Inchiesta del governo sul trapianto dei cuori

Inchiesta del governo sul trapianto dei cuori Deciso in Gran Bretagna Inchiesta del governo sul trapianto dei cuori E' stata promossa dai ministro della Sanità - Sarà condotta non solo da chirurghi, ma anche da giuristi e religiosi - Si vogliono stabilire «misure certe» per evitare ogni rischio al donatore (Nostro servizio particolare) Londra, 13 febbraio. Il ministro della Sanità, Kenneth Robinson, ha annunciato oggi ai Comuni che fra breve sarà svolta in Gran Bretagna una inchiesta ufficiale « ampia e approfondita » su tutti i problemi medici, giuridici, etici connessi ai trapianti di cuori o di altri organi. Capo della numerosa équipe che condurrà le indagini e ne trarrà le conclusioni è sir Hector MacLennan, presidente della « Royal Society of Medicine ». Con lui lavoreranno alcuni dei più autorevoli scienziati, chirurghi, giuristi e religiosi del paese. Il ministro ha fatto questa rivelazione rispondendo ad una interrogazione del deputato laburista David Kerr, il quale voleva sapere se il governo avesse preso in considerazione il delicato problema e quale fosse in proposito il suo atteggiamento. « Ci rendiamo ben conto — ha detto Robinson — che il rapido progresso della chirurgia richiede un attento studio di questioni che non sono puramente mediche. I trapianti di cuore effettuati di recente nel Sudafrica e negli Stati Uniti hanno destato un certo allarme sulla possibilità che si possano rimuovere organi da un donatore prima che questi sia effettivamente morto. Non vi è alcuna indicazione che ciò sia accaduto o possa accadere in Gran Bretagna. Tuttavia un'ampia indagine di esperti stabilirà ora quali siano le misure necessarie per evitare ogni rischio e per salvaguardare altresì i princìpi giuridici ed etici coinvolti ». L'inchiesta, egli ha aggiunto, avrà forma « privata », ma in seguito il ministero informerà il Parlamento sul rapporto preparato dalla équipe. Gli esperti non discuteranno soltanto del trapianto del cuore — fino ad oggi mai tentato in Gran Bretagna — ma anche degli altri trapianti, in particolare quello dei reni, praticato con una certa frequenza e con buoni risultati già da parecchi anni. Se un rene viene prelevato da un donatore vivente, il problema da esaminare è se il rischio che questi corre sia giustificato e se il suo consenso, spesso determinato da ragioni affettive verso l'infermo, sia sufficiente. Se il rene è prelevato da una persona deceduta i chirurghi debbono condurre una difficile lotta contro il tempo. L'organo deve essere asportato nel più breve tempo possibile dal momento della morte, ma secondo la legge inglese del 1961 (Human Tissue Ad) se il donatore non ha espresso in vita il suo consenso, occorre l'autorizzazione del parente più prossimo. E quando finalmente si riesce a rintracciare questo congiunto, accade spesso che il rene non sia più adatto al trapianto. Molti chirurghi vorrebbero che la legge fosse emendata nel senso che il trapianto sia lecito immediatamente a meno che esista una disposizione contraria lasciata dal defunto. Ma per accertamenti del genere occorrerebbe un complesso sistema di registrazioni, cui soprattutto i giovani, allorché la morte appare tanto lontana, non si sottoporrebbero volentieri, indipendentemente dalle loro convinzioni religiose. Vi è infine il diffuso timore che possano essere effettuati dei prelievi di organi prima che il donatore sia veramente morto. L'accertamento « tecnico » del decesso è compito del medico, ma la salvaguardia dal rischio investe in pieno la sfera giuridica: tocca al magistrato controllare che il « diritto alla vita » del donatore non sia stato trascurato a favore del paziente. L'inchiesta degli esperti dovrebbe dare indicazioni utili anche in questo senso. c. c.

Persone citate: David Kerr, Hector Maclennan, Kenneth Robinson, Robinson

Luoghi citati: Gran Bretagna, Londra, Stati Uniti, Sudafrica