Per Siqueiros la pittura è polemica e attivo strumento di lotta sociale di Luciano Curino

Per Siqueiros la pittura è polemica e attivo strumento di lotta sociale ULTIMO DEI GRANDI ARTISTI "MURALES,, MESSICANI Per Siqueiros la pittura è polemica e attivo strumento di lotta sociale Come Diego Rivera, combatté con Zapata e Pancho Villa prima di aderire al partito comunista - Solo nei molti anni trascorsi in carcere si è rassegnato alla « pittura di cavalletto » ; predilige l'arte « monumentale », le grandi composizioni di battaglia « destinate al popolo » - Tentò di uccidere Trotzky, rimpiange di non aver potuto « partecipare all'esecuzione di quel traditore » ; ancora pochi giorni fa, a Cuba, è stato preso a calci da una francese trotzkista - Ora sta preparando un'immensa pittura-scultura, che rappresenta l'urlo di tutti i perseguitati ed oppressi (Dal nostro Inviato speciale) Cuernavaca, febbraio. Dipingevano con una rivoltella a portata di mano, perché l modelli erano polemici, rissosi, minacciavano di sfregiare le opere e di attentare agli artisti. Accadeva cìnquant'anni fa: si era appena conclusa la fase armata della Rivoluzione, i pittori avevano combattuto nelle file zapatiste o villiste, con Carranza od Obregon, ora intendevano continuare la rivoluzione con la loro pittura mostrando miserie, fustigando carnefici, esaltando l'epopea dell'uomo e del popolo messicano. « Ma questo non volevamo dipingerlo su tele che avremmo venduto, anche bene, a qualche capitalista — mi dice Siqueiros. — Volevamo invece rappresentarlo sui muri, là dove passa la folla, sulle pareti degli edifici pubblici. Meglio ancora, nella strada perché il nostro lavoro appartenesse anche ai più poveri e agli analfabeti ». Siqueiros, Orozeo, Rivera erano alla ricerca di muri sempre più vasti da riempire di personaggi tragici, di eroi e di aguzzini. Indossavano la tuta, erigevano impalcature, erano pagati come imbianchini ed erano armati. Diceva un artista azteco: « Io dipingo i colori dei fiori avendo un dio nel cuore ». Il dio dei pittori « murales » era un popolo misero e da secoli frustrato. L'opera di José Clemente Orozco è un grande lamento storico. Nei dipinti, strazianti e cupi, si ritrovano la prostituta, la donna-soldato, la Conquista, l'Indipendenza, il misticismo e la dittatura, la chiesa e la trincea, le classi sociali e l'« uomo che cerca la verità ». Diego Rivera proclamava: « Noi ripudiamo la cosiddetta pittura di cavalletto e tutta quell'arte (aristocratica) dei circoli intellettuali, rendiamo invece onore all'arte monumentale perché appartiene al popolo ». Dipinse la vita semplice degli aztechi e la loro splendida capitale, la brutalità dei conquistadores, t poliziotti che cacciano i poveracci dall'Alameda — il bel parco di Città del Messico — ì generali della rivoluzione, Francisco Madera e Carlo Marx. Orozco è morto nel '49 e Rivera nel '57. Dei tre grandi « murales.» resta David Alfaro Siqueiros, che ha 72 anni, è possente energico e cordiale. E' stato comandante di Obregon nella Rivoluzione e colonnello comandante di una brigata repubblicana nella guerra di Spagna. Comunista, è stato parecchie volte in esilio e in carcere. « Non so — mi dice — quanti anni ho passato in prigione. Ho perso il conto ». L'ultima volta c'è stato per quattro annidai 1960 al '64. Adesso è nella sua bella villa di Cuernavaca, la più felice città del Messico e dove «è sempre primavera e sempre domenica ». Cuernavaca vanta dì avere, in proporzione, più piscine di ogni altra città del mondo. Sto appunto parlando con Siqueiros presso la sua piscina, all'ombra di una magnolia. Il pittore fa portare whisky. « E' l'unico veleno che non faccia male », dica. E' appena ritornato dal Congresso internazionale della Cultura tenuto a Cuba. Là ha criticato « la pittura di cavalletto, la scuola di Parigi e il formalismo europeo »; ha detto che gli artisti devono invece produrre opere « umane e sociali ». In una strada dell'Avana è stato aggredito da una dozzina di giovani congressisti francesi. tt Siqueiros — domando — è vero che lè hanno gridato " assassino " e che lei rispondeva