L'ultima difesa di Capri

L'ultima difesa di Capri rv t t k e} L'ultima difesa di Capri Nell'isola bellissima si è già costruito anche troppo, con e senza autorizzazione - Ora un progetto speculativo minaccia guasti anche nell'interno del paese - Gli stessi capresi, gente pratica ma sensibile, chiedono un intervento protettivo Signor Direttore, quello che sto per dirLe non fa notizia: la denunzia di una ennesima rovina che si sta perpetrando alla bellezza del nostro Paese non può stimolare l'interesse dei lettori, dopo tante che ne sono state pubblicate su « La Stampa» (fino a meritarLe una medaglia d'oro e un diploma d'onore che ho visto ben incorniciato ed esposto — segno che Le è caro — nel Suo eremo di Rivoli in mezzo a metafisici boschi). Per questo non Le propongo un articolo, ma ricorro alle « Lettere al Direttore », sperando in un'ospitalità amichevole più che professionale e calcolando sull'incredibile potere che ha questa prestigiosa rubrica di smuovere i più pigri ed inerti tra i Numi di Roma. Vengo al fatto: si tratta di Capri. Gli stranieri la ritengono la più bella isola del mondo (non devono essere lontani dal vero se Tiberio, in tempi andati, ne fece per dodici anni la capitale dell'Impero), e l'affollano per sei mesi all'anno. Gli italiani ci fanno il viaggio di nozze e il Ferragosto. Totale delle presenze annue: circa un milione. L'isola di Capri ha complessivamente 5000 abitanti, di cui due o tre in vent'anni si sono fatti miliardari con la speculazione (ma il comune di Capri ha il bilancio in disavanzo). Capri non ha ancora un piano regolatore. Tuttavia per costruire a Capri, definita in linguaggio tecnico « zona di particolare interesse paesistico », occorre l'approvazione della Soprintendenza. A Capri, da vent'anni si costruisce molto, in barba alla Soprintendenza, qualche volta col permesso della Soprintendenza. Nel primo caso, c'è sempre qualche volonteroso onorevole in cerca di voti che si dà da fare a Roma per mettere una pezza sull'illecito perpetrato. E' una vecchia storia di dimensione nazionale: e poi ci si meraviglia se, a furia di mettere del brutto cemento là dove erano dei bei panorami, il turismo italiano è in crisi. Adesso però a Capri si sta esagerando. Persino i nativi, gente industre ma poco incline alla protesta, si stanno seccando. Un francese è arrivato a Capri, si è comprato il grande albergo Quisisana con vasto terreno annesso e molte antiche case del paese. Il suo progetto: buttar giù le vecchie case e costruire al loro posto moderni negozi. Quanto al terreno annesso al Quisisana, ultima' oasi di verde nel paese, ne ha già operata la lottizzazione e stanno per crescervi « villini di lusso ». Sono cominciati gli sterri. Mura romane, reperti archeologici e preistorici (è la zona del Mammuth e dell'Ursus Spelaeus di cui si conservano 1 resti nel museo del Palazzo Cerio) stritolati dalle ruspe. Tutto per un'assurda e vergognosa speculazione, destinata ad arricchire un ricchissimo affarista francese e a fare scempio del caratteristico ambiente urbano (senza che all'isola rimanga, per magra consolazione, il compenso di un solo danaro). E' questa Irrisione che ai capresi non va giù. Ed anche se il guasto che si sta per fare non ha prezzo e la sciagura non sarebbe men grave se a trarne profitto fosse uno speculatore italiano, non si può non condividere lo sdegno della popolazione che vede il suo paese irreparabilmente deturpato da un « nuovo barbaro » venuto da lontano. Ho sul tavolo lettere di gente semplice che invoca il mio intervento quale presidente della sezione di Capri di «Italia Nostra» contro l'intollerabile speculazione straniera. Lettere in cui mi sembra di intravedere, con piacere, un presagio di rinascente amore degli italiani per il loro Paese. E' dunque anche in questa veste « ufficiale » che mi autorizza a rivolgermi a Lei pure a nome dei milioni di amanti di Capri sparsi nel mondo oltre che di tutti i nostri associati, che La prego di appog¬ giare un'ennesima battaglia di « Italia Nostra » in difesa di uno dei siti più belli e famosi d'Italia. Pubblichi, La prego, il nostro appello ai ministri competenti di Roma (penso, con particolare speranza, al ministro Mancini che ha instaurato con Capocotta il nuovo corso della politica italiana, nei problemi della difesa paesistica), per che intervìngano subito ad evitare l'ultimo irreparabile scempio di Capri. Da una sede cosi autorevole come le « Lettere al Direttore » de « La Stampa », nessun appello resta inascoltato. Grazie, con tanta cordialità Sua Laura Bergagna Presidente della Sezione di Capri di «Italia Nostra» Capri, 1" marzo 1968.

Persone citate: Laura Bergagna, Mancini