Altri due palazzi sgomberati a Genova per il timore di nuove rovinose frane di Filiberto Dani

Altri due palazzi sgomberati a Genova per il timore di nuove rovinose frane Dopo il disastroso crollo non si vogliono correre rischi Altri due palazzi sgomberati a Genova per il timore di nuove rovinose frane Si tratta di due caseggiati di Sampierdarena che ospitano 150 persone - Salgono così a settecento unità gli «sfrattati» per misure di sicurezza - I senza-'easa ospitati in alberghi cittadini - Ancora 12 cadaveri sotto le macerie di via Digione (Dal nostro corrispondente) Genovà. 26 marzo. Altri due palazzi sgomberati in aggiunta ai tre evacuati ieri sera. Il disastroso crollo di via Digione ha rotto indugi e perplessità: i re- sponsabili della pubblica in- columità non vogliono correre altri rischi. Alle tre di oggi pomeriggio il Comune ha ordinato l'abbandono di due caseggiati di Sampierdarena, i numeri 10 e 12 - 14 e 16 di via Dino Col, occupati da cinquantasei famiglie (150 persone). Conteggiando gli inquilini dei caseggiati 8 e 14 di via Digione, che hanno dovuto lasciare le case dopo il crollo di giovedì sera, e quelli di via Digione 2, via Alizeri 2 C, salita degli Angeli 35-43-45-47-49, costretti a sgomberare ieri sera per ordine del pretore, il numero degli « sfrattati » è salito a quasi settecento unità. Via Dino Col, attigua all'ampio piazzale della camionale, corre ai piedi dell'estremità occidentale della collina degli Angeli. La natura del terreno soprastante questa strada è quindi la stessa della parte gravante su via Digione: calcari marnosi e marno-argillosi molto fessurati e discontinui, con frequenti intercalazioni di strati argillosi, che in presenza di acqua diventano veri e propri piani scivolosi di scorrimento e provocano quindi la caduta di ingenti masse di roccia. Sono quattro i caseggiati che sorgono in via Dino Col: due appartengono alla Gescal, due al Consorzio del porto. In occasione di intense piogge e della consegnai te caduta dì sassi o macigni, gli inquilini dei quattro stabili hanno dovuto sgomberare le loro case più d'una volta ed andarsene in albergo ad attendere il ritorno del bel tempo. L'ultimo, dram matico episodio è del febbraio '66, quando dalla collina rocciosa si staccarono cinquemila metri cubi di de triti, per fortuna contenuti da un muro parasassi innal zato alla base della collina stessa, e paurose fessure apparvero sulla parete di roccia. Di fronte al pericolo il Consorzio del porto, per la parte che lo riguardava, corse ai ripari. Il materiale franato venne dapprima consolidato con irrorazioni di ce- mento, poi le gettate di cai cestruzzo salirono verso l'alto a gradoni e la parete venne fermata con l'ìnflssione di circn 'uecento pali di ferro che ungono una profondità u (:uasi ventidue metri (per q..esti lavori 'sono stati spesi 520 milioni). L'esempio dell'ente portuale non fu perà seguito dalla Cascai, proprietaria degli altri due caseggiati e del tratto di •parale rocciosa a ponente. E' doveroso sottolineare che questa particolare situazione di pericolo non ha lasciato insensibili le autorità cittadine. Il 28 febbraio scor so lo stesso prefetto, dott. Luigi Rizzo, ha sollecitato provvedimenti da parte della Gescal, proponendo ai dirigenti centrali dell'ente un incontro a Genova. Ottenuta risposta affermativa, il prefetto, in data 18 marzo, e cioè tre giorni prima della sciagura di via Digione, ha convocato per stamane una riunione alla quale hanno preso parte qualificati esponenti del Consorzio del porto, del Genio Civile, del Comune. La Gescal ha preferito farsi rappresentare da consulenti che hanno preso ajipunti e assicurato che avrebbero « riferito a Roma ». Questo temporeggia mento, acuito da sottili disquisizioni in ordine alla « competenza » dei lavori da eseguire, ha suscitato vivaci reazioni da parte degli esponenti comunali, giustamente preoccupati per un possibile « bis » di via Digione: « Non abbiamo né l'autorità, né i soldi per far eseguire questi lavori, ma non possiamo ri manere inerti di fronte ad una situazione di pericolo ». E così, rompendo indugi e perplessità, il Comune ha prnso l'unica decisione che gli compete: lo sgombero dei due caseggiati Gescal di via Dino Col. L'evacuazione dei 150 inquilini ha avuto inizio alle 15 ed è terminata alle 18. L'assessore comunale Ivo Lapi ha visitato appartamento per appartamento per notifl care l'ordinanza del sindaco e avvertire gli occupanti che potevano portar via soltanto l'indispensabile. Ci sono state proteste, discussioni («Abbiamo vissuto nel pericolo per quindici anni e ora dobbiamo andarcene in quattro e quattr'otto »), ma nessun incidente. Gli odierni « sfrat tati », come già quelli dei giorni scorsi, sono stati alloggiati in alberghi cittadini a spese del Comune. Prosegue intanto in via Digione l'opera di rimozione delle macerie del caseggiato travolto dalla frana staccala si giovedì sera dalla parete rocciosa della collina degli Angeli. Dodici salme sono ancora sepolte sotto i detriti e nessuno è in grado di prevedere quando potranno essere recuperate. Filiberto Dani Una delle famiglie costrette ad abbandonare la casa a Genova (Telefoto A. P.)

Persone citate: Ivo Lapi, Luigi Rizzo

Luoghi citati: Genova, Roma