I giudici di Osnabrück a Milano oggi interrogano otto testi italiani di Giorgio Martinat

I giudici di Osnabrück a Milano oggi interrogano otto testi italiani Il processo per le stragi sul Lago Maggiore I giudici di Osnabrück a Milano oggi interrogano otto testi italiani II più importante è l'ex podestà di Baveno, Pietro Columella - Le testimonianze tedesche sono discordi - Una donna lo ha definito «un brav'uomo», un'infermiera «un fascista convinto»; un soldato afferma di averlo visto «armato di tutto punto» - Il Columella (75 anni) ci ha detto: «Ero fascista, ma non ho mai denunciato gli ebrei, né ho posseduto una rivoltella» - La Corte di Osnabriick compirà un sopralluogo nei paesi sul Lago in cui furono compiuti i massacri (Dal nostro inviato speciale) Milano, 13 febbraio. I giudici tedeschi che a Osnabriick, in Westfalia, stanno processando le cinque SS imputate dei massacri di ebrei sul Lago Maggiore, sono giunti questa sera a Milano, dove interrogheranno i testimoni che non hanno potuto o voluto recarsi a deporre in Germania. Domani mattina, alle 9, terranno udienza a Palazzo di Giustizia, dove i testi sono stati convocati. ' Sarà un'udienza particolare. Dèi tribunale tedesco saranno presenti soltanto il presidente dott. Haak con t'due giudici togati, il pubblico ministero dott. Alfons Waechter, i sette avvocati difensori e l'interprete Michel August. I sette giudici popolari e i cinque imputati sono rimasti in Germania: due, il capitano Friedrich Roehwer e il capitano Hans Walter KrUger, in carcere, e tre, il capitano Karl Herbert Schnelle. l'ufficiale di ordinanza Oscar Schultz e il sergente Otto Leithe, nelle loro case. Poiché i giudici tedeschi non possono avere giurisdizione in Italia, il dibattito sarà diletto da un magistrato italiano, il consigliere dott Antonio Amati, che ha già interrogato i testi per rogatoria durante il periodo istruttorio I testimoni sono 35. Gli interrogatori si protrarranno S no a sabato; poi la Corte te desca tornerà in Italia dal J'~ marzo al 3 aprile e compirà anche un sopralluogo nei pae si del Lago che furono teatro dei massacri. Meina, Baveno, Stresa. Mergozzo. Intra e Paliamo. Tra i testi principali sono Ida Fornarelli vedova De Gaudenzi, Maria Gallarati vedova Beltrami, Elvira Cadorin, Emma Pepere, Egidio Ferrigato, Piero Toso, Teresa Gattico vedova Cantoni e l'ex podestà di Baveno Pietro Columella. Particolarmente alla testimonianza di quest'ultimo il presidente Haak sembra attribuire molta importanza. Il Columella ha oggi 75 anni ed è titolare di una grossa agenzia di cambio a Milano, all'angolo di vìa Torino con via Orefici. Un uomo massiccio, porta gli occhiali con spesse lenti che nascondono gli occhi. Di lui, fino ad ora, si sapeva soltanto quanto hanno detto, in Germania, tre testimoni. Una donna: « Era un brav'uomo, faceva il doppio gioco per salvare Baveno». Un'infermiera: « Era un fascista convinto, penso che abbia benissimo potuto partecipare a rastrellamenti con i tedeschi ». Un militare tedesco, Helmut Mainz: « Ricordo di aver visto anche lui, armato di tutto punto ». Gli chiediamo se è vero. « Fascista? — risponde —. Si, certo: a quell'epoca tutti eravamo fascisti. Io poi, come agente di cambio, dovevo avere la tessera per forza. Ma non ho mai voluto che la politica entrasse nel municipio di Baveno. Per quattro anni dal 1940 al '44 — per che dopo il crollo del fasci smo il 25 luglio 1943. le mie dimissioni furono respinte e rimasi podestà — ho fatto solo dell'amministrazione. Ho l'orgoglio di aver ricevuto un bilancio passivo e di averlo portato In pareggio ». E' amareggiato e indigna¬ to: «Qualcuno — dice — ha insinuato che io possa aver fornito ai tedeschi la lista degli ebrei di Baveno. E' una calunnia: ma non è diffìcile immaginare dove possono averla presa. Tutte le prefetture, per legge, dovevano tenerne una ». Racconta: «La famiglia Luzzatto, a Baveno, venne portata via di notte e io seppi la notizia solo la mattina dopo, dall'amico comune avv. Braschi che era andato dal capitano Schnelle a protestare e si era sentito rispondere: "E' meglio che se ne vada, se non vuoL essere arrestato anche lei". L'ufficiale tedesco piom- bò nel mio ufficio alle 10, con a , e ' n e - ! un soldato altoatesino che parlava perfettamente l'italiano. Mi chiese dov'era Villa Fedora, che apparteneva a un'altra famiglia ebrea, quella dei Serman ». Prosegue: « Fui costretto a indicargli la villa, ..ia mandai subito il mio autista ad avvisare i Serman di fuggire. Arrivò tardi, c'era già l'auto tedesca al cancello e tornò indietro impaurito. Allora telefonai e la signora Serman mi rispose: "Ti ringrazio, ma il capitano Schnelle è stato gentilissimo, ha promesso di venire ad abitare qui da noi". Un'ora dopo mi richiamò piangendo: "Hanno portato via mio marito". Avvertii anche a Stresa un caro amico ebreo, l'avv. Massarani, che mi rispose: "Nella mia vita non ho mai fatto nulla di male, perché dovrei fuggire?". Riuscii invece a far partire un gruppo di ebrei che alloggiavano all'albergo "Nazionale" di Baveno, e li munii di carte annonarie con nomi falsi ». Il giorno dopo cercò anche di far fuggire la signora Serman, ma non arrivò in tempo: « Avevo saputo — dice — alla prefettura di Novara, attraverso l'interprete del maggiore Baecker, che era arrivata una circolare da Berlino: arrestare tutti gli ebrei, uomini, donne, bambini e ammalati compresi ». Così fu arrestata anche la signorina Garoglio, all'albergo «Svizzero» di Baveno. Dice Pietro Columella. « Come possono affermare di avermi visto armato? Non ho mai posseduto né impugnato una pistola. Le uniche che ho visto le aveva caricate nel bagagliaio della mia auto un partigiano amico di mio figlio: un pacco, mi aveva pregato di portarlo a Milano dicendo che si trattava di una fisarmonica. Ci accorgemmo che erano armi dopo aver superato un posto di blocco tedesco: e per poco al mio autista non venne un infarto. Ho fatto del lasciapassare per consentire ai giovani renitenti alla leva di scappare: altro che collaborazionista ». Perché non è andato a de¬ n porre in Germania o identificare gli imputati? Risponde: « Avevo già visto le loro fotografie senza poterli riconoscere: i miei occhi sono molto deboli, sono vecchio e ho avuto un infarto. Per tre volte il giudice italiano mi ha interrogato e ho cercato di collaborare in ogni modo, indicando numerosi testi, più giovani, che avevano conosciuto bene gli ufficiali tedeschi. Ma è difficile, ora, riconoscere un uomo che si è visto in divisa e venticinque anni più giovane ». Giorgio Martinat ì Pietro Columella, l'ex podestà di Baveno che sarà interrogato a Milano (Telef.)