Una torinese processata per calunnia ai danni di un cancelliere di Strambino

Una torinese processata per calunnia ai danni di un cancelliere di Strambino SFRATTATA, AVEVA DECISO DI VENDICARSI Una torinese processata per calunnia ai danni di un cancelliere di Strambino L'imputata, sessantaduenne, incolpò il funzionario di corruzione, falso, tentata estorsione Lanciò accuse anche contro un magistrato di Ivrea - Il dibattito proseguirà il 26 febbraio Si è svolta ieri al tribunale di Torino la seconda udienza del processo per calunnia contro Marietta Milanese, di 62 anni, abitante in via Bei- lezia 25. La donna, con un serie di reati: corruzione, fai esposto indirizzato alla Procura Generale il 21 dicembre1964, incolpò Davide Cenacancelliere presso la preturadi Strambino, di una lunga so in atto pubblico, rivelazione di segreti d'ufficio, ten tata estorsione e calunnia, Inoltre insinuò che il dottor susuratoFrancesco Pulcini, Sostituto | poProcuratore della Repubblica j pavieddefidlirbeceveprralizdilachSptocedi Ivrea, avrebbe tentato, su suggerimento del Cena, di incriminarla per un furto non commesso. Nel corso dell'inchiesta le accuse1 si ritorsero contro la donna, che fu appunto rinviata a giudizio per calunnia nei confronti del magistrato di Ivrea e del cancelliere di Strambino. In particolare, durante la prima udienza, è emerso che il dott. Pulcini non ebbe mai rapporti, nemmeno per ragioni di ufficio, con il Cena, che conosceva appena. La stessa Milanese, difesa dagli avv. Aitara e Bonati, ha lasciato intendere che l'episodio riguardante il magistrato era sorto soltanto da un suo « pensierino »; la donna ha invece insistito nelle accuse contro il cancelliere. Dall'interrogatorio è risultato che, nell'imminenza delle elezioni politiche del 1963, la Milanese ed il suo pensionante, Antonio Valentino, presero contatto con Davide Cena e gli procurarono una candidatura nella lista del partito monarchico. Il Valentino, per alcuni mesi, rimase a disposizione del cancelliere, che teneva i suoi comizi specialmente nel Canavese. Dal Cena, in quel periodo, la Milanese e il Valentino ebbero in affitto un alloggio, in via Guastalla 12, a Torino, per 1400 lire al mese. Il favore, secondo l'imputata, doveva in un certo senso compensare l'attività svolta dalla coppia nella campagna elettorale del cancelliere. Ma quest'ultimo ha sempre smentito tali accordi: « Cedetti temporaneamente il mio alloggio alla Milanese e al Valentino, perché erano sfratta- i ti. E l'affitto era di 10 mila lire al inese, già assai vantag gìoso. Dopo le elezioni, quando, per riavere il mìo appartamento, fui costretto a rivaigermi all'autorità giudiziaria, la donna, per vendicarsi, mi calunniò ». L'imputata ha replicato: IIIFi(Dlazisadiè toscfre grnifonofevamlel'adaertehatrroco« Il Cena ci confidò di aver j Alguadagnalo dei soldi accele- \ rondo le pratiche giudiziarie che procurando libertà provvi- \ scsorie. Inoltre ci mostrò dei ì tufascicoli e delle armi seque- chstrale. Si serviva, come « ga- chloppini », di due pregiudica- roti. Uno era ricercato e il con- j chcelliere gli procurò documen- | ti falsi ». | peIl Valentino ha confermato | o le gravi dichiarazioni della co sua ex padrona di casa. Ieri, su richiesta degli avv. Altara e Bonati, è stato richiamato per un supplemento di de- posizione. Ha riferito alcuni particolari sulla pretesa attività illecita svolta dal Cena ed ha detto, tra l'altro: « Uno dei due "galoppini" mi confidò di aver versato 300 mila lire al cancelliere per una libertà provvisoria. Anzi, precedentemente, il Fornelli era venuto da me per averle In prestito, lasciandomi in garanzia oggetti d'oro e polizze ». A questo punto gli avvocati difensori hanno insistito per la citazione del « galoppino », che sarebbe detenuto a La Spezia. Il tribunale ha accolto l'istanza, rinviando il processo al 26 febbraio. S- a Il teste Antonio Valentino cancelliere

Luoghi citati: Ivrea, La Spezia, Strambino, Torino