Marinelli trasformato in autore antifascista

Marinelli trasformato in autore antifascista «Il suggeritore nudo» al Gobetti Marinelli trasformato in autore antifascista La commedia futurista con la regìa e l'interpretazione di Paolo Poli - L'attore si è servito liberamente del testo per costruire uno spettacolo cabaret Dall'Avanguardia all'Accademia, dai pomodori alla feluca: la parabola del teatro futurista, e dello stesso Marinetti, è inconsciamente già tracciata nel Suggeritore nudo che lo Stabile torinese ha presentato ieri sera al Gobetti. Ma era davvero urgente tentare l'operazione, abbastanza rischiosa, di ricuperare questa « simultaneità futurista i) di F. T. Marinetti che alla fine del 1929 ebbe poche recite a Roma, nel « Teatro degli Indipendenti » di Bragaglia, e poi cadde nell'oblio? All'inizio della stagione, nei programmi dello Stabile, questo spettacolo avrebbe dovuto consentire anche al teatro — che, si sa, arriva sempre dopo — quella più serena valutazione del futurismo che le arti figurative hanno dato da tempo e che la letteratura ha ancora in corso. La crisi dell'Ente, le dimissioni di de Bosio, la sua rinuncia alla regìa del testo marinettiano e le difficoltà economiche hanno indotto a ripiegare saggiamente su meno ambiziosi progetti. Forse è meglio così. Ridotto a un « divertimento futurista » da Paolo Poli (e sia lode al coraggio, e anche alla modestia, con cui egli ha assunto il compito di regista), lo spettacolo non ha quel carattere di « verifica della sua contemporaneità » che sembra volesse dargli de Bosio, e neppure si risolve in una fredda anche se istruttiva «ricostruzione storica ». Ma, almeno, tiene allegro lo spettatore. Senza contare che, a furia di scherzare, viene fuori un ritratto abbastanza illuminante non tanto del futurismo teatrale quanto dell'Italia fascista negli anni trenta. Le undici « sintesi » del Suggeritore nudo possono offrire al più tre quarti d'ora di rappresentazione e sono, bisogna aggiungere, di una banalità e verbosità addirittura sconcertanti in un teatro che pretendeva di essere insolito e fulmineo, tutto movimento ed azione. E' la. conferma lette i futuristi, e Marinétti còri loro, erano assai più felici nei manifesti,' nei poemi, nei drammi « sintetici » di poche battute: appunto a questo materiale eterogeneo e pittoresco hanno fatto ricorso Poli e i suoi collaboratori per rimpolpare il testo e ravvivarne le « sorprese ». Non solo. Nello spirito di un manifesto del 1913 che esaltava come futurista il teatro di varietà, le avventure, i vagabondaggi e le metamorfosi di Mario Applausi (c'è un protagonista, ma non una vera trama), autore drammatico fischiato finché è in vita, e acclamato e glorificato quando muore, sono arricchiti da « idiozie » petroliniane, « sketches » da avanspettacolo, danze grottesche, parodie del teatro tradizionale, rimbombanti poesie, incendiari proclami, inserti fumettistici (i primi Gordon) e soprattutto canzoni liberamente ripescate sia nel repertorio gras: soccio del primo Novecento sia in quello più insulso del secondo e terzo decennio del secolo. Rimaneva un problema: Marinetti non era fascista? Lo era senze dubbio, sebbene non lo fossero tutti i suoi seguaci e molti fascisti arricciassero il naso davanti alla clamorosa manifestazione del gruppo. E' vero che l'esperienza futurista precede di parecchi anni l'avventura mussoliniana, ma II suggeritore nudo, scritto negli anni del Concordato e della plebiscitaria valanga di « si », è una commedia fascista. Ci vuole poco, tuttavia, per ribaltarla in una satira del fascismo. E talvolta, come capita con i vecchi cine-giornali con le smorfie del duce, non occorrono neppure ritocchi e sottolineature. Cosi, specialmente nel secondo tempo, si intravede l'immagine, un po' avvilente, di un paese sciovinista e sguaiato. Basta, alla fine, che il personaggio di un doganiere indossi una divisa di orbace (e ci sono anche i balilla e le donne col fez) perché il suo discorso reazionario acquisti ridicole intonazioni fasciste. L'operazione non è forse rigorosamente legittima, ma che altro si poteva fare una volta che si era rinunciato alla fedeltà storica? Lo spettacolo rimane quindi sul piano del puro divertimento, con qualche grossolanità ed effetti talvolta agghiaccianti ma con gustosi risvolti ironici. E', insomma, un cabaret di Paolo Poli che, senza arrivare alla perfezione del Diavolo, ottiene rifluitati ugualmente felici anche per la scenografia — un girevole e due torri ai lati — di Uber¬ to Bertacca, i fantasiosi costumi di Danda Ortona, le gaie musicliette adattate da Jacqueline Pèrrotin. Gli scompensi, ce ne sono, dovrebbero diminuire nel corso delle repliche: alcuni interpreti infatti appaiono inadatti a questo genere di spettacolo, altri si dimostrano impacciati e a corto di preparazione per il numero esiguo delle prove. Ma non il Poli, naturalmente, né Jole Silvani, che per queste rievocazioni ha una spiccata inclinazione, e neppure la filiforme e spiritosa Milena Vukotic, assai applauditi al termine della rappresentazione con il Battain, l'Esposito, la Carbonetti, la Furgiuele, il Crivello, l'Irato e tutti i loro compagni e collaboratori. Alberto Blandi itti in ii ni if ni i mulinimi! iiiiiiiimim

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