Ansia per la sorte dei due rapiti dopo il silenzio all'appello di Mesina di Giuseppe Fiori

Ansia per la sorte dei due rapiti dopo il silenzio all'appello di Mesina Si teme che 1 complici si siano ribellati al capo Ansia per la sorte dei due rapiti dopo il silenzio all'appello di Mesina Del possidente Campus e del meccanico Petretto non si hanno notizie - Il messaggio-radio del fuorilegge catturato è giunto in tempo prima che i due prigionieri fossero uccisi? - Il bandito ancora interrogato in carcere (Dal nostro inviato speciale) Nuoro. 29 marzo. Cosa è avvenuto a Giovanni Campus ed a Nino Petretto dalle 23 di martedì, ora in cui i loro custodi appresero dal giornale radio la cattura del capobanda Mesina e .le 14 dell'indomani quando è stato diffuso dal « Gazzettino sardo » il drammatico appello del bandito ai suoi gregari (.«Vi scongiuro di rilasciare sani e salvi Campus e Petretto. Non uccideteli. Rilasciateli. I vostri nomi non saranno mai svelati. Fatelo anche per me » ' ? E' la domanda che molti si pongono dopo un'altra giornata di vana attesa dei due ostaggi. All'interrogativo iniziale (vorranno i rapitori dei due giovani di Ozieri ascoltare l'appello del loro capo?) si aggiunge adesso quest'altro: l'appello è giunto in tempo prima, che i due prigionieri fossero uccisi? Al momento della cattura di Mesina, Campus e Petretto erano vivi. Lo ha testimoniato lo stesso bandito mercoledì mattina in risposta ad una precisa domanda d'un giornalista e non c'è motivo per non credergli. Ma come i gregari hanno reagito alla notizia del suo arresto? Dice Mesina che già dopo la presa di posizione dei Petretto, decisi a non pagare una lira, alcuni suoi complici s'erano pronunziati per l'immediata soppressione del prigioniero ed egli li aveva dissuasi imponendosi d'autorità. Non sembra una versione di comodo data per procurarsi benemerenze. Sentiamo dire da Peppino Capelli — ,il commerciante nuorese ostaggio di Mesina per diciassette giorni — che anche durante la sua prigionia contrasti del genere erano sorti all'interno della Banda. « Le volte che Mesina sì allontanava — racconta —pregavo il Signore di rivederlo presto. L'avessero catturato o fosse morto \ in conflitto, io non sarei qui, vivo. Almeno due volevano farmi fuori ». Ecco allora il punto: quali furori e quali calcoli ha scatenato la notizia dell'arresto di Mesina? Al relativo ottimismo di ieri, è subentrato oggi il pessimismo, pensandg non alle accoglienze che i banditi possono aver fatto all'appello del capo ma alle cose eventualmente avvenute nelle molte ore trascorse fra la cattura, e l'appello. I giornalisti sono stati messi in allarme, la notte scorsa, da una voce che pareva attendibile. Vogliamo riferirla come sintomatica d'un clima. Nanni Terrosu, il possidente di Ozieri sfuggito al sequestro due ore prima che Giovanni Campus cadesse in mano ai banditi la mattina di giovedì 7 marzo, è compare di un latitante, Ciriaco Caivisi, un pastore trentanovenne . di Bitti, colpito già da una condanna a 27 anni per omicidio. Gli pende sul capo una taglia di 5 milioni. A lui, date le buone relazioni, Terrosu si rivolge perché individui i rapitori dei concittadini Campus e Petretto e ne ottenga il rilascio. Calvisi accetta di mettersi a disposizione, ma arriva tardi: i due sono stati uccisi. E' il fallimento di una missione delicata affidatagli dal compare e il latitante, avvilito, decide di costituirsi portando la notizia del duplice omicidio. Fin qui la storia circolata. Non era una voce qualsiasi, veniva da fonte autorevole (tant'è che operatori televisivi e giornalisti sono rimasti parecchie ore all'erta): eppure nessun latitante si è costituito. In questo clima volubile, tra l'attesa fiduciosa e la paura del peggio, proseguono gli interrogatori del fuorilegge catturato. Anche stamane il Procuratore della Repubblica di Nuoro, dott. Caredda, si è recato in carcere per indurre Mesina a nuove ammissioni. Lo conosce da anni, sostenne la pubblica accusa nel processo per il ferimento di Luigi Mereu aggredito da Mesina in un bar di Orgosolo la vigilia del Natale 1961 e nel successivo processo per l'omicidio di Andrea Muscau, il giovane di una famiglia avversaria che Mesina aveva ucciso la sera del 13 novembre 1962 per vendicare l'assassinio di un fratello. Dunque, più volte il magistrato ed il fuorilegge d'Orgosolo s'erano incontrati nelle carceri e questa d'oggi non è che la prosecuzione d'un vec1 chiù dialogo. Il dott. Caredda sa come prendere Mesina e forse qualcosa né caverà malgrado lo schema secondò cui il barharicino^piuttosto che: fare una qualsiasi rivelazione, anche vantaggiosa a . sé, preferisce tacere. Finora Mesina ha mostrato d'essere un buon calcolatore e di saper cògliere tutte le occasioni che gli siano di tornaconto. L'appello ai gregari lo conferma. E' stato lui a proporlo, a dettarne il testo, a indicarne i modi di trasmissione e persino le ore. Lampo di umanità? Ravvedimento? «Solo calcolo — ci dice il capo della "Criminalpol", questore Guarino — Mesina è freddo e razionale. Sa che due più due fa quattro e si comporta ' di conseguenza ». Ora, s'attende di sapere da Graziano Mesina dove e a chi siano finite le centinaia di milioni provenienti dai sequestri: in breve chi gli ruotasse intorno. I suoi piangono miseria, sostengono di non avere i soldi per le spese giudiziàrie. « Vede? — ci diceva la mamma — quell'uomo sulla terrazza davanti che mette con le sue mani un blocco di tufo sopra l'altro per -opraelevarsi la casetta è Nicola, mio figlio. Non ha soldi, lui; nessuno di noi ha soldi ». L'argomento serve alla donna come prova dell'estraneità di Graziano agli episodi-di banditismo avvenuti ir Sardegna daini settembre 1966, giorno della sua evasione dalle carceri di San Sebastiano a Sassari. Ma è certo che la cattura di Mesina chiude un capitolo e ne apre un altro. Perché sicuramente molti, nell'isola, vivono coperti da un'apparenza di rispettabilità con la rendita del delitto. Giuseppe Fiori

Luoghi citati: Bitti, Nuoro, Orgosolo, Ozieri, Sardegna, Sassari