Intervista con la nipote di Gorkij di Ennio Caretto

Intervista con la nipote di Gorkij Mentre Mosca celebra il centenario dello scrittore Intervista con la nipote di Gorkij Marfa dirìge la casa-museo dove visse il nonno: vi riceveva anche Stalin che, forse, lo fece avvelenare - Il fondatore dei «realismo socialista» era una forte individualità: amava i tipi eccentrici, gli attori comici (Musco e non solo Charlot), gli intellettuali non conformisti - Tra gli inediti in corso di pubblicazione, due volumi sull'Italia : vi trascorse 6 anni di volontario esilio Mosca, 27 marzo. Mosca, 28 marzo 1928. Dopo sette anni di esilio volontario, sei dei quali trascorsi in Italia, a Sorrento, Amalfi, Capri e Napoli, Maksim Gorkij è ritornato in Russia. Cade il suo sessantesimo compleanno, e il potere sovietico ha organizzato celebrazioni solenni in suo onore. Otto anni più tardi, egli muore in circostanze misteriose: consumato dalla tisi, secondo la versione ufficiale; avvelenato per ordine di Stalin, secondo quella ufficio-, sa. Alexei Tolstoi, il brillante epicureo che succede a Gorkij come vate del regime, non ha né il suo prestigio né la sua forza per opporsi alla persecuzione della' intellighentsia. Tocca quindi alla letteratura clandestina di Pasternak, Bulgakov e alcuni altri salvare il patrimonio culturale russo nascondendolo, nella speranza che le generazioni successive possano riportarlo poi alla luce. Oggi, il governo sovietico celebra il centenario della nascita di Gorkij con sfarzo senza uguali. Nella nuova collana delle sue opere sono attesi appunti, - impressioni di viaggio, lettere e altro materiale inedito (due volumi sull'Italia); nonché gli scritti contro l'antisemitismo-e quelli di polemica con Lenin, espurgati, dalla vecchia edizione ufficiale in trenta tomi. C'è una sorta di poetica giustizia nel fatto che, contemporaneamente, trovino pubblicazione, in Russia e all'estero, le opere più significative..ideila cultura clandestina. Se il regime esalta infatti in Gorkij il creatore del realismo socialista, Z'intellighentsia invece onora in lui l'uomo che alimentò tutto un fermento culturale, e, finché visse, protesse e salvò molti artisti dalla galera o dalla fucilazione. Pochi scrittori russi sono stati tanto infatuati della cultura quanto Gorkij. L'iniziale responso negativo alla rivoluzione bolscevica gli fu ispirato dal timore che essa distruggesse le grandi tradizioni artistiche. Andato all'estero, egli seguì con attenzione gli sviluppi della società sovietica. Quando vide che la rivoluzione liberava forze giovanili, bruciando dalla volontà di costruire una vita migliore, tornò in patria con entusiasmo. Ha detto la scrittrice Olga Forsh: « Gorkij gettò un ponte tra la cultura e il potere sovietico e le masse. Ce ne siamo scordati, ma tutti noi siamo passati su quel ponte ». Purtroppo, il ponte resse fino, ad un certo pùnto, perché poggiava solo sulle sue spalle. A Mosca, la casa dove Gorkij abitò negli ultimi anni di vita è stata trasformata in un museo. E' una palazzina del primo Novecento, di un neoclassico pesante, in verde chiaro, con colonne rosse su cui si abbarbicano serpenti dorati. Sorge in via Voroski, nello stupendo quartiere Arbat, al centro di un giardino ancora coperto di neve. Dovunque scaffali, scrivanie, libri, quadri, quasi una fucina di pensiero. Tutto è come il grande scrittore lo lasciò. Curatrice del museo è la nipote Marfa, figlia del suo primogenito Maksim, una donna d'aspetto molto giovanile, nata a Sorrento, che ricorda tuttora l'italiano, sebbene dal '28 a oggi abbia visitato l'Italia una sola volta. Sono venuto per farmi dire qualcosa da lei di Maksim Gorkij nel periodo più oscuro e controverso della sua esistenza. Dice la signora Marfa Maksimova: « Dopo la rivoluzione, questa casa era divenuta sede della Vox, la società per l'amicizia con i Paesi stranieri. Al ritorno del nonno dall'Italia, gli fu assegnata come abitazione. Al piano terreno era un