Il Circolo Toscanini ricorda Debussy con rare musiche strumentali e liriche

Il Circolo Toscanini ricorda Debussy con rare musiche strumentali e liriche Il Circolo Toscanini ricorda Debussy con rare musiche strumentali e liriche Del 50" anniversario della morte di Debussy s'è ricordato il Circolo Toscanini con un programma abbastanza insolito, specialmente per la parte strumentale, che radunava molte composizioni per strumento a flato. Si cominciava con una Petite pièce à déchiffrer per clarinetto e pianoforte, veramente un'inezia, mentre di ben altro impegno compositivo è apparsa, subito dopo, la prima Rapsodia. Seguivano le Rapsodie per saxofono e pianoforte .note anche attraverso la versione orchestrale, e infine quel Syrinx per flauto solo, col quale Debussy sembrava presagire anche in questo i cammini della musica moderna. Non sono capolavori, ben inteso, sono per lo più opere d'occasione, schegge della produzione d'un grande artista, che anche in questi pezzi minori riflette, come in altrettanti microcosmi, l'immagine organica della propria personalità. Ne sono sta¬ ti garbati espositori, con una finezza di coloriti di veri solisti, Peppino Mariani al clarinetto, Raffaele Annunziata al saxofono, Roberto Romanini al flauto. . Egregiamente accompagnava al pianoforte l'inesauribile Enrico Lini, che giusto duranti i pochi minuti di Syrinx potò concedersi una pausa, prima di riapparire, insieme alla brava Maria Consolata Quaglino, nelle Six épigraphes antiques per pianoforte a quattro mani: utilizzazione di certe musiche per 5 strumenti che avrebbero dovuto accompagnare la lettura, a guisa di melologo, delle Chansons de Bilitis. E proprio con queste, ma le celebri melodie per canto e pianoforte, si apriva la seconda parte del programma, tutta dedicata alla lirica da camera. Questa appare suddivisa in due ère: prima e dopo il Pelléas et Mélisande. Il prima era rappresentato appunto dalle tre Chansons de Bilitis, con la sensualità dell'accompagnamento pianistico. Il poi stava nel Promenoir des amants, su tre poesie del se centista Tristan l'Hermite, e soprattutto nei superbi Trois poèmes de Mallarmé, tutti protesi verso l'avvenire della musica, e nelle brillanti Bai lades de Francois Villon, dove meglio si concreta il ritorno all'antico di certo neoclassicismo, sobriamente attirato dalla svagatezza dei modi gregoriani, che Debussy, ancora una volta, anticipava. Di queste liriche è stata interprete squisita il mezzosoprano Rosina Cavicchioli, che nella raffinatezza del gusto di Debussy si muove assoluta mente a suo agio, e che col pianista Lini forma un duo di raro affiatamento. Vivissi mi applausi hanno salutato tutti i bravi interpreti che hanno reso un omaggio non banale a colui che sempre più si configura come il padre della musica moderna. ni. m.