L'incidente che ha causato la morte di Clark definito «il più misterioso delle gare d'auto» di Tito Sansa

L'incidente che ha causato la morte di Clark definito «il più misterioso delle gare d'auto» Conclusa ad Hockenheim l'inchiesta sulla tragedia di doménica L'incidente che ha causato la morte di Clark definito «il più misterioso delle gare d'auto» In pieno rettilineo la Lotus dello scozzese ha compiuto un'incredibile serie di sbandate da una parte all'altra della pista Jim non ha alzato il piede dall'acceleratore, né ha ridotto la marcia o frenato - Il più bravo pilota del mondo pareva un novellino - Secondo gli inglesi Graham Hill e Invinosi sarebbe rotto lo sterzo - La salma portata a Edimburgo in aereo Clark nelle prove si lamentò perché l'auto non stava in strada (Dal nostro corrispondente) Bonn, 8 aprile. L'incidente automobilistico nel quale ieri sul circuito di Hockenheim, presso Heidelberg, ha perduto la vita il due volte campione del mondo Jim Clark, è stato definito da esperti di corse automobilistiche « il più enigmatico, assurdo e paradossale » mai avvenuto su una pista. Jim Clark si è ucciso in un tratto di strada considerato « assolutamente sicuro », un quasi-rettilineo di oltre due chilometri che piega lie. vemente a destra per meno di 20 gradi, sul quale vengono considerate « normali » velocità di 220-240 chilometri orari. Era solo, in settima posizione, staccato di 400 metri dal gruppo dei primi (si era al quinto giro, erano stati percorsi poco più di 30 chilometri del trofeo di Germania per Vetture di formula 2) e seguito dall'inglese Chris Irwin a non meno di 250 metri. Si trovava — secondo il corridore tedesco Kurt Ahrens — nelle condizioni di sicurezza di un automobilista qualsiasi che procede a 110-120 all'ora su un rettilineo. Come dunque ha potuto uscir di strada il più vittorioso dei campioni, che di recente, a Johannesburg, ha battuto, con 25 vittorie in formula .1, il primato di Fangio? Al momento attuale, a 36 ore dall'incidente, non vi è una spiegazione ufficiale e ci si limita a supposizioni 1 basate sui racconti di pochissimi testimoni oculari. Essi hanno riferito concordemente che d'improvviso, a metà del rettilineo, per ragioni inspiegabili, la Lotus con motore Ford Cosworth di 1600 cmc di Clark ha sbandato sulla sinistra, \ -rso l'esterno dell'arco. Con prontezza il corridore l'ha ripresa, ma ha sbandato sulla destra, uscendo con due ruote sull'erba. Gli spettatori si aspettavano che la vettura rallentasse e si raddrizzasse. Ma Clark ha continuato a piena velocità (certamente superiore ai 200 orari) una folle serpentina, più rapida e stretta, come se fosse un novellino. Alla quarta o quinta sbandata, il bolide rosso-oro dello scozzese è schizzato sulla sinistra, ha superato la striscia d'erba, che divide la fascia di sicurezza di sabbia dal reticolato, che dovrebbe frenare le vetture, ha abbattuto in volo il secondo recinto metallico e si è schiantata come un proiettile contro un grosso albero distante una ventina di metri dalla pista. Per tutti i 550 metri di sbandate, Clark non ha mai sollevato il piede dall'acceleratore, non ha ridotto la marcia, né ha frenato. Su questo sono tutti d'accordo quei pochi (cinque o sei persone) che hanno visto morire lo « scozzese volante ». Durante i sette-otto secondi — lunghissimi — che la sua vettura ha impiegato a percorrere quel mezzo chilomei tro completamente sgombro e quasi asciutto, Jim Clark non ha fatto nulla per fermare il suo bolide impazzito. Per la magistratura tedesca, il « caso Clark » è chiuso. La procura di Stato di Mannheim ha constatato che la pista era in ordine, che Clark non è stato ostacolato, che pertanto non vi sono responsabilità di terzi e ha dato il nulla osta al trasporto della salma in Scozia, rinunciando anche all'autopsia. Ma per i tecnici, e per gli automobilisti, rimane l'enigma: perché è successo, come è potuto accadere? Le versioni, basate su indizi e supposizioni, sono varie. I meccanici della « Lotus », i quali giurano sulle qualità di Jim Clark (« guidava come un dio. non sbagliava mai. era un fanatico della sicurezza », dicono) sospettano un guasto, ma allo sterzo piuttosto che alle sospensioni. Dello stesso avviso sono l'amico intimo di Clark, l'ex campione del mondo Graham Hill (che ieri è stato tra i primi ad accorrere sul luogo della sciagura, rifiutando di continuare la corsa, come gli organizzatori tedeschi avrebbero voluto) e l'altro inglese Chris Irwin, il corridore che seguiva Clark e che da lontano lo ha visto sbandare. « Jim era il migliore di noi, il nostro maestro — hanno detto —. E' impossibile che abbia sbagliato, e per giun¬ ta in un tratto rettilineo ». Che cosa dunque è accaduto? L'inchiesta tecnica dovrà rispondere a questa domanda ossessionante. Il costruttore delle « Lotus », Colin Chap- man, giunto da Londra a Hockenheim la notte scorsa, ha fatto raccogliere tutti i rottami della vettura di Jim, per farli portare in Inghilterra e farli esaminare. Se la vettura ha avuto un guasto, l'inchiesta lo rivelerà tra alcune settimane. Se invece non vi fu alcun guasto, si dovrà dedurre che Clark è stato colto da malore oppure che ha sopravvalutato la propria abilità quando la sua vettura ha cominciato a sbandare. Una sola cosa è certa: Clark non ha né rallentato, né frenato, il perché forse non lo si conoscerà mai. Questa sera la salma di Clark è stata portata in aereo a Edimburgo, dove l'aspettavano i genitori del povero campione. Tito Sansa

Persone citate: Chris Irwin, Fangio, Graham Hill, Jim Clark, Kurt Ahrens

Luoghi citati: Bonn, Edimburgo, Germania, Heidelberg, Hockenheim, Inghilterra, Londra, Mannheim, Scozia