Intervista con «Lord Europa» sui rapporti Inghilterra -Mec

Intervista con «Lord Europa» sui rapporti Inghilterra -Mec Intervista con «Lord Europa» sui rapporti Inghilterra -Mec Lord Almi Chalfont fu ufficiale e giornalista prima di dedicarsi alla politica - Dopo la vittoria laburista, Wilson scelse questo «dilettante» liberale come delegato al disarmo; poi nel 1967, come ministro degli Affari europei - Chalfont créde necessario e possibile, non facile né prossimo, l'ingresso di Londra nel Mec - «Se l'Europa si unisce, si salverà dalla decadenza » - Per preparare la coscienza europea, bisognerebbe riscrivere i libri di storia per le scuole (Nostro servìzio particolare) Londra, aprile. Battezzato da molti « Lord Europe », Alun Chalfont ha il vantaggio di una conversazione facile (non solo in inglese, dato che parla correntemente francese, tedesco e russo). Di un aspetto sorridente e un interessante miscuglio di preparazioni: esercito, giornalismo e politica. Tutto questo è condito con una salsa inattesa in un ministro: un amore spiccato per la musica — particolarmente Monteverdi e il barocco italiano —, per la poesia — Rilke —, per le letture filosofiche del XVII secolo (« Specie per vedere dove filosofi politici come Hobbes, Locke e Rousseau sbagliavano»). Per quei pochi minuti che gli rimangono si bea di romanzi: Marcel Proust, Anthony Powell, Trollope. Lord Chalfont ha una posizione politica particolare. « Uno dei più audaci colpi di Wilson », lo definì Anthony Sampson. Estraneo al partito laburista fino al 1964, Chalfont è un « protetta » del Primo Ministro. La storia della sua carriera politica è veloce, avventurosa. Soldato di professione (Burma, Cipro, Palestina), abbandonò l'allora ministero della Guerra dopo una colazione con William Haley che a quell'epoca era direttore del Times. Il nuovo giornalista (che allora si chiamava Alun Gwynne-Jones) pubblicò una serie di brillanti articoli attaccando la politica conservatrice sul riarmo nucleare. « In quella epoca incominciai ad incontrare uomini polìtici quali Harold Wilson, George Wigg e George Brown ». Una volta al potere, il Primo Ministro, avendo promesso all'elettorato una politica dì disarmo, decise di creare un posto ministeriale e si ricordò del giornalista del Times. In una sola giornata, Gwynne-Jones cambiava nome (veniva creato barone a vita e passava alla Camera dei Pari come Lord Chalfont of Llantarnam); cambiava mestiere (dal Times si trapiantava a Ginevra); cambiava partito (da liberale pasr?.va nelle file del partito laburista). Un anno fa Lord Chalfont si trasformava di nuovo. Di-" ventava ministro jesponsabi le per le negoziazioni con il Mercato Comune. « Accettai il cambiamento con diverse reazioni. Da una parte mi dispiaceva abbandonare il mio mestiere a Ginevra. Era una sfida intellettuale e si viveva costantemente in un mondo d'Idee più che di immediato contenuto politico. Il nuovo lavoro era l'opposto. Richiedeva esclusivamente azione. Di " sorprese " ne trovai poche. La realtà della politica è sempre quasi priva di sorprese. Non avevo mai messo in dubbio che l'entrata della Gran Bretagna nel Mercato Comune non sarebbe stata né semplice, né veloce. L'opposizione francese è comprensibile data la filosofia gollista, che è cert. mente un pensiero anacronistico del XIX secolo ». Inoltre a molti - sembrava improbabile che i tedeschi rischiassero il loro nuovo «riawicinamento» con i francesi per combattere in favore della Gran Bretagna. Chalfont crede che l'integrazione economica ed industriale dell'Europa stia avvenendo e sia in continua espansione. « No, l'Europa non è in decadenza. Non ancora, ma non c'è molta tempo. La forza economica e tecnologica degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica ci potrebbe affogare ». Nel voluttuoso e mastodontico edificio del Foreign Office, il ministero degli Affari esteri inglese, Lord Chalfont siede nel suo ufficio ovale soffitto a cupola, due caminetti e un lampadario di bronzo che con il suo peso potrebbe annientare un elefante. Fuori, nei chilometri di corridoi, su e giù per le scalinate ricche di marmi, di abbellimenti, di ottocenteschi affreschi (Britannia Bellatrix, Britannia Pacificatrix, Britannia Coloniarum' ecc.), si muovono quei famosi impie gati che hanno formato da sempre 11 nocciolo della poli tica inglese. Persone più o meno festanti in questi gior ni — lo dicono senza peli sulla lingua — per la scomparsa del dimissionario George Brown. Di Wilson, Invece, Lord Chalfont dice: «E' un uomo che ammiro moltissimo per la sua capacità d'aziqne e per il suo coraggio ». L'ufficio di Chalfont, grandi finestre sul parco di St. James; è decorato di miniature indiane. « Ho fatto cambiare il tappeto che era marrone, e le tende ». Difatti ha un tono ridente che manca negli altri vasti uffici del Foreign Office. Ma qui non segue una routine regolare. Molto spesso tiene conferei, e sul tema europeo nelle Università, viaggia parecchio. Ha incontrato vari statisti italiani; di Fanfani dice: « E' una persona che stimo molto professionalmente ». « Propagandare l'ideale europeo attraverso le scuote, la televisione, la radio? Abbiamo c. 'nciato con interviste all' televisione, conferenze, incontri in Università. Nelle scuole sono i libri di testo che dovrebbero essere riscritti. Questo, qui come altrove». Lord Chalfont, la pedina europea di Wilson, ha la precarietà di "ssere eccessiva¬ mente legato alle sorti del Primo Ministro. Ben visto dalla stampa di « qualità », è meno popolare con la catena di Cecil King (il Mirror e The People) nonostante l'attaccamento di King all'ideale europeo. Chalfont sa usare il suo charme, se vuole, ma sa anche irritare. La stampa tedesca non gli perdona la fìnta gaffe di aver « confidenzialmente » rivelato a un gruppo di giornalisti le misure vendicative che' la Gran Bretagna avrebbe potuto prendere contro la Germania. , I critici di Chalfont avrebbero preferito vedere la notizia, ovviamente calcolata a colpire, deposta con maggior tatto e meno irritante brutalità. I suoi ammiratori lo lodano per la sua intelligenza, la capacità dì analisi e per il suo acuto giudizio; gli avversari lo accusano dì essere un camaleonte. Certo è che un « Lord Eu- pa » non esisteva nelle file del partito laburista e ci voleva la grinta di W.lsoh per inventarne uno, che ha le «loti e le capacità intellettuali per portare quel titolo. Gaia Servadio Lord Chalfont, il ministro inglese incaricato delle trattative con la Comunità economica europea (Telefoto) UNA PERSONALITÀ' BRILLANTE E DISCUSSA DEL GOVERNO BRITANNICO