Il processo per lo scandalo del Villaggio olimpico a Roma

Il processo per lo scandalo del Villaggio olimpico a Roma Ventidue responsabili davanti al giudici Il processo per lo scandalo del Villaggio olimpico a Roma Costò circa 6 miliardi, ma cadeva a pezzi - Per renderlo abitabile si spesero un altro miliardo e 355 milioni - Imputati, oltre ai costruttori, i tecnici che eseguirono i collaudi Un gruppo di imputati al processo per il «Villaggio olimpico» di Roma (Tel. A.P.) (Nostro servizio particolare) Roma, 5 aprile. Per costruire il villaggio che otto anni or sono ospitò gli atleti che parteciparono alle Olimpiadi furono spesi circa quattro miliardi di lire diventati poi circa sei con le opere accessorie; dopo sei mesi per renderlo abitabile entro i limiti minimi della decenza si sono dovuti spendere un miliardo, 355 milioni e 304 mila lire perché la maggior parte dei 1500 alloggi stavano cadendo a pezzi. .Oggi è iniziato in Tribunale il processo a coloro che — in tutto 22 — sono 'responsabili, secondo l'accusa, di quanto è accaduto: 15 costruttori, 2 funzionari dell'Incis al quale il comprensorio è stato ceduto, tre ingegneri collaudatori, due funzionari del Genio Civile di Roma. Le accuse sono di frode in esecuzione di contratto per avere fornito materiale scadente e diverso da quello stabilito dal capitolato; di falso per chi ha confermato che i lavori erano stati eseguiti ad opera d'arte mentre avrebbero dovuto essere sospesi immediatamente. Una parte degli inquilini (tutti dipendenti dello Stato) intende costituirsi parte civile, ma il Tribunale si è riservato ogni decisione per il momento. Dirà soltanto nella prossima udienza — 19 aprile — se i 280 inquilini hanno diritto a intervenire nel processo come accusatori privati. « Essi — hanno spiegato i loro legali — sono costretti a pagare un canone d'affitto superiore al valore reale degli alloggi costruiti nel peggiore dei modi ». Oggi, tutto si è ridotto alla discussione di numerose richieste dei difensori: il processo avrebbe dovuto essere rinviato perché i diritti della difesa sarebbero stati violati; la causa avrebbe dovuto finire alla Corte costituzionale perché si è impedito alla difesa di esercitare liberamente il proprio mandato. Il Tribunale ha respinto tutte le istanze riservandosi soltanto su quella per la costituzione di parte civile 'degli inquilini e ha stabilito che il processo riprenda il 19 aprile. g. g.

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