loro "vìva il partito "? ». « E' vero. E loro gridavano anche i nomi di Trotzky e di Breton ». « Eppure, lei è stato amico di Breton ». « Sì, finché non ci separammo per divergenze ideologiche. Era trotzkista ». Lo erano anche i giovani che lo hanno aggredito all'Avana, e Siqueiros voleva battersi, solo contro tutti loro, ma è arrivata la polizia a separarli, comunque una ragazza è riuscita a dare un calcio a Siqueiros. Calcio in spagnolo si dice puntapié. Ora il pittore ricorda con un sorriso: « E' stato un grazioso puntapié tiratomi da una muchaca trotzkista ». E' galante: è la sola volta che parla con indulgenza dei trotzkisti che detesta e che lo detestano. Tento una difficile domanda: «Nel 1940, lei e Trotzky... ». Mi ferma con un gesto della mano: « Attenzione: Trotzky è stato assassinato da Mornard ». Ma non dice questo con il tono di difendersi da un sospetto, ha invece un veld di amarezza nella voce e sembra rimpiangere un'occasione perduta. Un'altra volta Siqueiros ha affermato: « Sarà forse il rimpianto della mia vita non aver partecipato all'esecuzione di quel traditore. Ma in quei giorni ero di nuovo in prigione ». Era in carcere per avere attentato a Trotzky. Una notte di primavera aveva guidato una ventina di altri reduci dalla Spagna all'assalto della villa del capo deviazionista, protetta da sentinelle con mitragliatrici nel quartiere di Coyoacan, alla periferia di Città del Messico. C'era stata battaglia, gli assalitori erano riusciti ad arrivare sotto le finestre e avevano sparato centinaia di colpi, ma Trotzky si era salvato rifugiandosi sotto il letto. « Ero stato riconosciuto e dovetti fuggire sulla Sierra Madre — racconta Siqueiros. — Mi scoprirono e mi arrestarono. In agosto' ero in prigione e fu in quei giorni che Mornard... ». Aggiunge: « In quegli anni, uccidere Trotzky o uccidere Stalin voleva dire cambiare la storia del mondo ». Quella volta non restò molto in carcere. Il presidente della Repubblica Camacho lo mandò a chiamare: « Siqueiros, si ricorda di me? Durante la Rivoluzione ero un- giovane ufficiale e una notte, alla vigilia della battaglia di Aguascalientes, lei mi ha sfamato e mi ha dato un letto. Voglio sdebitarmi. Ecco tre biglietti d'aereo pei il Cile. Parta con sua moglie e sua figlia: qui lei non è più sicuro, soprattutto fuori di prigione ». Carcere, esilio, ancora carcere. Tribolazione e sofferenze non lo hanno piegato, ma nemmeno inasprito. Ora gli anni difficili sembrano finiti, tutt'al più c'è un « grazioso puntapié di una muchaca trotzkista ». Siqueiros gode l'eterna primavera di Cuernavaca, beve un «veleno che non fa male», riceve amici, corre a cercare la moglie Angelica se non la vede da cinque minuti. E lavora alla sua più grande opera. Una pittura-scultura di 4500 metri quadrati, che fascerà le pareti e il soffitto dell'auditorium della capitale. E' intitolata « La marcia dell'umanità ». Nasce in uno studio che è anche officina: quattro operai tagliano — secondo il disegno dell'artista — lamiere, forgiano e martellano, saldano e avvitano. Poi Siqueiros colora. I soggetti più tragici alimentano questo lavoro. Donne in fuga con i figli, uomini calpestati dai cavalli, bimbi mutilati; alto cinque metri e in rilievo è il corpo di un negro linciato. Ovunque occhi atterriti, bocche spalancate per gridare: sembra dì sentire l'immenso urto di tutti i perseguitati e oppressi di ogni epoca e di tutto il mondo. La pittura riflette il temperamento appassionato dell'artista: grandi volumi, ampie proporzioni, colori forti, tesi ideologiche espresse con energia. Lasciamo lo studio-officina ed entriamo in casa. Vedo un « olio » — un Cristo — quadro di straordinaria efficacia e domando di chi è. « Mio » risponde Siqueiros. « Ma è pittura da cavalletto ,» dico. « Lo è. Ma cos'altro potevo fare in tutti quegli anni di carcere? ». Ecco qual è stata la sua vera condanna: in una cella, un cavalletto e una tela di centimetri 40 per 60, mentre lui voleva muri lunghi venti metri. Luciano Curino Il pittore messicano Siqueiros fotografato nella sua casa davanti al ritratto della moglie da lui dipinto