club per gli scrittori. Essi si radunavano per discutere il realismo socialista. Di mio nonno, ricordo che lavorava tutto il giorno. Quando ci alzavamo la mattina, trovavamo che aveva già sfogliato i giornali e la corrispondenza. Faceva la prima colazione con noi, una tazza di caffè nero e due tuorli d'uovo con una fetta di limone in un bicchiere. Amava scherzare soprattutto con mia sorella Daria. Poi si ritirava nel suo studio. Alla sera, prima di andare a letto, leggeva i suoi autori preferiti: tra i russi, Lev Tolstoi e Pushkin; tra gli stranieri, Dumas e Balzac ». L'attività letteraria aveva portato a Gorkij non solo fama, ma anche grandi ricchezze. A Capri, tra il 1906 e il 1913. e più tardi a Sorrento, egli aveva tenuto una specie di corte culturale. « Invitava per due o tre mesi all'anno ì'intellighentsia del tempo, da Alexei Tolstoi ai fratelli Korin, pittori, e a quei circoli eletti faceva conferenze sull'arte ». Conservò l'abitudine anche a Mosca, la sua casa era meta abituale di scrittori e di potenti. Gorkij amava le riunioni conviviali, la sua tavola era sempre imbandita: una volta Stalin telefonò che sarebbe arrivato entro mezz'ora, il pranzo era quasi terminato, ma egli fece riapparecchiare, e tutti mangiarono e bevettero una seconda volta. Ricorda Marfa Maksimova: «Il nonno amava molto l'Italia e gli italiani. Ne capiva la lingua, ma non la parlava, perché, diceva, si vergognava del suo accento di Novgorod. Si lasciava coinvolgere nelle vicende politiche e culturali del Paese, e partecipava delle piccole cose quotidiane dei napoletani. Amava molto l'attore Musco. L'ultima volta che visitò l'Italia, nel '33, portò via buona parte della biblioteca, l'altra la diede all'Istituto di studi slavi di Roma. Prima di salire sul piroscafo, volle rivedere da solo le sale del Museo di Napoli. Venne a bordo con le lacrime agli occhi. " Abbandono il più bel paese del mondo ", disse. Fu l'anima russa a staccare Maksim Gorkij dall'Italia. Egli pensava che in quegli anni difficili di Stalin, Ì'intellighentsia avesse bisogno più che mai di lui ». Leggeva e annotava lutti i manoscritti che riceveva; riteneva suo dovere aiutare gli autori giovani. Ha scritto Chukovsky: « Gorkij si addossò il peso di tutti i nostri bisogni. Quando cadevamo ammalati, ci faceva ricoverare in ospedale. Quando nasceva un bambino, ci procurava una bottiglia di latte ». Pochi osano dirlo tuttora, ma Gorkij frenò soprattutto l'ira di Stalin contro gli scrittori: nessun altro gli imponeva tanto rispetto. Occorreranno anni per stabilire con chiarezza ì meriti e le colpe di Maksim Gorkij nel periodo più turbolento della storia sovietica. Certo, la teoria del realismo socialista, che egli e Lukas avevano formulato con aspirazione utopistica, fu ed è ancor oggi snaturata, ridoua ad uno strumento di immobilismo anziché di progresso. Studiare l'evoluzione di Gorkij da cantore degli straccioni e dei ribelli a filosofo, è assai più difficile che non analizzarne le opere. Egli fu pieno di contrasti come scrittore, ma ancor più come uomo. Del mio breve colloquio con Marfa Maksimova mi ha colpito soprattutto questo particolare, che mi pare confermi in Maksim Gorkij la convinzione di una fiera individualità. Mi ha detto la nipote del grande scrittore: « A mio nonno erano sempre piaciuti gli eccentrici. A Londra, era andato a vedere per prima cosa i comici, come aveva fatto Lenin. Negli ultimi mesi della sua vita, si appassionò ai film di Charlie Chaplin. Glieli portavano nella sua dacia, ed egli se li faceva proiettare tutti più volte. Un giorno ci chiamò, era ormai prossimo alla morte, stava sdraiato sul letto. " Se volete divertirvi, ma imparare anche qualche cosa — ci disse — ricordatevi di Chaplin " ». Ennio Caretto MOSCA, 27 marzo — Le alte gerarchie del governo e del partito (da destra: Podgorny, Kossighin, Breznev) rendono omaggio all'urna funeraria di Massimo Gorkij, murata in segno d'onore sul fianco del Cremlino (Tel.)