I banchieri del Sud Africa guardano inquieti l'oro che si accumula nelle camere blindate di Mario Ciriello

I banchieri del Sud Africa guardano inquieti l'oro che si accumula nelle camere blindate Cautela del governa di Città del Capa in attesa degli eventi I banchieri del Sud Africa guardano inquieti l'oro che si accumula nelle camere blindate Per trent'anni il metallo giallo ha avuto sempre lo stesso prezzo, immutabile, di 35 dollari l'oncia: i proprietari delle 52 miniere (con il 75 per cento della produzione occidentale) avevano una garanzia - Ora è venuto il terremoto - Come si comporterà il mercato libero? Londra assorbirà ancora tutti i lingotti? - Forse l'avvenire del Paese dipende dalle risposte a queste domande (Dal nostro inviato speciale) Città del Capo, 2 aprile. La questione dell'oro ha due aspetti: uno industriale e uno, più vasto, politico ed internazionale. Ho descritto da Johannesburg le idee e le previsioni dei produttori: udiamo adesso i pareri dei ministri e parlamentari convenuti a Città del Capo. Il Sudafrica ha due capitali, Pretoria — nel Transvaal, vicino a Johannesburg — e Capetown, Città del Capo. Il Parlamento è sempre a Città del Capo, ma aperto solo per sei mesi, da gennaio a metà giugno, e in questo periodo affluisce qui pure il governo. Chiusa l'assemblea, ministri, sot' -. segretari e funzionari risa,. ».io in luglio a Pretoria e Vi .estano fino a dicembre. Si dice che i boeri inventarono questa procedura per sfuggire — durante i mesi climaticamente migliori dell'anno sudafricano — alla vita grigia e provinciale della austera Pretoria. Ma è una facezia. Il sistema ha la sua origine nella vecchia struttura federale dello Stato: c'è anche una capitale giudiziaria, Bloemfontein, nell'Orange Free State, ove siede l'« Alta Corte ». Il salto dal nord a Città del Capo è certo notevole e gradevole. Si lascia una terra bella ma severa, si lasciano i grattacieli e i panorami industriali di Johannesburg, già percossi dalle prime raffiche fredde dell'autunno. A Città del Capo, invece, caldo, palme, fiori, mare, un'aria più spensiera¬ ta, un ritmo più riposante. C'è un'altra differenza. A Johannesburg l'industria preme perché il governo indichi con maggior chiarezza la sua nuova « politica aurea ». A Città del Capo i ministri tacciono. Il premier Vorster persiste nella circospetta condotta di guida dopo l'istituzione di due mercati dell'oi , uno ufficiale, l'altro libero. E' un atteggiamento criticato con crescente asprezza. Il Financial Mail esorta, brusco, il governo a delineare i suoi propositi. Ieri, in Parlamento, all'inizio del dibattito sulla nuova bilancia '68'69, il deputato Arthur Hopewell, a nome di tutto l'United Party, il partito d'opposizione, ha posto due domande. 1) «Se le banche centrali dei cento e più Paesi del Fotido monetario internazionale non volessero più oro, venderebbe il Sud Africa la propria produzione sul mercato libero o la terrebbe in patria in attesa di più elevati prezzi su tale mercato? ». 2) «Si può . garantire all'industria che, per almeno un altro anno, la sua produzione continuerà ad essere rilevata tutta dalla South Africa Reserve Bank e venduta tutta sulla piazza di Londra tramite la Banca d'Inghilterra? ». Il ministro delle Finanze Diederichs non ha risposto né si sa se e quando lo farà. Per ora, il governo — formato dal Nationalist Party — invita gli oppositori a pazientare, « nell'interesse di tutti ». Dalle cinquantadue miniere del Transvaal e dell'Orange Free State esce quasi il 75 per cento della produzione aurea occidentale. Sono sui 30 milioni e mezzo di once l'anno. La Russia non sembra superare i 10 milioni e, secondo alcuni esperti, non arriva forse a 7. Questa cautela sudafricana è in gran parte comprensibile. L'avvento di due mercati e l'accordo di Stoccolma sui " diritti speciali di prelievo » hanno spinto l'oro in un incandescente crogiuolo. In qual forma ne uscirà, è arduo prevedere. Per oltre trent'anni, l'oro ha avuto un unico prezzo, 35 dollari l'oncia, e una indiscussa posizione nel sistema monetario: adesso, vi sono più prezzi e il mondo sembra veramente deciso — anche se ci vorrà tempo — a detronizzare il metallo in fa vore di più flessibili strumenti. Certo, il Sud Africa venderà, e raccoglierà maggiori guadagni: ma deve determinare il volume e i tempi di queste vendite, deve armonizzare i suoi obblighi nazionali con quelli verso il Fondo monetario internazionale, deve assistere i produttori senza mettere a repentaglio il programma anti-inflazionistico. Già s'è avuto qualche disappunto. I prezzi sul mercato libero, ad esempio. Ci si aspettava quote più elevate, attorno ai 40 dollari. Conviene al Sud Africa, in tale circostanza, scaricare altro oro sul mercato? Ovviamente no. I fatti sembrano pertanto confermare la voce secondo cui il governo starebbe accumulando lingotti nelle camere blindate di Pretoria in attesa del momento più propizio. Ferme sarebbero pure le vendite alle banche centrali. Il Sud Africa attende: le sue risorse economiche gli permettono di farlo. Per il futuro remoto non ci si fa molte illusioni. In questo, i sudafricani mostrano notevole realismo. Si sa che per qualche tempo, forse per parecchi anni, l'oro porterà buoni proventi: e la domanda privata, soprattutto industriale, assorbirà buona parte della produzione: ma che un declino sembra inevitabile. Si spera ancora, benché non molto, in un aumento del prezzo ufficiale: ma già si pensa a quando il metallo cesserà d'essere il metro monetario. Un giornalista sudafricano ricorda: « In realtà, la curva discendente è già cominciata. Prima della guerra, l'oro costituiva il 90 Vo delle riserve ufficiali mondiali. Nel 1948, il 69 0.ò. Ora, il 57 soltanto ». Mario Ciriello

Persone citate: Arthur Hopewell