I milioni della «Sutto e Gaino» sparirono in speculazioni e disastrosi investimenti

I milioni della «Sutto e Gaino» sparirono in speculazioni e disastrosi investimenti Al processo di Acqui hanno parlato i periti contabili I milioni della «Sutto e Gaino» sparirono in speculazioni e disastrosi investimenti La banca finanzilo una impresa di Napoli (ortofrutticoli), una società romana e una ditta di prodotti farmaceutici: la perdita complessiva fu di oltre 180 milioni - Ma rimane da spiegare come vennero destinati altri 145 milioni - II dibattito è stato rinviato a giovedì prossimo, 7 marzo: il Pubblico Ministero pronuncerà la requisitoria, poi s'inizieranno le arringhe dei difensori ff pubblico, si elencavano medicine scadute, le valutazioni erano cervellotiche. Ci furono scene tempestose davanti al comitato dei creditori e alla fine, con inventari che presentavano una cifra di cento milioni, ne ricavammo solo una ventina ». Della situazione contabile della banca il prof. Cerri dice: « Non c'è dubbio che il bilancio per motivi fiscali presentava una situazione non veritiera. Di conseguenza anche i rapporti inviati alla Banca d'Italia non erano veritieri ». Il commercialista torinese ha avuto il merito di fermare la danza dei milioni che vorticavano in questo processo, concentrando l'attenzione sulle tre voci di bilancio che bisogna chiarire: il conto corrente che l'ing. Gaino aveva presso la Banca Commerciale di Alessandria (130 milioni); il «conto so | spesi » e il trasferimento di 75 milioni a questo conto dagli utili. « Sgombriamo subito il campo — ha detto — di questi 75 milioni. Sono stati inventati in un fantomatico conto profitti e trasferiti al conto sospesi, che è sceso così da 183 milioni a 108. E' stato un artifizio contabile, non bisogna tenerne conto. In sostanza i Gaino devo¬ no rispondere del conto sospesi nella misura di 183 milioni e del conto della Banca Commerciale che ammontava a 130». Sono 313 milioni. Nel pomeriggio, in un estenuante confronto tra i periti d'ufficio dott. Giorgio Laties e dott. Carlo Pacchialat, il consulente di parte dott. Mario Fontana, tutti di Genova, e il prof. Cerri, questa somma è stata notevolmente diminuita. A poco a poco si è scoperto almeno in parte dove sono finiti i soldi. « Il conto sospesi, in pas sivo per 183 milioni — dice il prof. Lattes — è stato impostato per mascherare vecchie operazioni non contabilizzate o non giustificabili ». Difesa: « Si sa quali furo no quelle operazioni: la Musexport. di Napoli e la Finanziaria rag. Bagnoli di Roma ». Sono due fra i più disastrosi investimenti dell'ing. Gaino. La Musexport acquistò enormi partite di orto frutticoli che andarono a male e si dovettero svendere. Il rag. Bagnoli aveva creato una società per arrischiate speculazioni che inghiottirono milioni. Periti: « Di queste operazioni non resta traccia contabile ». Invece qualche trac eia, frugando tra le carte del processo e nella memoria del prof. Cerri sì trova. C'è una lettera che dimostra come la Musexport costò alla « Sullo iSc Gaino » 77 milioni e il prof. Cerri ricorda di aver promosso un recupero di credi to contro il rag. Bagnoli per 25 milioni. Sul conto sospesi resta dunque da spiegare la scomparsa di 85 milioni più altri 60 che portano il conto potale a 145. Questo — a quanto pare — era alla fine dell'udienza di oggi l'ammontare dei milioni di cui resta da dar conto. Il processo è stato poi rinviato a giovedì prossimo alle 15: parlerà il p.m. dott. Capozio, poi la parola sarà alla difesa. - g. m. i j j dette, risultò (Dal nostro inviato speciale) Acqui Terme, 29 febbraio. Gli sportelli della « Sutto et Gaino », attorno ai quali nel gennaio 1962 si accalcavano cinquemila clienti spaventati per chiedere il rimborso dei depositi, facevano gola a molti. La prima a farsi avanti offrendo di rilevare la banca a « cancelli chiusi ». cioè così come stava con il suo dissesto, fu la Cassa di Risparmio di Asti. L'ha rivelato il teste avv. Enrico Piola, che fu presidente del comitato dei creditori: « Ma l'affare non si concluse perché altre Casse di Risparmio, | quelle di Torino e AlessanI dria, erano in Uzza e non si | volle creare uno stato di con1 correnza fra istituti gemelli». Commenta l'avv. Punzo: « Così le Casse di Risparmio fil nirono per fare un affare i d'oro e a noi hanno regalato un pfocesso ». In questa gara, come sì è vincitore un consorzio di banche torinesi, che si assunse il deficit di 1 miliardo e 300 milioni. Un deficit che, ha detto ieri il liquidatore prof. Ignazio Cerri di Torino, avrebbe potuto essere minore di tre o quattrocento milioni: « Fu aggravato soprattutto dal comportamento dei debitori di Acqui, che si trincerarono dietro ogni cavillo e ogni irregolarità formale per non pagare ». Di quel che accadde durante la liquidazione il prof. Cerri ha dato alcuni esempi. Il più clamoroso riguarda la j società Medicamento, che ap parteneva praticamente alla banca: « Fu una sorpresa per | noi e credo anche per i Gai- Alberto Gaino ed il figlio Tommaso, semicoperto dal carabiniere, durante l'udienza al Tribunale di Acqui no. Credevamo fosse il gioiello della collezione, invece era una scatola vuota. I dirigenti continuavano a mandare inventari fasulli. I medicinali in magazzino venivano registrati al prezzo di vendita al 1111111111111111 il 1111 il 11111111111111111111111111111 il i n