Morto pazzo il fachiro Burina: sopportò chiodi e digiuni ma non la solitudine
Morto pazzo il fachiro Burina: sopportò chiodi e digiuni ma non la solitudine Morto pazzo il fachiro Burina: sopportò chiodi e digiuni ma non la solitudine La fine nel manicomio di Aix-en-Provence dopo vari tentativi di suicidio - Riuscì a stare 108 giorni senza mangiare Quando la giovane moglie lo abbandonò, la sua esistenza fu distrutta: visse di espedienti e finì anche in carcere Parigi, 23 febbraio. Muoiono anche i fachiri. Il più noto di Francia, Roger Brun, che si faceva chiamare « Fakir Burma », si è spento all'età di 58 anni ad Aix-enProvence, al manicomio, dov'era stato ricoverato la settimana scorsa per un tenta* tivo di suicidio. Il fachiro Burma toccò il vertice della notorietà nel 1950, quando stabilì il primato mondiale del digiuno. Aveva battuto l'inglese Worms stando chiuso 53 giorni, senza mangiare, in una cassa di vetro: era allungato su rottami di bottiglia fra i quali strisciavano decine di serpi e vipere nere che gli si avvolgevano al collo ed alle braccia. Successivamente egli portò il primato a 108 giorni. Roger Brun, nato a Lione nel 1910, incominciò a presentare alcuni numeri di giocoliere alla fine della prima guerra mondiale. Ma, appassionato di-scienze occulte, stu- dio vari numeri di ipnotismo, si allenò a distendersi su una tavola piena di chiodi, a trafiggersi le braccia con una lunga spilla, e alla fine diventò il « Fachiro Burma », specialista del digiuno. Egli andava di città in città, e si esibiva^ in un caffè aperto giorno e notte. Vicino alla sua bara di vetro c'era una cassetta nella quale la gente metteva ogni tanto una monetina, raramente un biglietto. Magro, quasi scheletrico, egli non era certo un bell'uomo, ma una ragazza, Huguette, s'innamorò ugualmente di lui, durante un'esibizione a Lilla, nel 1953. Huguette andava a vederlo ogni giorno e rimaneva parecchie ore accanto alla cassa di vetro. Quando il fachiro uscì al termine del digiuno, 18 ragazza gli disse la sua ammirazione. Poche settimane dopo si sposarono, anche se Huguette aveva vent'anni meno di lui. Il digiuno, però, non pro¬ cura da mangiare. Se il fachiro faceva a meno di cibo, per lo meno durante le sue esibizioni, la moglie pretendeva due pasti al giorno. La cassetta che raccoglieva le monetine della gente non lo permetteva sempre. Così nacquero, tra marito e moglie, le prime liti, finché la giovane donna abbandonò il fachiro portando con sé la figlioletta nata dalla singolare unione. Invano Roger Brun supplicò la moglie di tornare con lui. Da quel giorno non fu più lo stesso uomo. Abbandonato un mestiere che gli aveva procurato soltanto delusioni, si recò in Algeria dove diresse una fabbrica di prodotti chimici. Ma non aveva competenza e fu mandato via. Si diede a certi traffici che lo portarono in carcere, riuscì ad evadere e tornò in Francia. Nel dicembre 1966 si recò a Lilla per rintracciare la moglie e la figlia, ma non vi riusci, e si tagliò le vene in un albergo, dopo aver preso una forte dose di barbiturici. Fu salvato, ma tre settimane dopo, sempre a Lilla, tentò di farsi saltare in aria con una bomba di sua fabbricazione, che non funzionò. L'ex fachiro tornò a Marsiglia, dove lavorò come spazzino municipale. L'esistenza ormai gli era diventata intollerabile, e dieci giorni fa cercò nuovamente di uccidersi. Aveva iniormato delle sue intenzioni un avvocato e varie persone, le quali avvertirono la polizia. Gli agenti lo trovarono in casa, mentre vaneggiava sul « gran mistero » che, finalmente, stava per conoscere. Trasportato in ospedale, « Burma » fu curato con sollecitudine, ma la sua mente era troppo turbata. Parlava continuamente delle delusioni coniugali, accusava certe potenze straniere di volergli carpire il segreto di un carburante solido di sua invenzione. Fu trasferito al manicomio, dove si è spento oggi. L. Mannucci (Nostro servizio particolare)
Persone citate: L. Mannucci, Magro, Roger Brun, Worms
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