Kiesinger, uomo tranquillo e sicuro si fa perdonare molte contraddizioni di Vittorio Gorresio

Kiesinger, uomo tranquillo e sicuro si fa perdonare molte contraddizioni IL CANCELLIERE TEDESCO CHE E' SUCCEDUTO AD ERHARD Kiesinger, uomo tranquillo e sicuro si fa perdonare molte contraddizioni E' convinto che tutti i problemi dell'Europa si riducano ai rapporti tra Germania e Francia - Considera Parigi la miglior partner di Bonn, anche se c"è dissenso nei principali punti di politica estera - Sua madre era cattolica; suo padre è protestante, ha 91 anni, e continua a meravigliarsi del successo del figlio - « Era un ragazzo, dice, come gli altri » - Lo avrebbe voluto maestro elementare, mentre Kurt Kiesinger sognava di fare lo scrittore - Studiò filosofia, insegnò in scuole private, divenne consulente del ministero nazista per le Informazioni radiofoniche Tanto poco era il suo zelo che fu denunciato per sabotaggio e, dopo la guerra, gli americani Io prosciolsero da ogni accusa di collaborazionismo Roma, 5 febbraio. Nel corso delle sue recenti giornate romane, il cancelliere federale tedesco, Kurt Georg Kiesinger, ha notevolmente impressionato gli ospiti e interlocutori italiani. Confidenzialmente, il nostro presidente del Consiglio on. Moro ha detto di essere rimasto colpito dalla sua personalità, che è forte, e che secondo Moro fa pensare a quella di Johnson, perché immediatamente si impone incutendo rispetto, se non proprio soggezione, con una certa tranquilla sicurezza che fa accettare anche le contraddizioni e perdonare i controsensi. Infatti Kiesinger è un uomo di logica molto semplice, politicamente elementare, il quale vede, per esempio, le questioni d'Europa a senso unico, fisso nell'opinione che l'Europa di non altro consista che del rapporto tra la Francia e la Germania, che quando è buono è garanzia della salute del continente, e che quando peggiora lo condanna o lo espone a rischi ed a perìcoli mortali. Per la Germania, secondo Kiesinger, la Francia è un partner privilegiato, di obbligo stretto, un partner di eccezione che può anche permettersi di dissentire dalla Germania su tutti i punti di ogni problema (sulla frontiera dell'Oder-Neisse, sulla Nato, sulla funzione degli Stati Uniti in Europa, sull'ingresso dell'Inghilterra nel Mec) senza per questo perdere il diritto al trattamento della nazione più favorita. Se gli contestassero la contraddizione, o almeno la singolarità insita in un concetto di questo genere, il Cancelliere se ne meraviglierebbe come per una mancanza di intelligenza e di acutezza nei suoi critici. Vale per lui la convinzione che il disaccordo fra amici non diminuisce la saldezza né soprattutto il pregio dell'amicizia, che è un valore assoluto da preservare a qualunque costo. Egli difatti conta di restare amico dell'Italia, del Benelux e dell'Inghilterra, nonostante che sia personalmente un tiepi¬ do assertore dell'ammissione di Londra nel Mec. Pensa che in nome di un'amicizia pregiudiziale — un poco astratta — gli Stati Uniti debbano vedere di buon occhio l'indulgenza per De Gaulle, e probabilmente si stupisce che le amichevoli aperture della Germania verso l'Est europeo siano considerate in contrasto col mantenimento delle sue rivendicazioni territoriali oltre il confine dell'Oder-Neisse. Ma Kiesinger è uno svevo, e degli svevi possiede le tradizionali caratteristiche che sono, appunto, contraddittorie. Essi difatti avrebbero, insieme, tolleranza e caparbietà, la sicurezza degli individui autosufficienti ma pure le curiosità di chi ha interessi numerosi, varii ed aperti. Non deve essere uomo di carattere facile, per quanto cortesissimo e curante in sommo grado delle forme: dicono i suoi collaboratori che pretende molto e che è anche impaziente. E' un ostinato, ma è gioviale, e nonostante la tenacia inesorabile che pone a lavo- rare, gli riesce facile rilassarsi e distendersi. E' difficile dire se in lui prevalga l'istinto intuitivo o il calcolo pragmatico: c'è quindi chi lo vede un idealista e chi lo trova tutto realismo. Si diverte egli stesso, d'altra parte, a sviare i giudizi sul pròprio conto ed a confondere le interpretazioni, col dichiarare, in fatto di religione per esempio: « Io sono un protestante-cattolico o, se preferite, un cattolico-protestante ». Cattolica era sua madre, Dominika Grìmm, di famiglia contadina, che morì pochi mesi dopo il parto. Di fede prete stante, invece, il padre, Christian, un semplice operaio che diventò ragioniere amministratore di i una piccola fabbrica tessile di Ebingen, nel Baden-Wurttemberg. E' vivo ancora, novantunenne, e continua a stupirsi del successo politico di suo figlio Kurt Georg: « Era un ragazzo come tutti gli altri », dice il vecchio attingendo ai suoi ricordi. Lo aveva comunque allevato a qualche ambizione: sperava che diventasse almeno un insegnante elementare, se non di scuola media. Lui, invece, aspirava ad essere scrittore, e ci fu un tempo che