Egitto e Giordania trattano se Israele ritira le sue truppe?

Egitto e Giordania trattano se Israele ritira le sue truppe? Continui sondaggi di paco in Medio Oriento Egitto e Giordania trattano se Israele ritira le sue truppe? In cambio dell'impegno a sgomberare il Sinai e Gaza, Nasser sarebbe disposto a rompere la solidarietà con gli altri paesi arabi e a concedere agli israeliani la libera navigazione a Suez e ad Akaba - Ma non accorderebbe (almeno per ora) il riconoscimento diplomatico, che Gerusalemme considera condizione essenziale per i negoziati (Nostro servizio particolare) Beirut, 28 febbraio. I diplomatici dei Paesi arabi stanno studiando con grande attenzione il testo del discorso tenuto in Parlamento dal ministro degli Esteri israeliano Abba Eban sui negoziati « tripartiti » che Gerusalemme sarebbe disposta ad avere — in territorio neutrale — con la mediazione dell'inviato delle Nazioni Unite, Jarring. Si fa notare tuttavia che per l'Egitto e la Giordania è essenziale che gli israeliani si impegnino a rispettare la lettera e lo spirito della risoluzione britannica votata all'Onu 11 22 no- vembre scorso. E' la risoluzione che prevede lo sgombero dei territori occupati con la guerra di giugno. Già da qualche tempo, il Cairo era deciso a negoziare il ritiro delle truppe d'Israele dal Sinai e dall'enctaue di Gaza in cambio della Ubera navigazione ai mercantili israeliani attraverso il Canale di Suez e gli Stretti di Tiran (Akaba). Un ex sottosegretario egiziano agli Affari esteri, inviato un mese fa in missione diplomatica in una Capitale dell' Europa occidentale, moltiplicò i contatti e gli sforzi per giungere a quel risultato. Pare persino che l'Egitto sarebbe disposto a rompere il fronte della solidarietà con gli altri Paesi arabi, se Israele accettasse di sgomberare il Sinai e Gaza. Queste due regioni sarebbero in seguito smilitarizzate o separate dallo Stato ebraico con un « cordone » di polizia internazionale. L'accordo, tuttavia, non sarebbe ratificato subito da un trattato di pace, ma si tradurrebbe prima in uno stato di « non belligeranza », e, in seguito, in un « dialogo » per interposta persona: nel caso, con Jarring, il rappresentante speciale del segretario dell'Onu, Thant., Per ragioni che è difficile spiegare, l'Egitto ritiene — con questo ammorbidimento dell'intransigenza assoluta di un tempo — di poter liberare le terre occupate e soprattutto di indurre Israele a rinunciare al progetto di un oleodotto da 60 pollici (che dovrebbe collegare il porto di Eilath al Mediterraneo), o per lo meno a ridurne la capacità a 22 pollici f il pollice è una misura di '"nghezza pari a due centimetri e mezzo). Si tratterebbe di uno degli obbiettivi fondamentali della politica economica dell'Egitto, di tale importanza da superare ogni altra considerazione di orgoglio nazionalistico o di solidarietà inter-aràba. E' il caso di precisare che Sabri El Kholy, rappresentante personale di Nasser, ha confermato agli intimi l'esistenza di un piano di pace che comprenderebbe l'insieme dei territori occupati e la cui prima tappa implicherebbe la smilitarizzazione generale della Cisgiordania, di Gaza e del Sinai. Anche l'inviato di Thant in Medio Oriente. Jarring, avrebbe un suo piano che ha già discusso al Cairo e a Gerusalemme: si tratterebbe di ricongiungere in Giordania (reintegrata nei suoi confini di prima della guerra) una regione a sud del Mar Morto con un corridoio che collegherebbe il regno di Hussein al Mediterraneo. In cambio, l'enclave di Gaza resterebbe ad Israele. Quanto al settore arabo di Gerusalemme, sarebbe amministrato dalle autorità israeliane, ma sui monumenti storici e religiosi, sia musulmani sia cristiani, svetterebbe la bandiera giordana, ed ai Luoghi Santi sarebbe assicurato libero accesso a tutti. Negli ambienti di sinistra, al Cairo come a Beirut, ci si chiede perché i governi arabi non rendano pubblico il loro desiderio di concludere la pace. Se è genuino, essi potrebbero dimostrare all'opinione pubblica internazionale che sono i loro avversari a non volere una soluzione ragionevole della crisi. Ma è pur vero che, per i capi arabi, è assolutamente necessario non compromettersi agli occhi delle masse: non vogliono ammettere di essere giunti fino a considerare possibile la pace con l'odiato nemico. Edouard Saab Copyright di a Lo Monda » e par l'Italia de « La Stampa »

Persone citate: Abba Eban, Edouard Saab, Monda, Nasser, Sabri El Kholy, Thant