I 4 inglesi alla deriva sull'Artico Il ghiaccio si frantuma: sono isolati
I 4 inglesi alla deriva sull'Artico Il ghiaccio si frantuma: sono isolati UN GRAVISSIMO PERICOLO INCOMBE SULLA SPEDIZIONE I 4 inglesi alla deriva sull'Artico Il ghiaccio si frantuma: sono isolati Gli esploratori in balìa dell'oceano su un piccolo banco a 112 km dalla costa dell'Alaska Il vento ha aperto enormi crepacci sulla calotta - Difficile il contatto radio - Il gruppo ha viveri per pochi giorni: il previsto rifornimento aereo quasi impossibile per le raffiche Ore drammatiche per ì quattro esploratori inglesi Impegnati dal 21 febbraio nella traversata artica in slitta: oltre 6000 km dalle coste dell'Alaska allo Spitzbergen. Una impresa mai tentata finora. Il capo spedizione, Wally Herbert, condizioni atmosferiche permettendo, si manterrà in continuo contatto radio con la terraferma inviando dispacci pubblicati in esclusiva da The Times e, per l'Italia, da «La Stampa ». (Nostro servizio particolare) Point BaVrpw, 2 rnarzo. I quattro membri della spedizione transartica britannica sono da ieri in una situazione drammatica, settanta miglia (centododici chilometri) a nordest di Point Barrow, al largo della costa dell'Alaska. I ghiacci intorno al campo, per la mutata direzione del vento, stanno cedendo e si separano scoprendo ampi bracci di mare. A dieci giorni dalla partenza per la marcia di 6100 chilometri attraverso la calotta artica, la piccola pattuglia si è trovata praticamente arenata con le quattro slitte e trentanove cani (erano quaranta, ma uno è morto dopo una zuffa con gli altri « huskies » della stessa muta) su un banco di ghiaccio lungo quattrocento metri e largo cento. Il vento che soffia da sud-est, cioè dalla terraferma dell'Alaska, imprime alla crosta una pressione centrifuga, per cosi dire, pressione che si traduce in innumerevoli fratture dove il ghiaccio è più sottile e di formazione recente. La spedizione è ora staccata dalla più consistente calotta polare, ancora lontana un'ottantina di chilometri, al nord. Wally Herbert, il capo della comitiva, ha sempre preso in considerazione, nel formulare i piani, questa pericolosa eventualità, e per il momento applica una delle norme del codice eschimese: « Quando i ghiacci si muovono, siediti e rimani calmo ». II primo segno di allarme lo si ebbe giovedì, allorché la direzione del vento si spostò di centottanta gradi, e quasi subito, un paio di miglia'dinanzi alle slitte si aprì un ampio- canale. Ieri il pilota Bob Murphy, dall'aereo'' del centro di ricerche artiche segnalò a Herbert che ad ovest pareva vi fosse un possibile passaggio. La spedizione si spostò.per cinque miglia dr. quella parte, ma.qui ci si accorse che non si poteva proseguire. Più tardi nel pomeriggio Murphy riusci ad atterrare sulla sponda settentrionale del canale e Herbert, con qualche difficoltà, arrivò fino all'apparecchio. I due uomini fecero allora insieme una ricognizione aerea, e scoprirono un secondo passaggio. L'esploratore tornò al campo: ma la frattura tra i ghiacci si aprì ulteriormente prima che le slitte si fossero avviale. Per tutta la giornata il gruppo' fu incalzato dai cedimenti del ghiaccio:' ad un certo punto la crosta si spezzò in tre punti ai fianchi del campo e in breve apparvero canali larghi due metri. Uomini, slitte e cani si trovarono su una lingua di ghiaccio non più ampia di trenta metri, e dovettero arrancare affannosamente verso nord-est, per arrivare al banco più spesso e resistente dove si trovano adesso. Freddie Church, il pilota e marconista che mantiene i contatti radio con la spedizione, dopo un volo di rico-i gnizione inviò un messaggio che diceva: «Sembra che il ghiaccio si spacchi da tutte le parti, e le fenditure cambiano continuamente direzione ». La notte di giovedì i quattro esploratori dormirono in una sola delle due tende, lasciando le slitte cariche nel caso dovessero levare il campo in tutta fretta. Fecero, la guardia a turni di due ore, controliando ogni dieci minuti la posizione del banco di ghiaccio. La scorsa notte Freddie Church non è riuscito a metterai in contatto radio con la spedizione, e naturalmente questa notizia ha suscitato gravi ansie. Ma le preoccupazioni sono ancor premature. Il marconista ha spiegato più volte anche a Herbert che i collegamenti con le piccole trasmittenti degli esploratori alla distanza già raggiunta sono già precarie, specie nelle presenti condizioni meteorologiche. Oggi un piccolo aereo « Cessna ». ha - avvistato la spedizione sul banco di ghiaccio dove ha cercato ri-, fugip, una sorta, di piatto isolotto, i r molto; strettq,., co? me Si è precisato all'inìzio, e lungo meno di mezzo chilometro. Qui Herbert conta verosimilmente di aspettare che il tempo muti a suo favore: cioè che cambi la direzione del vento e che i ghiacci tornino a saldarsi. Occorrono per questo nervi saldissimi, molta pazien- trovato un banco sicuro, za e una buona dose di ottimismo. La situazione! in questo momento è allarmante, ma non è detto che resti tale. Il gruppetto sembra aver una specie di zattera in mezzo alla burrasca dei ghiacci. Complica un poco le cose il fatto che le scorte di cibo sulle slitte non sono molte. Per viaggiar più spediti nella prima parte del tragitto, la più difficile, gli esploratori ; avevano};ì presorl con' sé' rffòrhirheriti' per soli1 ;quattordici giorni, e contavano sui lanci dall'aereo per le tappe successive. Ora non sarà facile gettar loro le provviste sulla minuscola isola: il vento spinge lontano i paracadute. Peter Dunn Copyright di «Sunday Times» a per l'Italia de «La Stampa» I componenti la spedizione inglese affrontano le insidie del pack con la slitta trainata dai cani (Telefoto)
Persone citate: Barrow, Bob Murphy, Freddie Church, Peter Dunn, Wally Herbert
Luoghi citati: Alaska, Artico, Italia, Spitzbergen
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