Felice Gimondi affronta domani le insidie della Parigi - Roubaix

Felice Gimondi affronta domani le insidie della Parigi - Roubaix Felice Gimondi affronta domani le insidie della Parigi - Roubaix Per la corsa francese si è tornati ad un percorso molto difficile - Cento chilometri finali quasi tutti di pavé - Oltre all'italiano sono tra i favoriti Merckx e Poulidor (Dal nostro inviato speciale) Parigi, 5 aprile. I ciclisti che domenica parteciperanno alla Parigi-Roubaix incominciano ad arrivare nella capitale francese. Oggi, all'aeroporto di Orly, è giunto Gimondi con i compagni di squadra della Salvarani, domattina verrà il turno della pattuglia della Max Meyer, capitanata da Durante e da Ballìni, e compariranno anche gli atleti che oggi hanno concluso il Giro del Belgio. Solo domani sera, quindi, sarà possibile stendere l'elenco, preciso dei partenti: fin d'ora, salvo grosse sorprese, è lecito escludere " forfaits " di una certa importanza. Mancherà Grosskost, colpito da un'improvvisa bronchite, mancherà forse Van Coningsloo, che soffre di coliche intestinali. Gli altri, tutti gli altri campioni e gregari risponderan- no all'appello, per allinearsi in una competizione che. almeno alla vigilia, davvero è avvolta nei veli delta più assoluta incertezza. Merito (o colpa, a seconda dei punti di vista) degli organizzatori. I quali, decisi a ricreare intorno alla Parigl-Roubaix l'atmosfera di un tempo, hanno scelto un finale inedito, cento chilometri, ad occhio e croce, dì terribile pavé; chi l'ha provato nemmeno trova più il fiato per esprimere, con giusti termini, l'eccezionale asperità di questo lungo tratto. Si tratta di un ritorno all'antico, si tratta di un tuffo nel passato, si tratta di un .esperimento che può dar risultati considerevoli oppure fallire. I responsabili, evidentemente, si sono posti alcune domande. Era o non era, la Parigi-Roubaix, la gara passata alla storia del ciclismo come la gara sfibrante, spietata, implacabile? Era o non era, la Parigi-Roubaix, la gara più temuta, quella che si disputava nell'« Inferno del Nord», in un ambiente addirittura un po' cupo, su strade rotte e disselciate? e, negli ultimi anni, non s'erano fatte troppe concessioni ad una interpretazione per così dire moderna, riducendo il pavé a tratti sempre più brevi? E, proprio per questo, la Parigi - Roubaix non aveva perso molto del suo fascino? Esaminata, la questione sotto ì vari punti di vista, gli organizzatori hanno pensato bene che un netto cambiamento avrebbe prodotto, se non altro, notevole rumore. Si sono messi al lavoro con cura, hanno mandato sul posto persone competenti. Ed è nata così la Parigi-Roubaix edizione 1968: 262 chilometri nel complesso, con gli ultimi 100 chilometri quasi di continuo sul pavé. Si può lodare gli organizzatori per la novità, li si può criticare per la ricerca del difficile ad ogni costo. Sta di fatto, però, che la vigilia è permeata di incredìbile attesa. Per vincere, domenica, bisognerà esser fortunati, tanto fortunati. Ma è indubbio che, | a tagliar per primo il tra¬ guardo, sarà un campione, un grande campione, forte, tenace, testardo, irreducibile. Inutile, quindi, parlar di pronostici. Si va a tentoni, leggendo l'elenco degli iscritti. Tre nomi vantano una leggera preferenza: Merckx, abituato al pavé, Poulidor che nel Giro del Belgio s'è rivelato in splendida forma, Gimondi, che sbandiera una fiducia all'apparenza sincera. A trionfare non dovrebbe essere un « outsider » a meno che ci si metta di mezzo la sorte, nel giocar scherzi di pessimo gusto. Gigi Boccacini

Luoghi citati: Belgio, Orly, Parigi