Processati a Vienna due altoatesini uno compì l'attentato al «Brenner Express»

Processati a Vienna due altoatesini uno compì l'attentato al «Brenner Express» Processati a Vienna due altoatesini uno compì l'attentato al «Brenner Express» Sono Heinrich Oberlechner e Josef Forer, entrambi di 27 anni - Oberlechner, nel novembre del '64, spedi con il treno internazionale una valigia con una bomba ad orologeria - Secondo gli esperti l'ordigno avrebbe potuto fare deragliare il convoglio - Scoppiò alla stazione di Bressanone - Il P. M. ha chiesto: « Cosa provate quando gli attentati provocano vittime?» - Ha risposto: «Che gli italiani torturano la nostra gente» Vienna, 6 marzo. Due giovani altoatesini sono comparsi stamane alla Corte d'Assise di Vienna, imputati di «possesso di grandi quantità d'esplosivo ». Sono Heinrich Oberlechner e Josef Forer, entrambi di 27 anni. Si rifugiarono in Austria nell'estate del '61 perché ricercati come terroristi. Anche dall'estero continuarono la loro attività. Tra l'altro, Oberlechner è accusato dell'attentato del « BrennerExpress », il 14 novembre del '64: l'esplosione avvenne a Bressanone senza provocare vìttime ma, affermano gli esperti, l'ordigno avrebbe potuto fare deragliare il treno uccidendo decine di persone. Si prevede che il processo possa concludersi entro venerdì. Gli imputati sono in stato d'arresto. La Corte è presieduta dal dott. Heinrich Gleissner. La pubblica accusa è sostenuta dal dott. Ernst Kovacs. Avvocati difensori degli imputati: Eberhard Mollimi, Wilhelm Steidl, entrambi di Innsbruck, e Robert Amhof, di Vienna. Oberlechner e Forer, su domanda del presidente, hanno confermato di avere fatto parte del « movimento per la libertà del Sudtirolo ». Forer ha aggiunto che era componente del Bas («Befreiungs-Ausschuss Sueditorol»), perché si era reso conto che soltanto così poteva essere salvata la « patria sudtirolese ». Fuggirono in Austria, essendo sospettati in Italia d'avere partecipato agli attentati della « notte di fuoco » (12 giugno del '61). Nel 1962 e 1963 furono impiegati come 1 inservienti nell' « Hotel Po¬ sta », di Ziri, nel Tirolo, dove ebbero frequenti contatti con terroristi. Nel dicembre 1962 ricevettero in consegna da Peter Kienesberger, del gruppo Burger, una grande quantità di materiale esplosivo, che riempiva ben due bauli. Gli imputati nascosero il materiale prima in un bosco, poi nell'edificio dell'« Hotel Posta », dove fu trovato e sequestrato dalla polizia il 20 maggio 1963. Arrestati, furono poi rimessi in libertà su cauzione. Il 14 novembre 1964 Oberlechner, con un altro « sudtirolese» (che sarebbe stato Oberleitner, secondo quanto è emerso dal processo di Graz del novembre 1965), si incontrò ad Absam con gli amici Felder e con Joosten. Uno dei quattro rilevò che il giorno dopo si sarebbero svolte le elezioni .amministrative in Alto Adige. Allora si decise di fare esplodere una bomba proprio in tale giorno. Furono presi in esame diversi progetti. Tra l'altro, Felder propose di spedire un pacco esplosivo per posta aerea, preparato in modo da farlo scoppiare durante il volo. Ma Joosten respinse decisamente questa idea, facendo presente il pericolo di morte per molte persone innocenti. Si ripiegò sulla decisione di collocare una bomba a orologeria in una valigia, da spedire come « bagaglio appresso » col treno « Brenner - Express ». in partenza da Innsbruck alle ore 1,55. Oberlechner procurò, oltre all'esplosivo, due detonatori a tempo. Egli stesso collegò l'esplosivo, circa un chilogrammo di donante contenu¬ to in una scatola di latta, con un congegno a orologeria, regolato in modo da provocare la deflagrazione quando il treno si fosse trovato presso Salorno. La valigia, riempita con fieno e carote, fu portata da Oberlechner, Felder e Joosten, alla stazione principale di Innsbruck. Oberlechner acquistò un biglietto per Rovereto e spedì la valigia, col falso nome di Guenther Mueller. Nell'atto d'accusa viene aspramente criticata l'incoscienza criminale dei quattro terroristi, che non badarono alle probabili o possibili conseguenze della loro azione. Se la bomba fosse esplosa durante una fermata del treno su una stazione, sarebbe successa una strage; se fosse scoppiata mentre il treno era in corsa, ne sarebbe quasi certamente derivato un deragliamento. Ma Joosten, all'insaputa dei tre complici, salì sul treno e, giunto al Brennero, avvertì i carabinieri. Così fu evitata una catastrofe. Quando il convoglio (già partito dal Brennero) arrivò a Bressanone, il carro bagagli fu immediatamente staccato e avviato su binario morto. Pochi minuti dopo, alle ~4,51, avvenne l'esplosione, che distrusse il vagone, causando danni per oltre 86.000 scellini (oltre 2 milioni di lire). Joosten e Felder vennero condannati nel processo del 15 novembre 1965 a Graz: il primo a 18 mesi, il secondo a 12 mesi di carcere duro. Oberlechner, interrogato per primo, ha negato la sua par tecipazione all'attentato contro il « Brcnner-Express ». Il presidente gli ha chienio: « Avete prestato servizio nelle forze armate italiane? ». Imputato — Non potevo prestare giuramento alla bandiera italiana quale sudtirolese. Avrei dovuto essere arruolato nel 1961. Quando il Pubblico Ministero ha chiesto se non gli era mai « passato per la testa » che gli italiani avrebbero potuto compiere azioni di rappresaglia, Oberlechner ha risposto: « Gli italiani non hanno alcun diritto di farlo » P. M. — Che cosa avete provato quando avete saputo della morte dello stradino italiano Giovanni Postai, ucciso da una mina? .Oberlechner è rimasto un po' esitante e ha spiegato: « Ho pensato che anche gli italiani avevano torturato la nostra gente fino a farla morire ». (Associated Press)