Il consumo di vino e liquori è in Italia in continuo aumentato

Il consumo di vino e liquori è in Italia in continuo aumentato L'alcool timo non è ancora un pericolo, ma occorre stare attenti Il consumo di vino e liquori è in Italia in continuo aumentato Dal 1951 al 1966 si è passati dagli 84 litri di vino a testa ai 117 litri del '66 - Triplicate le vendite di birra, cresciuto d'una volta e mezzo il consumo dei liquori - Come media, gli italiani bevono alcool in misura quasi doppia degli americani - Un bicchiere di tavola non fa male, anzi, secondo vino a i fisiologi, può essere benefico alla salute vino a i fisiologi, può essere benefico alla salute Si legge, molto spesso, che noi italiani, tra tutti i popoli del mondo, veniamo secondi soltanto ai francesi per il consumo di alcool. In Italia si consumano 14 litri di alcool « prò capite » per anno e nella confinante repubblica se ne consumano 30. Negli Stati Uniti si arriva soltanto ad 8 litri e nella Svizzera a 5; negli stessi paesi scandinavi — abitati da persone notoriamente propense a controbilanciare con il calore interno il freddo esterno — la quota di alcool ingerita è inferiore alla nostra. La spesa degli italiani per bevande alcooliche va aumentando. Gli alcoolizzati che si curano presso gli ospedali e le cliniche presentano un preoccupante crescendo, come osservava recentemente, su questo giornale ed in una rivista scientifica, un illustre neurologo, il prof. Franco Granone. Ciò non corrisponde, però, all'impressione dell'uomo della strada, il quale si pone in merito una domanda assai elementare: come mai, andando all'estero e proprio nei paesi a basso consumo di alcool, si vedono circolare tante persone non proprio in perfetto equilibrio e, da noi, invece, l'incontrare un ubriaco costituisce, oggi, un evento assolutamente raro? E' questo dell'alcoolismo, uno dei casi nei quali l'interpretazione delle statistiche deve avvenire in modo molto prudente ed oculato, per non essere indotti a prendere qualche grosso abbaglio. In primo luogo, l'aumento dei ricoveri degli alcoolizzati negli ospedali non costituisce un indice dell'accrescimento dell'alcoolismo, ma è dovuto al progresso dell'igiene, della medicina, dell'istruzione, della ricchezza, dell' organizzazione sociale. Un tempo, nessuno sì occupava degli alcoolizzati; essi erano considerati dei viziosi riprovevoli, non dei malati guaribili. Essi, oggi, vanno a farsi curare perché sanno che esiste chi li può riportare ad ' una vita normale; si comportano come tutti gli altri malati i cui ricoveri sono in continuo aumento. Del resto, una prova che l'alcoolismo non è un fenomeno grave in Italia, è data anche dal fatto che, malgrado l'invecchiamento della popolazione, la mortalità per etilismo acuto sta diminuendo. Come si spiega, allora, il fatto che gli italiani, pur bevendo più di altri popoli non siano degli alcoolisti? La risposta che sarà data vale sia per l'Italia che per la Francia. In moneta con potere di acquisto costante (quello del 1963) la spesa media individuale è di 14.900 lire all'anno per il vino, ma solo di 2000 lire per la birra e di 2400 per i liquori. Si spende una somma così forte per il vino, perché esso è bevuto durante i pasti. Se si considera che il consumo medio annuale è di 117 litri all'anno (per l'intera popolazione) e se si presume che i veri bevitori vadano dall'età di 18 a quella di 70 anni, si può ritenere che il consumo medio, per coloro che bevono vino, sia di mezzo litro al giorno, cioè «un quartino » a pasto. Si alcoolizza chi beve in questa misura? Evidentemente no. L'opinione di illustri fisiologi sull'uso del vino è riportata in un recente libro del Galeotti ed altri autori sull'alimentazione del lavoratore. Si legge in esso che tutti i grandi studiosi dell'alimentazione umana, con reiterate indagini cominciate quasi un secolo fa (1874), hanno dimostrato non solo l'innocuità, ma addirittura l'utilità di ingerire modeste quantità di vino durante i pasti o durante lavori particolarmente pesanti. Dice un celebre fisiologo, il Visco: «Le varie esperienze... hanno sicuramente dimostrato che l'alcool presente nel vino non è tossico, mentre gli alcool ottenuti per distillazione dello stesso vino, somministrati nelle stesse quantità, risultano dannosi. Queste indagini dimostrano che, dal punto di vista fisiologico e tossicologico, il vino non può essere considerato come una semplice soluzione di alcool». Ed il Mancini aggiunge che un litro di vino con alcoolicità di 8-10 gradi dovrebbe essere perfettamente tollerato in una giornata. Dunque gli italiani sono un popolo che non è affatto alcoolizzato, ma consuma molto alcool perché, saggiamente, beve il proprio bicchiere di vino secondo i più ortodossi dettami della scienza dell'alimentazione. Questa è la situazione odierna. Quella futura, però, potrebbe essere diversa, perché non v'è dubbio che il consumo del vino stia crescendo notevolmente: dagli 84,4 litri del 1951 si sale ai 117 litri del 1966. Ma non è tale incremento che possa preoccupare. Nel periodo considerato il consumo della birra è passato dai 3,1 litri « prò capite » ai 10 litri; la birra è scarsamente alcoolica e gli italiani non diventeranno mai degli etilisti cronici attraverso questa bevanda nordica. Quanto preoccupa, invece, è il consumo di liquori che, sempre nel periodo in esame, è cresciuto di una volta e mezzo. L'alcool assunto fuori pasto in bevande ad alta concentrazione è quello che potrebbe realmente portare un maggior numero di persone sulla vera strada dell'etilismo crònico, con conseguen¬ ze psicologiche e sociali tutt'altro che favorevoli. La sola media dei consumi di alcool, dunque, ha scarso significato, quando si vogliano istituire comparazioni tra popoli diversi; essa oggi fa apparire gli italiani quello che non sono affatto, cioè degli alcoolisti. Ma potrebbe essere, invece, opportuno che le autorità seguissero ed eventualmente controllassero il tipo del consumo di alcoolici. per evitare che il disgustoso spettacolo dell'ubriachezza molesta e ripugnante, da noi tante volte visto e deprecato nella nostra giovinezza, possa ancora ripetersi Diego de Castro

Persone citate: Diego De Castro, Franco Granone, Mancini, Visco

Luoghi citati: Francia, Italia, Stati Uniti, Svizzera