Aperta la conferenza sulla programmazione

Aperta la conferenza sulla programmazione Aperta la conferenza sulla programmazione Pieraccini: colloqui continui tra governo, industriali e sindacati per evitare sprechi di risorse - Il segretario del « piano », Giorgio Ruffolo : il Sud deve assorbire milioni di lavoratori e diventare un grande mercato per i nostri prodotti (Nostro servizio particolare) Roma, 8 marzo. « L'Italia degli anni 70 » è il tema della Conferenza nazionale della programmazione che si è aperta stamane nel Palazzo dei Congressi all'Eur. Erano presenti i ministri Pieraccini, Colombo, Tremelloni, Bo, Bosco, Corona, Spagnolli, Rubinacci e tremila delegati delle Regioni a statuto speciale, dei comitati per la programmazione delle altre quindici Regioni, dell'ufficio centrale del piano, della Confindustria, di molte grandi imprese e dei sindacati. Trai telegrammi di adesione, quello del presidente della Repubblica Saragat e del vicepresidente del Consiglio Nenni. Nella relazione introduttiva, « Programmazione e riforma dello Stato », il ministro Pieraccini ha indicato quattro innovazioni nel « sistema di governo », attuate in questi anni. 1) E' stata coordinata la azione dei ministri e delle amministrazioni, rendendo meno facili doppioni e sperperi. 2) E' stato attuato un colloquio ufficiale e continuo con i sindacati, cosicché tutte le categorie economiche hanno acquistato ima partecipazione nella preparazione delle decisioni più importanti. 3) Sono stati creati i comitati regionali della programmazione, dando inizio al decentramento amministrativo voluto dalla Costituzione. 4) Tra governo e industrie (pubbliche e private) è stata stabilita la « contrattazione programmata ». Il nuovo rapporto tra governo e imprenditori, ha detto Pieraccini, non è stato concepito « per contrattare favori a un meschino livello di reciproche compiacenze », ma perché 8 soltanto un confronto condotto a priori tra i programmatori pubblici e quelli privati può ridurre al minimo quelle divergenze che si traducono in gravissimi sprechi di risórse ». Nella pratica, ha proseguito il ministro, « l'opera pubblica ha dato luogo ad alcune difformità rispetto agli obbiettivi del piano »: il governo però ne ha coscienza ed è stato il primo a denunciarle, indicandone anche le ragioni. Ad evitare altre distorsioni tra il piano e la azione pubblica, occorre che nella prossima legislatura si riformi subito la legge di contabilità generale dello Stato, si elabori un bilancio di cassa oltre a quello di competenza dello Stato e si affronti « il grave problema della finanza locale e previdenziale». Con i nuovi strumenti, l'azione di governo diverrà più agile e sarà meno difficile arginare gli sprechi. Alla prospettiva degli « anni 70 » è stata poi dedicata la relazione del segretario del- la programmazione, Giorgio Ruffolo. Individuare sin d'ora quali saranno i problemi del prossimo decennio è importante, ha osservato il relatore, perché in tal modo se ne possono programmare le soluzioni. Con questo intento, è stato costituito un « gruppo 80 » il quale, come già si fa negli Stati Uniti e anche in Francia, sta traducendo in cifre lo sviluppo che i vari settori avranno raggiunto tra dodici anni. L'Italia disporrà nel 1980 di una forza di lavoro accresciu,ta di circa 4 milioni di unità e la popolazione complessiva del paese si sarà ulteriormente concentrata in una ventina di grandi centri urbani, primi fra tutti Roma, Milano e Torino. Vivranno nelle città 35 milioni di italiani, cioè il 40 per cento della popolazione totale, invece degli attuali 20 milioni (il 32 per cento). Nel corso degli anni 70 si dovranno correggere alcune tendenze « spontanee » della popolazione e del sistema economico. Anzitutto evitando che la mano d'opera italiana vada in larga misura a « servire » le economie degli altri paesi europei, offrendosi «sottocosto». In secondo luogo occorre che almeno al 65 per cento delle nuove forze di lavoro del Sud (2 milioni e mezzo di lavoratori) sia data occupazione in quelle stesse regioni, aprendo un nuovo sbocco interno ai nostri prodotti industriali. Sui mercati esteri la concorrenza sarà infatti assai più accesa. Il terzo grande obiettivo degli anni 70, ha detto Ruffolo, deve essere quello di « attrezzare » i centri urbani, sia per non soffocarne l'economia e la stessa vita civile, sia per dotare tutte indistintamente le aree di concentrazione urbana degli stessi « richiami », costituiti da efficienti mezzi di trasporto, scuole e servizi sociali. Al fondo di tutto, ha concluso il segretario della programmazione, vi è dunque il problema di dare lavoro a tutti nelle varie regioni, il che può essere fatto solo portando tecnologicamente all'avanguardia ogni settore produttivo del paese, compreso quello agricolo. A questo scopo incentivi e contrattazione non sono che un episodio: la vera riforma da operare ai fini dello sviluppo economico del paese è quella della scuola. Non basta però aumentare la quantità di aule e di docenti, occorre' rivivificare tutta la scuola nei metodi per ottenere dalle nuove generazioni ogni risorsa di intelligenza e fantasia. Presenti a Roma otto ministri e tremila delegati Al convegno, che sarà chiuso domenica da Pieraccini, parteciperà doinani il presidente de' CoiiFigho Moro. g. m.

Luoghi citati: Francia, Italia, Milano, Roma, Stati Uniti, Torino