando i comunisti si impadronirono del potere, Masaryk pensò di scappare in Inghilterra. Chiese a Benesh di scioglierlo dalla sua promessa, ma il vecchio statista rifiutò... Molto agitato Masaryk si risolse a porre fine alla sua vita...». E' una storia molto macchinosa questa di Joseph Novotny, ed assai poco convincente; in contrasto con tutte le testimonianze che si sono raccolte finora. E' un segno che la ricerca della verità, dopo vent'anni, comincia a fare paura a qualcuno. Massimo Coni: Jan Masaryk; poco prima della morto nel Mff [Tal.)

Persone citate: Gottwald, Joseph No, Joseph Novotny, Massimo Coni, Novotny, Slansky, Slovo, Vlado Clementis