II film «cinese» di Jean-Luc Godard e un dramma sulla dittatura di Haiti

II film «cinese» di Jean-Luc Godard e un dramma sulla dittatura di Haiti SULLO SCHERMO II film «cinese» di Jean-Luc Godard e un dramma sulla dittatura di Haiti «La chinoise»: le inquietudini di cinque giovani parigini avviati sulla strada del maoismo - « I commedianti »: riduzione dal romanzo di Graham Greene sulla tormentata repubblica dei Capaibi, con Liz Taylor e Richard Burton m -• (Centrale) — La chinoise, quando comparve all'ultima Mostra di Venezia, lasciò un tantino incerti gli stessi patiti di Jean-Luc Godard. Segno che il regista francese è avanzato d'un altro passo, e che tutto si potrà dire di lui, ma non che si addormenti sugli allori. La cinese è un film ideologico quasi allo stato puro: dunque immobile per lo più, e tanto parlato da rasentare un nuovo « genere » cinematografico, il dibattito. Che cosa ha voluto fare Godard? Registrare, in quella sua maniera tenera e contemplativa che' lascia un gran margine alle invenzioni dello stile, i . quotidiani andamenti di cinque giovani parigini ; più. che inoltrati sulla strada del «maoismo». Sono: Veronica, studentessa di filosofia, risoluta a iniziare la rivoluzione culturale dall'abolizione degli esami e dal rogo della Sorbona; l'attore Guglielmo, vaghegglante, attraverso il pensiero di Mao, un vero teatro socialista; Enrico, studente di logica economica, la mente scientifica del gruppo; 11 pittore russo Kirikov, schiccheratore di slogans murali, e infine Yvonne, che porta in quel severo consesso di dottrinari la sua semplicità di contadinotta allineata. Riuniti in un covo occasionale, arredato al modo di un « Paese dei balocchi » per ultraestremisti, danno il via a un fiume verbale di timbro più cattedratico che discorsivo; per modo che non si distinguono troppo l'uno dall'altro, fanno da portavoce allo spirito di Godard in vena di condurre un film-inchiesta sulla bohème filocinese di Parigi. Il poco che si snoda da questo fondo contemplativo, è che Enrico,' fidandosi della teoria della' coesistenza pacifica con la borghesia, cade in luce di reprobo; che dopo lui, il «gruppo»- perde anche il russo per disperazione e suicidio, e infine ;che Veronica, lei non devia,''lèi ^òh si tesai» scalzare d&un lungo, c'òilòqiùlò ;in •trè'ho': òóir ' scrittore Henri 1 Jeanson ! (téma: il' rapporto umariesimoterrore), ma compie da sé sola, eccedendo nel bersaglio, l'atto terroristico in programma, che non ci è fatto vedere, quasi cosa senza importanza. Dopodiché il gruppo si dissolve, e nel « covo » rientrano i legittimi inquilini, pacifici borghesi. In effetto La cinese non si lascia raccontare, perché il processo disintegrativo, proprio della nouvelle vague, vi è condotto all'ultimo limite, e il divertimento dello spettatore fine non può consistere che nel seguire la dissociazione tra le parole (spesso ferme e gravi) e le immagini in tutto soggette, nonostante la ristrettezza del campo visivo, alla fantasiosa invenzione del regista (basti un esempio: la lezione di ginnastica maoista sulla ter-' razza). Modello di. anticonformismo cinematografico anche rispetto alle precedenti opere di Godard,. senza palesi titoli di testa, con la parola « fine » sostituita da « fine di un principio » e un continuo affacciarsi e ribaltare d'immagini, quasi « provini », che suggeriscono l'idea di un cinema senza .film,- La cinese si pone - tuttavia di qua dal mero divertimento (e chi lo giudica tale e ne resta urtato, ha torto); è se mai un divertimento ideologico d'alta classe sopra un contenuto politico-passionale, sentito dal regista, e non soltanto da lui, come serissimo. Quella cbe ^ù^jsemb.rsxe-frivolfiz^ za- è invece. il tono staccato della « divulgazione illuministica » ricordata da Moravia. Del resto dallo scorso agosto a oggi l'umore « cinese » della gioventù studentesca ha fatto tanti progressi non solo in Italia, che le riserve fatte a Venezia circa quanto di troppo ristretto e acuto, di troppo parigino (le tante citazioni e allusioni di uso esclusivamente interno) era passato nelle maglie della Cinese, hanno perso della loro forza. Bisogna riconoscere a Godard, fra gli altri meriti, anche quello del profeta di contenuti e di toni. La fotografia a colori di Raoul Coutard, le scenografie di gusto pop, aggiungono esca al diletto visivo, e fra le cose inanimate, governate dalla nuda intelligenza dell'autore, metteremo anche gli attori-manichini tutti molto bravi, fra i quali spicca Anne Wiazemsky (la nuova signora Godard) per la dolcezza muliebre con cui porge e ar gomenta i suoi propositi rivoluzionari. Leo Pestelli

Luoghi citati: Haiti, Italia, Parigi, Venezia