De Lorenzo insiste: «Mi offrirono un'ambasciata perché mi dimettessi » di Guido Guidi

De Lorenzo insiste: «Mi offrirono un'ambasciata perché mi dimettessi » Continuano le polemiche dell'ex capo del Sifar De Lorenzo insiste: «Mi offrirono un'ambasciata perché mi dimettessi » Nel corso dell'udienza di sabato questa sua affermazione era stata smentita dal consigliere di Stato dott. Lugo - Ma il generale l'ha confermata ■ Il processo riprenderà per la querela contro i giornalisti de «L'Espresso» giovedì 15 febbraio Servizio particolare a Stampa Sera Roma, lunedi mattina. Dopo la decisione presa sabato dal Tribunale di considerare conclusa l'istruttoria dibattimentale e di fissare la data (giovedì 15 febbraio) in cui avrà inizio la discussione nel processo per la querela contro i giornalisti de « L'Espresso », il gen. Giovanni De Lorenzo ba rinunciato ad ogni niziativa. O almeno questo sembra, per ora. Poi, pronunciata la sentenza (e questo presumibilmente avverrà soltano alla fine del mese perché il P.M., i due patroni di parte civile e i tre difensori avran¬ no bisogno di un'udienza ciascuno), l'ex capo di Stato Maggiore dell'Esercito proseguirà nella realizzazione del suo programma polemico. Un programma che sembra piuttosto vasto, anche se in esso, per il momento, non figura l'iniziativa di presentare alla procura della Repubblica una denuncia per abuso di potere contro il ministro della Difesa on. Tremelloni che, attraverso il suo legale avv. Crisafulli, il generale De Lorenzo ha formalmente accusato nell'aula del tribunale. La critica alla legittimità dell'inchiesta affidata al gen. Beolchini (per il modo con cui è stata disposta, compiuta e utilizzata) rimane sul piano esclusivamente polemico, anche se l'accenno al « clima di intimidazione» in cui si sarebbe svolta fatto sabato in tribunale lasci supporre qualche futura, clamorosa iniziativa. Quali sono i punti più interessanti e più importanti di questo programma? Innanzitutto: portare avanti il ricorso al Cdnsiglio di Stato contro il provvedimento preso dal Consiglio dei ministri con cui il gen. De Lorenzo nell'aprile dello scorso anno venne rimosso dall'incarico di capo di Stato Maggiore dell'Esercito. La discussione era stata già fissata per un'udienza della prima metà di gennaio, poi il legale chiese che l'esame del ricorso venisse spostato ad un'altra udienza. In secondo luogo De Lorenzo intende aspettare che il ministero della Difesa risponda alla diffida con cui egli chiese di essere nominato — come gli spetterebbe di diritto, secondo la sua tesi — presidente della sezione Esercito del Consiglio superiore delle Forze Armate e, nel caso presumibilmente di risposta negativa o di non risposta, rivolgersi al Consiglio di Stato. « Non tanto perché — sembra che il gen. De Lorenzo abbia confidato a qualche amico — io tenga molto all'incarico cui, comunque, ho diritto " ope legis ", quanto per avere una prova dell'atteggiamento persecutorio del Ministero nei miei confronti ». Il terzo punto del programma è forse quello più sconcertante: riguarda le trattative che il gen. De Lorenzo sostiene di avere avuto con il ministro della Dife¬ sslehmpspacl'svbrttdpqIincttngMrtS sa quando nell'aprile dello scorso anno scoppiò la polemica. Il gen. De Lorenzo ha detto, sia pur indirettamente, che il dott. Lugo, presidente di sezione del Consiglio di Stato, gli offrì un posto di ambasciatore se avesse lasciato la carica di capo di Stato Maggiore dell'esercito. . Il dott. Lugo ha smentito sabato con una lettera inviata al presidente del Tribunale. Il generale De Lorenzo, a sua volta, ha smentito la smentita e confermato la sua versione: ha detto di avere ricostruito, quasi parola per parola, il colloquio avuto con il dott. Lugo. I giudici non hanno voluto interessarsi dell'episodio perché, obiettivamente, è del tutto estraneo agli argomenti relativi al processo originato dalla querela contro i giornalisti de « L'Espresso ». Ma l'atteggiamento del generale De Lorenzo è ugualmente sintomatico: l'ex capo di Stato Maggiore non intende rinunciare alla polemica su nessun punto. • Mentre al pianterreno del Palazzo di Giustizia si è ormai avviato alla conclusione (salvo contrattempi) il processo sui fatti avvenuti nel luglio 1964, al primo piano un magistrato della Procura Generale presso la Corte d'Appello sta indagando sui fondi del Sifar e sui sistemi con cui venivano amministrati. Sono stati interrogati i giornalisti che hanno pubblicato le fotocopie di -due mandati di pagamento; è stata disposta una perizia tecnica per accertare se queste fotocopie possano corrispondere a documenti originali; è stato interrogato anche il gen. De Lorenzo il quale, pur ammettendo che con ogni probabilità la firma in calce ai due mandati è la sua, si è trincerato, per qualsiasi altra richiesta di chiarimenti, dietro il segreto militare. Guido Guidi 4 Il generale De Lorenzo non rinuncerà alla polemica

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