Gimondi parla della parigi-Roubaix:«sono in forma e corro per vincere»

Gimondi parla della parigi-Roubaix:«sono in forma e corro per vincere» Domenica si disputo una delle più dure gare ciclistiche Gimondi parla della parigi-Roubaix:«sono in forma e corro per vincere» H campione spera di ripetere la clamorosa affermazione ottenuta nel 1966 - Il terribile «pavé» del tratto finale non lo preoccupa - Merckx e Janssen giudicati gli avversari più pericolosi, insieme con Godefroot e Sels - Un intenso allenamento per completare la preparazione - Giro di Spagna e Giro d'Italia nel programma del bergamasco: nulla di deciso per il Tour (Dal nostro inviato speciale) Alme, 2 aprile. Gimondi, al telefono, è stato preciso. « Vuol venire a trovarmi? Lei lo sa, non abito più a Sedrina, adesso sto ad Alme. Prenda l'autostrada Milano-Bergamo, esca al casello di Dalmine. Faccia attenzione ad un incrocio, guardi un cartello che indica la direzione di San Pellegrino. Giri lì, a quell'incrocio. Dieci minuti ed è subito arrivato. Casa mia, è sulla destra, al principio del paese». La casa di Gimondi — nuova, bella solida — ha al pianterreno un ristorante, segnalato con evidenza da una insegna che porta, naturalmente, il nome del campione. Davanti, qualche amico del ciclista ci attende. « Felice — ci dicono — è fuori in allenamento. E' partito stamattina alle 8, insieme con Ferretti. Una sgroppata impegnativa. All'una, però, torna di sicuro ». Pochi minuti d'attesa. Poi, all'una meno dieci, Gimondi ed il suo gregario spuntano all'orizzonte. 11 tempo di sciacquarsi il viso, il tempo di togliersi la polvere di dosso ed il ciclista, disteso e sorridente, è pronto per la chiacchierata. Ha l'aspetto di chi sta bene, ha il tono spigliato dell'atleta in forma. « Parlo io — esordisce il campione — parlo io e le confermo che proprio non credo d'aver sbagliato tattica nel Giro delle Fiandre. Molti hanno sostenuto che la mia fuga, nella fase iniziale della gara, sia stata una specie di suicidio sportivo, un tentativo, insomma, fatalmente destinato all'insuccesso. Mica vero, sa? Tra i belgi c'è molta ruggine, vanno d'accordo come cani e gatti. Io, già alla vigilia, ero convinto che valesse la pena di gettarsi nella mischia sin dalle prime battute. La fuga poteva riuscire, sarebbe stato sufficiente che, alle spalle di chi scappava, le rivalità avessero in certo qual modo frenato l'inseguimento. Mi hanno ripreso, d'accordo. Ma, se dovessi ricorrere il Giro delle Fiandre, mi comporterei allo stesso modo ». Il discorso dal passato si proietta sul futuro, con la Parigi-Roubaix come argomento principale. Gimondi si butta a capo chino in una specie di pronostico personale. « La mia salute è ottima e sono in forma. Non al massimo, perché solo una vittoria rappresenta quel miracoloso qualcosa che concede la perfezione della forma ». « Ma, allora, sei oppure no nella forma del '66, quando hai centrato il bersaglio proprio nella Parigi-Roubaix? ». La risposta è secca, decisa. « Domenica mi allineo al via per vìncere. Non sostengo, badi, che vincerò, il che è diverso, stavolta sarà più difficile, perché mi guarderanno in tanti e sarò sottoposto ad uno strettissimo marcamento. E poi, non dimentichiamolo, ci vuol fortuna, bisogna che la corsa prenda una piega favorevole ». Chiediamo di segnalarci gli avversari più pericolosi e Gimondi non ha nemmeno un attimo di esitazione. Sbotta come se ripetesse una lezione imparata a memoria: « Janssen e Merckx sono i possibili vincitori. In caso di soluzione in volata, tra sei o sette uomini, fanno paura Godefroot e Sels. Tra i protagonisti, Altig ». Intorno s'è formata una piccola folla, ci sono papà e mamma di Felice, c'è la fidanzata, ci sono gii amici più fidati. Tutti zitti, ad ascoltare. « Senti, i tifosi ti accusano, ti rimproverano d'esser giunto ad aprile senza nemmeno una vittoria ». «La solita storia. Negli ultimi tre anni non ho mai vinto in principio di stagione. C'è poco da agitarsi, ma io, sin verso aprile, alle corse partecipo sì per far bella figura, ma non le sento come dovrei. Anche per la Milano-Sanremo è stato così, quella, poi, a mio avviso, è la gara più difficile a. « Colpa della guerra fredda con Motta? ». « Forse un po', la rivalità esiste ed è giusto che esista. Ho sentito che Gianni non sta bene. Gli faccio l'augurio di guarir in fretta ». L'argomento, però non pia ce a Gimondi. Preferisce parlar di cose che più da vicino lo riguardano. Obiettivi? La Parigi-Roubaix, il Giro di Spagna, il Giro d'Italia. Poi, si vedrà; per ora, il problema se prender parte o no al Tour non è ancora risolto. Ed è la Parigi-Roubaix che preme, in particolare, al campione. «Anche il tentativo nel Giro delle Fiandre, è stato un si¬ stema come un altro di constatar il mio rendimento. In questa settimana, poi, mi alleno in modo duro. Oggi ho sgobbato per 140 chilometri, tirati dal primo all'ultimo. Domani, 100 chilometri dietro motori, giovedì 160 chilometri in linea, venerdì, al mattino, altri 100 chilometri dietro motori, e, al pomeriggio, partenza per Parigi. Lavoro, lavoro, lavoro. Mica fatico per divertirmi, fatico in vista di domenica. Mi hanno informato che il tratto finale è tetribile. Però, non voglio spaventarmi in anticipo. Se riesco, tenterò di andar via da solo proprio in questo tratto ». Suonano le quattro, l'ora d'andarsene. Gimondi — ritratto della fiducia — ha un piccolo ripensamento: « Guardi — ci borbotta a mezza voce — che non le ho detto che vinco la Parigi-Roubaix. Le ho detto che posso vincerla. Scriva così, per favore, e speriamo in bene ». Gigi Boccacini 4 Giro ciclistico del Belgio