Non è facile sistemine i profughi a Nichelino di Giorgio Lunt

Non è facile sistemine i profughi a Nichelino Non è facile sistemine i profughi a Nichelino Abbiamo consegnato al sindaco 700 mila lire - Altre 300 mila a Beinasco (Nostro servizio particolare) Nichelino, 10 febbraio. Uno dei Comuni della « cintura » torinese dove il problema dell'assistenza ai profughi dalla Sicilia è più difficile da risolvere è Nichelino. Nel 1961 la popolazione stabile si aggirava sulle 14 mila unità, oggi è salita a 36.200. Il fenomeno è dovuto in massima parte agli immigrati, che hanno saturato la disponibilità degli alloggi e dei posti di lavoro. L'afflusso di 42 famiglie dalle zone terremotate — per un totale di 138 persone — ha messo le autorità di fronte ad una situazione delicata. Edifici da adibire a « centro di raccolta » non ne esistevano, tutti i sinistrati hanno dovuto « arrangiarsi » presso parenti o compaesani Sistemazioni di fortuna, che cominciano a pesare su chi l'ha offerta e su chi ne beneficia. C'è una disperata ricerca di alloggi sfitti, pochi sono riusciti a procurarsene uno malgrado l'appoggio concreto del Municipio e degli altri enti assistenziali. Qualche capo-famiglia è stato possibile inserirlo nella vita produttiva, gli altri sono ancora a carico del Comune Il sindaco, Angelo Prato, ha chiesto a « La Stampa » un contributo per alleviare il disagio degli esuli da Alcamo, Poggioreale, Gibellina e altri centri colpiti o sfiorati dal terremoto. Gli abbiamo consegnato 700 mila lire a nome dei nostri lettori. Anche il sindaco di Beinasco, Giovanni Ferrerò, ha pregato « La Stampa » di dargli una mano per l'assi stenza alla decina di famiglie siciliane rifugiatesi in quel Comune dopo il terremoto, e che comprendono circa 50 persone. Tre nuclei sono ospitati nell 'ex-caserma dei carabinieri, gli altri risiedono presso parenti nel capoluogo o nelle frazioni di Borgaretto e Beinasco. Ogni capo-famiglia (o uno dei membri) ha già trovato lavoro nelle industrie della zona. Il Comune provvede ai « buoni » per l'acquisto di vi veri, ha fornito materassi e brande nuovi, coperte e sup pellettili di prima necessità. Dato il numero relativamen te esiguo di profughi e il loro inserimento nell'attività produttiva, il nostro contributo di 300 mila lire è stato suddiviso — su consiglio del lo stesso sindaco — in somme di denaro. Ai nuclei oiù numerosi, quelli che vivono nell'ex-caserma dei carabinieri, abbiamo consegnato direttamente l'aiuto dei nostri let¬ tori. Domenico Ciaccio, 32 anni, a Camporeale faceva il muratore. Ha perduto la casa, è riparato al Nord con la moglie, il figlio di 18 mesi, la madre e la sorella. Calogero Occhipinti, 42 anni, anch'egli di Camporeale, era un bracciante agricolo. E' scappato dall'isola con la moglie e i due figli, di 17 e 10 anni. Nel « cammino della speranza » lo ha seguito il cognato Salvatore Ciaccio, 32 anni (anche lui bracciante agricolo) con la madre settantaduenne e la sorella di 41 anni, nubile. A ciascuno dei tre capi-famiglia profughi abbiamo consegnato 50 mila lire La ripartizione delle altre 150 mila lire sarà effettuata dal sindaco, in base al componenti dei nuclei che risiedono nel territorio del Comune. Giorgio Lunt

Persone citate: Angelo Prato, Calogero Occhipinti, Domenico Ciaccio, Giovanni Ferrerò, Salvatore Ciaccio