I «romani» a Parigi da Cesare a Napoleone
I «romani» a Parigi da Cesare a Napoleone la mostra inaugurata ieri I «romani» a Parigi da Cesare a Napoleone Monumenti archeologici, manoscritti, quadri documentano l'influenza esercitata sulla cultura francese dalla civiltà latina e italiana (Nostro servizio particolare) Parigi, 29 febbraio. E' ormai una banalità dire che, fra i popoli europei, due sono particolarmente vicini, per il modo di vivere, di pensare, di sentire, di mangiare: il francese e l'italiano. Ma questo luogo comune s'impone ancora una volta visitando la mostra intitolata «Roma a Parigi», che è stata inaugurata ufficialmente stamane al « Petit Palais » degli « Champs Élysées ». E' una replica alla mostra « I francesi a Roma » che fu realizzata nel 1961 a Palazzo Braschi. Essa tiene conto dì tutti coloro che, nati in Italia, trascorsero a Roma una parte della loro esistenza e vennero poi in Francia, portandovi in qualche modo la lezione appresa nella « città eterna ». Ma non sono neppure escluse le personalità italiane che, senza mettere piede a Parigi, hanno tuttavia esercitato una sensibile influenza sull'arte e sul pensiero francesi. La mostra documenta il periodo che va da Cesare a Napoleone e con quasi ottocento pezzi (monumenti, quadri, manoscritti, libri, bozzetti, oggetti d'ogni specie) prestati dai musei italiani e francesi, illustra quello che Roma ha dato a Parigi attraverso i secoli; fin dal catalogo della mostra che inizia con queste parole: « È grazie a Roma che Parigi entra nella storia scritta ». E visitando la sala del « Petit Palais » si scorgono due busti di Cesare: uno proveniente dal museo del Campidoglio e l'altro dal camposanto di Pisa. Seguono le monete, i commentari di Cesare, la pianta della Parigi romana e di vari monumenti: come le terme, tuttora esistenti, sulle quali fu costruito il palazzo del museo Cluny, in pieno Quartier Latino. Stele funerarie, oggetti trovati negli scavi davanti a Notre Dame, il busto di Giuliano l'apostata (che governò le Gallie), ed i bassorilievi sulla vita di San Dionigi introducono al Medioevo, illustrato da molti documenti sui rapporti tra i re franchi e lo Stato della Chiesa. Ed ecco Boccaccio, Petrarca, Dante, nomi che — dice André Chamson, dell'Accademia di Francia, nella prefazione al catalogo — spiegano u tutto un aspetto della letteratura francese alla fine del medioevo, quando per la prima volta la Francia dava forma e sostanza a ciò che fu chiamato l'umanesimo ». Molte bellissime edizioni della Divina Commedia, del Petrarca e del Boccaccio sono presentate alla mostra di Parigi; mentre alcuni quadri giunti da Firenze ricordano i due matrimoni fra una Medici ed un re di Francia, precisamente Ehrico II ed Enrico IV. Interessanti documenti sottolineano il posto che gli italiani occupavano alla Corte francese; altri dipinti mettono in evidenza gli influssi che ebbero sull'arte francese artisti come il Rosso, Niccolò dell'Abate, Leonardo, Raffaello, Michelangio lo, il Bernini; contemporaneamente l'Italia dava alla politica francese Mazzarino, alla musica Lulli, al teatro la commedia dell'arte. La mostra si chiude con l'epoca napoleonica, che fu probabilmente quella più « ro mana » di Parigi. Gli architetti di allora, come dimostrano il palazzo della Bor sa e la chiesa della Maddalena, imitavano scopertamente lo stile greco-romano. Dice Le Figaro litteraire che, se Napoleone avesse regnato più a lungo, Parigi sarebbe di ventata una città piena di colonne e di frontoni. 1. m.
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