pubblicava poesie su un giornaletto locale, piccoli peccati giovanili scusabili. Più seriamente, studiò a Tubinga storia e filosofla sognando di diventare un giorno professore universitario. Poi si ridusse all'insegnamento privato, a ventinove anni, saliti i nazisti al potere nel 1933. Su una cattedra pubblica sarebbe stato costretto a professare ideologie politiche e razziali che non erano le sue, anche se per campare si era dovuto iscrivere al partito. Consulente del ministero degli Esteri per le informazioni radiofoniche, si dimostrò tanto poco zelante in fatto di propaganda antisemita da venir denunciato per sabotaggio, e quando fu il momento dell'epurazione, dopo la guerra, gli americani lo prosciolsero con formula piena a conclusione di una inchiesta durata diciotto mesi: « Si oppose attivamente e con efficacia al regime nazista ». Avendo conservato le mani pulite, si trovò con le carte in regola per far politica in regime di democrazia. Deputato democristiano, presidente della Commissione affari esteri del Bundestag, presidente del Consiglio del Baden-Wùrttemberg, arrivò finalmente a succedere ad Erhard come Cancelliere federale il 1" dicembre 1966, e diede vita all'attuale governo di « grosse Koalitìon » fra democristiani e socialdemocratici, un centro-sinistra tedesco che raccoglie i più bei nomi dei due partiti maggiori: « Il mio è un governo che alcuni dicono formato da uomini capaci, altri da uomini capaci di tutto », dice ridendo il Cancelliere che qualche volta si abbandona a piacevolezze. Non scherza, invece, quando parla di cultura addentrandosi nel mondo delle idee. « Die Ideen des Ganzen » (approssimativamente: le idee del tutto) è il titolo di un suo libro di meditazioni al quale tiene molto e in cui prende a partito tutti i pensatori della storia umana: « Dove ci troviamo? Dove "ci conduce il nostro mondo? Che cosa possiamo e dobbiamo fare per indirizzare il progresso su un binario che sia di ausilio all'uomo, al rapporto umano, all'umanità? ». Gli è accaduto una volta di esplorare questi temi parlando ai soldati di un reggimento di artiglieria nel cortile di una caserma di Stoccarda. Era vigilia di elezioni, e per trattare di politica egli prese le mosse da Platone soffermandosi poi su Jacob Burckhardt. Citati quindi, nell'ordine, Paul Valéry, Aléxis de Tocqueville, Max Weber, Huxley, Kant, Heidegger, Toynbee e Bertrand Russell, risalì nuovamente a Platone concludendo alla fine con Tcilhard de Chardin. Questa passione per la cui tura non si esaurisce tuttavia nell'esibizionismo. Da buon tedesco, Kiesinger si modella su un ideale filosofico e storico, la « Sehnsucht » che fu propria dei rivoluzionari del 1848 in Germania, e mira ad una integrazione fra pensiero e attività, fra spirito e potere. Così egli intende sublimare nella politica di un cancelliere tedesco le doti che si attribuiscono generalmente agli statisti francesi ed inglesi, rispettivamente considerati razionalisti e pragmatici. A Stoccarda, difatti, quando era presidente del Consiglio del Land nativo Baden-Wurttemberg, in primissimo luogo si occupò di varare una riforma scolastica che adeguasse l'istruzione e l'insegnamento, dalle classi elementari all'università, ai problemi del nostro tempo. Fondatore di nuovi atenei a Costanza e a Ulm, quelli che hanno riportato la Germania all'avanguardia degli studi umanistici e medici in Europa, Kiesinger fece raddoppiare in quattro anni gli stanziamenti per la pubblica istruzione nel bilancio del Land. In questo modo si prefiggeva di « sprovincializzare la Germania », incominciando giustamente dalla propria provincia, dove ammetteva di sentirsi un poco chiuso e limitato, i primi tempi. Ma usciva spesso da Stoccarda, andando all'estero, a Parigi, negli Stati Uniti, in Sud America, in Africa, nell'India e nel Giappone, viaggi che si sarebbero detti sproporzionati per un uomo politico regionale, come allora egli era. Tuttavia, a norma degli statuti dei Laender, non è a questi precluso un qualche interessamento in materia di politica internazionale, e infatti Kiesinger viaggiava per il mondo come rappresentante della regione, il Baden-Wurttemberg, che vanta la maggiore esportazione industriale tedesca, e ne coglieva l'occasione per fondare all'estero — in Tunisia ed in India, per esempio — centri tedeschi d'istruzione professionale e integrazione del programma di aiuti politico-economico-culturali ai cosiddetti paesi in via di sviluppo. E' come dire che la cultura non è per Kiesinger qualcosa di accademicamente disinteressato, ma è vista e favorita come strumento dell' espansione tedesca. E' il migliore strumento, dice Kiesinger, perché non turba la pace, ed anzi favorisce l'amicizia fra i popoli. Infatti una Germania competente e sorridente che produca ed insegni, venda ed ammaestri, se per ì tedeschi è una legittima ambizione edificante è un bel sogno gradito anche per il resto del mondo. Vittorio Gorresio