Ieri frenetica eorsa all'oro su tutti i mercati europei di Mario Ciriello

Ieri frenetica eorsa all'oro su tutti i mercati europei La tensione si è avvicinata ai giorni più drammatici dell'anno scorso A Londra gli acquisti sono saliti a 80-90 tonnellate, pari a quelli di tutto gennaio - A Parigi, Zurigo e Francoforte la domanda ha toccato i nuovi massimi di quest'anno - Molto debole la sterlina, in ribasso anche il dollaro - Nervosismo e attesa per la riunione di oggi a Basilea del Club dei Dieci, alla quale partecipa il presidente della Riserva federale americana, William McChesney Martin Ieri frenetica eorsa all'oro su tutti i mercati europei (Dal nostro corrispondente) Londra, 8 marzo. Una nuova ondata di voci sulla situazione monetaria internazionale ha scatenato una « corsa all'oro », quasi pari a quelle del novembre e dicembre '67. Sul solo mercato di Londra, gli acquisti del metallo hanno superato stamane le 80-90 tonnellate, una cifra record per il 1968. Grazie all'intervento del « pool aureo», il prezzo è rimasto invariato, 35 dollari 19 cents e tre quarti di cent per oncia di fino. Altissima anche la domanda di argento, platino e palladio. Dopo una giornata di ribassi o di stasi, la sterlina ha chiuso stasera a 2 dollari 39 cents e 22,50 centesimi di cent. E' un calo rispetto a ieri di quasi mezzo cent. E' da circa due settimane che la sterlina continua a slittare sotto la parità ufficiale di 2 dollari e 40 cents. Talvolta è risalita ma, nelle ultime 48 ore, la pressione è stata troppo forte. Il fenomeno dell'oro va considerato a parte. Con il principio del '68, dopo le energiche dichiarazioni americane ' ed europee sulla volontà di lasciare immutato il rapporto oro-dollaro e dopo le misure di Johnson per diminuire il disavanzo nella bilancia dei pagamenti, la situazione pareva, se non normalizzata, per lo meno migliorata. Ma, da qualche giorno, la domanda del metallo è ripresa tenace, esplodendo stamane in una nuova « corsa ». Perché? Due sono le cause precipue: 1) La convinzione che, prima o poi, gli Stati Uniti modificheranno il rapporto orodollaro a vantaggio del primo. Si riconosce che tale possibilità è abbastanza tenue prima delle elezioni presidenziali, ma si risponde che — date le molte incertezze che gravano suli sistema monetario internazionale — tanto vale la pena di comprare lingotti fin d'ora. 2) La convinzione che il « pool aureo » non potrà sopportare a lungo un'emorragia come quella degli ultimi cinque mesi. Il nervosismo è stato oggi accresciuto — e questo spiega il vistoso aumento negli acquisti — sia dall'attesa per la riunione che terranno domani a Basilea i rappresentanti delle banche centrali del « Club dei Dieci », sia dall'arrivo in quella città di McChesney Martin, presidente i della « Riserva federale americana », sia dalle voci di contatti fra il Sud Africa e la Confederazione elvetica per il trasferimento a Zurigo di parte delle vendite d'oro sudafricano. L'emorragia è senza dubbio considerevole. Fra novembre e dicembre, dopo la svalutazione della sterlina, il « pool » — formato da Usa, Inghilterra, Belgio, Olanda, Italia, Svizzera e Germania — dovette vendere oro per un miliardo e mezzo di dollari; In gennaio, le vendite furono di circa 100 milioni di dollari. Da venerdì scorso a ieri — secondo VEconomist —, la domanda avrebbe assorbito metallo per 600 milioni di dollari. Oggi, s'è arrivati a 80-90 tonnellate (altri 100 milioni di dollari circa). Per comprendere quanto sia forte la pressione, basti ricordare che in una giornata normale si scambiano sulle cinque tonnellate (poco più di 5 milioni di dollari). E' un momento delicato. Se la « corsa all'oro » non diminuirà — avverte VEconomist — cominceranno a comprare metallo anche le banche centrali e private di paesi minori, come i sudamericani. Più aumenta l'incertezza, più si diffonde il desiderio di proteggere le proprie riserve. Mario Ciriello

Persone citate: Johnson, William Mcchesney Martin