Palermo di nuovo deserta dopo l'assurda previsione

Palermo di nuovo deserta dopo l'assurda previsione Le voci allarmistiche sabato Palermo di nuovo deserta dopo l'assurda previsione Si diceva che altre scosse di terremoto, domenica mattina alle 9, avrebbero distrutto la città Domani cominciano i lavori per costruire una grande tendopoli a Palermo : accoglierà migliaia di cittadini che non vogliono abitare nelle case pericolanti (gli stabili danneggiati sono oltre 1500) DAL NOSTRO INVIATO Palermo, lunedi mattina. Da domani Palermo avrà la sua tendopoli, sorgerà allo Stadio delle Palme ed ospiterà migliaia di palermitani che, avendo avuto le case lesionate, sono costretti a dormire all'addiaccio. La partita Palermo-Foggia, in programma allo Stadio della Favorita, è stata rinviata per ovvii motivi, ma la vita sportiva cittadina non si è spenta del tutto: fra l'altro sì è giocato un incontro di pallacanestro fra la squadra locale e una rappresentativa romana; i sindaci della vallata del Belice che si sono riuniti ieri a Contessa Entellina appartenevano a partiti di- versi, però si sono trovati d'accordo nel formulare un piano comune per superare le difficoltà del momento; le perdite umane dell'isola (dall'inizio del terremoto) ammontano a 232 e t feriti ricoverati sono 623. Queste, in sintesi, le novità delle tiltime ventiquattro ore. Anzi, no; ce n'è un'altra: Palermo non è crollata. La famigerata previsione del fantomatico monaco di Gioii- manna secondo cui ieri, 28 j gennaio, una tremenda scossa di terremoto avrebbe dovuto cancellare l'intera città dalla faccia della terra, non si è avverata. Si trattava evidentemente di una di quelle voci assurde, nate dalla superstizione e dalla paura, che quasi sempre si diffondono in occasione delle grandi calamità. A Gibilmanna esiste effettivamente un osservatorio tenuto da religiosi, ma va da sé che a nessuno dei monaci era mai saltato in testa di diffondere simili dicerie. Tant'è; nell'ai mo" fera di tensione che regna in Sicilia, fra gente coi. nervi a fior di pelle perché i da quindici giorni dorme al-1 l'addiaccio o, quando dorme in casa, non riesce a distogliere gli occhi dalle crepe nere che solcano il soffitto, anche una storia come questa aveva finito per attecchire. L'epicentro delle voci era nei quartieri popolari, vicino al porto. Ma anche nelle vie del centro professionisti e signore della borghesia non riuscivano ad escludere il monaco dai loro discorsi. Naturalmente ne parlavano in tutt'altro tono, con elegante fatuità, ostentando di non crederci affatto, anzi irridendo l'ignoranza popolare; ma in fondo in fondo quei dìscorsi risuscitavano paure ataviche, ombre primordiali anche in persone colte e smaliziate. L'insistenza era tale che a un certo punto il prefetto dì Palermo si è visto costretto a fare sentire ufficialmente la sua voce per disperdere l'assurda diceria e per stigmatizzare gli « untori » che, volontariamente o meno, l'avevano messa in giro. Ma anche l'austero intervento prefettizio non è servito a granché: la voce sì è dileguata come nebbia al sole soltanto alle nove di domenica mattina, ora della catastrofe, secondo il « monaco ». Il sole appena velato ha favorito la vita nelle tendopoli siciliane; dappertutto è stata celebrata la Messa nella tenda-cappella; le donne hanno potuto stendere la biancheria ad asciugare, gli uomini si sono incontrati a discutere nella radura che sostituisce la piazza. Come abbiamo detto, i sindaci della vallata del Belice si sono riuniti a Contessa Entellina in una vecchia trattoria con alloggio — il municipio è gravemente lesionato — ed hanno esaminato insieme la situazione. Nel compiei so, nonostante i mille ingorghi avvenuti in questi quindici giorni, si sono trovati più o meno d'accordo nel riconoscere l'entità dello sforzo compiuto dal governo centrale, mentre si sono dimostrati più severi nei confronti dell'autorità regionale che (a loro avviso) non sarebbe stata all'altezza della j situazione. Circa la sistema- zione dei senzatetto, anch'essi hanno insistito perché si provveda il più rapidamente possibile alla costruzione di moderne baracche. La gente non può vivere a lungo nelle tende e d'altra parte, prima che sia possibile costruire nuove case, dovranno passare degli anni. Per i prossimi mesi le baracche rappresentano l'unica soluzione. Le stesse cose ci siamo sentiti ripetere a viva voce, qui a Palermo, dagli abitanti dei quartieri più poveri — quartiere Castello, quartiere Borgo — dove il terremoto ha . provocato i"danni più gravi, i si tratta di abitazioni fati1 scenti, spesso più logore e povere degli stessi « Bassi » napoletani. I crolli totali non sono molti, ma quasi dappertutto le pareti appaiono solcate da crepe paurose. Gli edifici danneggiati, in città, ammontano ad oltre 1500. Di giorno gli abitanti osano anche passarvi qualche ora, ma quando arriva la not¬ te fuggono all'aperto. C'è chi dorme su un autocarro in sosta e chi va fino alla stazione per salire con la famiglia su un carro merci; chi si rifugia sotto un ponte e chi dorme all'aperto cercando uno spiazzo di terra meno dura. Gaetano Turatati Donne e bimbi provenienti dalle zone terremotate affollano la stazione ferroviaria di Palermo (Tel. a « Stampa Sera »} Il vescovo di Mazara del Vailo, monsignor Mancuso, unisce in matrimonio due giovani profughi di Salaparuta, Rosolino Sansone e Caterina Cudla (Telefoto a «Stampa Sera»)

Persone citate: Caterina Cudla, Mancuso, Palme, Sansone