Ricordo di Castelnuovo Tedesco di Massimo Mila

Ricordo di Castelnuovo Tedesco Il musicista morto settantatreenne a Hollywood Ricordo di Castelnuovo Tedesco Allievo di Pizzetti, trovò in Shakespeare la passione più grande della sua vita e ne interpretò più volte i testi - Nel campo della lirica vocale da camera lascia molti autentici capolavori Hollywood, 18 marzo. Il compositore italiano Mario Castelnuovo Tedesco è morto ieri all'ospedale «Monte Sinai» in seguito ad un attacco cardiaco. Nato a Firenze 73 anni fa, viveva dal 1939 negli Stati Uniti. La vicenda sempre più rapida degli stili musicali aveva ormai sospinto verso un rapido oblio la musica di Mario Castelnuovo Tedesco, a ciò concorrendo anche l'esilio americano cui l'avevano costretto le leggi razziali. Il Mercante di Venezia, l'opera scritta nel 1956, premiata nel 1958, e rappresentata soltanto nel 1961, al Maggio Musicale Fiorentino anziché alla Scala dove sarebbe dovuta andare a termini di concorso, non aveva avuto né buona stampa né la vita facile in Italia. Eppure era il coronamento d'una vita tutta stampata dall'amore per Shakespeare, cui il musicista si era ripetutamente accostato attraverso ouvertures orchestrali e liriche da camera. Suo figlio si chiama Petrucchio. Certamente non era una grande opera, tuttavia. ci furono intorno ad essa singolari casi d'ingenerosità e di severità assolutamente inconsuete. Mario Castelnuovo Tedesco era un pizzettlano dichiarato e convinto,* anzi, era il primogenito dei pizzettiani: e fu l'unico musicista al quale questa condizione di epigono, francamente e lietamente dichiarata, sia stata ascritta a colpa, anche negli ambienti dove meno c'era da aspettarselo. Era un pizzettiano mondano, portato all'eleganza quasi frivola della conversazione. E nella contraddizione implicita tra questi termini e il mondo morale pizzettiano, sta la piccola ma autentica fetta di originalità dell'opera sua musicale. E' probabile che la sua produzione strumentale e quella teatrale non gli soprawiveranno, anzi, erano morte prima di lui. Ma nel campo della lirica vocale da camera, con accompagnamento di pianoforte, sacro ai penosi fallimenti di tanti compositori maggiori di lui, Castelnuovo Tedesco ha lasciato un numero non piccolo di autentici capolavori, che lo collocano di diritto nella grande linea della liederistica europea, quella dove abitano Schubert, Schumann e Hugo Wolf. Era dotato d'una finissima cultura letteraria, e d'una vocazione linguistica che gli permetteva di musicare testi italiani, inglesi, tedeschi, francesi e latini, con una interpenetrazione dei valori lessicali e di quelli fonici, che forse è pienamente apprezzabile solo da pari suoi, da musicisti, cioè, che non massacrino e non fraintendano grossolanamente le lingue straniere — siano esse il latino della Messa o il tedesco di Brecht — alle quali li accostano le loro convinzioni, più che la loro conoscenza. Per musicisti e ascoltatori di questo tipo, le raccolte dei Shakespeare Songs, degli Heine-Lìeder, dei Three Sonnets from the Portuguese, le Odi di Orazio, e qualche lirica su testo italiano (poche, in verità: l'estro musicale di Castelnuovo era stuzzicato proprio dalla sollecitazione linguistica), restano realtà sicure e godimenti inestinguibili, il cui valore non verrà minimamente scalfito dal so¬ praggiungere di nuove mode ed avanguardie. Anzi, se devo pensare a un equivalente del rapporto di ultra-intelligenza (da « intelligere » p capire) che legava Castelnuovo ai testi di Shakespeare, di Heine, di Elizabeth Barret Browning e di Orazio, devo trascorrere fino al rapporto Pierre Boulez-Renó Clmr nel Marteau sans maitre o nel Soleil des eaux. Ed accanto al poco di musica sua che resterà sicuramente vivo, nulla sminuirà il ricordo dell'uomo civilissimo, cortese, incapace di bassezza o dl sopraffazione. Massimo Mila

Luoghi citati: Castelnuovo, Firenze, Hollywood, Italia, Stati Uniti, Venezia